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MONDO

Dopo 13 anni e 35 vittime

Missione ISAF in Afghanistan, il giorno dell'addio: un Paese in ginocchio e ancora senza governo

L'Italia partecipa dal 2003 e solo per la proroga da luglio a oggi ha speso 180 milioni di euro. Oggi la cerimonia di addio al quartier generale, poi da gennaio rimarrà solo un contingente a sostegno dell'esercito afghano.

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Afghanistan
E' il giorno dell'addio per la International Security Assistance Force. Meglio nota come ISAF, oggi la missione lascia ufficialmente l'Afghanistan.

La cerimonia di addio
"Per l'Afghanistan comincia una nuova fase in cui la Nato e le forze di sicurezza afghane (Ansf) lavoreranno insieme per un futuro migliore". Lo ha dichiarato oggi il comandante dell'ISAF, il generale John Campbell, durante una cerimonia a Kabul per segnare la fine della missione dopo 13 anni. 

Il ruolo dell'Italia: ultima tranche da 180 milioni di euro
Partiamo dai soldi: la proroga da luglio al 31 dicembre (di ISAF ed EUOPOL) è costata all'Italia 185.082.639 euro. I numeri. 1.411 soldati, dislocati principalmente nella base di Herat e per il resto a Kabul. 

Un altro Iraq?
Nel 2011 il disimpegno delle forze internazionali in Iraq ha lasciato il Paese nel disastro. Uno scenario che si teme anche in Afghanistan: dopo 13 anni di guerra e guerriglia talebana mai finita e che anzi, ad ogni attentato si rinasce più forte dalle sue ceneri e vittime, è in preda ad una crisi economia e ad una forte instabilità politica perchè da tre mesi non ha ancora un governo. E il quadro umanitario è tragico: le vittime civili, calcola l'ONU, sono aumentate del 19% nel 2014, raggiungendo quota 10 mila in novembre (per la maggior parte per mano talebana), mentre quelle tra gli uomini della polizia e dell'esercito sono state 4.600. 

13 anni di ISAF, che Paese è oggi l'Afghanistan?
Che Paese si lascia alle spalle ISAF, la missione costituita nel 2001 dal Consiglio di Sicurezza dell'ONU per sorvegliare Kabul e proteggere il suo fragile governo, quello di Hamid Karzai? L'Afghanistan di fine 2014 non ha un esecutivo da tre mesi e dalla Camera Bassa del Parlamento (la Wolesi Jirga) si minaccia l'impeachment per il nuovo presidente Ashraf Ghani e il premier Abdullah Abdullah perchè non hanno ancora sottoposto al vaglio dell'organismo legislativo il nuovo governo di unità nazionale. Tre mesi fa Ghani aveva promesso che in 45 giorni avrebbe reso pubblica la lista dei nuovi ministri, una promessa vana dato che non è mai riuscito a mettersi d'accordo con l'ex rivale alle presidenziali Abdullah. E mentre la politica vacilla nel suo ruolo, l'economia va peggio: devastato dalla guerra, la crisi non sembra vedere la fine. 

La missione ISAF: obiettivi e fallimenti
Nata nel 2001 (ma l'Italia ne fa parte dal 2003), vede l'anno di maggiore impegno impegno sul campo un decennio dopo, nel 2011: 130 mila militari da 50 Paesi di tutto il mondo. A 13 anni di distanza conta 3.485 soldati morti sul campo. Il suo compito è stato quello di assistere il governo afghano nel mantenimento della sicurezza a Kabul e in tutto l'Afghanistan, favorire lo sviluppo delle strutture di governo, estendere il controllo del governo su tutto il Paese, supportare gli sforzi umanitari, di risanamento e di ricostruzione dell'Afghanistan, contribuendo ad assicurare il necessario quadro di sicurezza agli aiuti civili apprestati dall'Unione Europea e dagli organismi internazionali.

Dopo ISAF: "Sostegno risoluto"
Dal 1 gennaio prenderà il via la missione Sostegno Risoluto (Resolute Support), sempre della Nato, per la formazione dell'esercito afghano: nel Paese resteranno 12.500 uomini che affiancheranno i 350 militari delle forze nazionali nel mettere un argine ai talebani. Per il post 2014, resta quindi da definire sotto il profilo sia operativo (training e mentoring, principalmente) sia finanziario del supporto all'esercito afghano e da mettere a punto i dettagli della della Enduring Partnership fra NATO e Afghanistan.