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ITALIA

Per l'omicidio assolti Raffaele Sollecito e Amanda Knox

Rudy Guede: l'unico condannato per la morte di Meredith Kercher verso la libertà

La notte tra il 1 e il 2 novembre del 2007 a Perugia si consuma un omicidio efferato. La vittima Meredith Kercher, 21 anni

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E' attesa, tra domani e dopodomani,  la decisione del magistrato di sorveglianza sulla richiesta di Rudy Guede, unico condannato per l'omicidio di Meredith Kercher, di ottenere altri 45 giorni di sconto sul fine pena previsto al 4 gennaio 2022.Lo conferma il suo avvocato, Fabrizio Ballarini. Se l'istanza dovesse essere accettata tornerebbe subito libero in quanto il termine verrebbe posticipato al 20 novembre e sarebbe quindi già trascorso. ''E' una procedura  standard ordinaria prevista dalla legge sull'ordinamento  penitenziario'' spiega l'avvocato. Guede al  momento è in affidamento in prova ai servizi sociali. e ha già ottenuto mille e 100 giorni di sconto di pena sui 16 anni di reclusione che gli sono stati inflitti con il rito abbreviato.

L'omicidio Kercher



La notte tra il 1 e il 2 novembre 2007  a Perugia, in via della Pergola, si consuma un omicidio efferato. Viene assassinata  Meredith Kercher, ha 21 anni,  originaria di Southwark nel Regno Unito e studente all’Università per stranieri del capoluogo umbro. Il suo cadavere viene rinvenuto nella camera da letto in una pozza di sangue e i primi su cui puntano le indagini sono una delle coinquiline di Meredith, Amanda Knox, ed il fidanzato, Raffaele Sollecito. Ultimo a comparire sulla scena, ma l’unico mai ad uscirne, è Rudy Guede.

I tre saranno processati con l’accusa di concorso in omicidio e, l’ultimo, anche per il reato di violenza sessuale. Dopo una lunga e complicata vicenda giudiziaria caratterizzata da perizie e consulenze, Amanda e Raffaele verranno assolti in applicazione del principio dell’oltre ragionevole dubbio. Guede, invece, dopo la scelta dell’abbreviato, sarà condannato ad anni 16 di reclusione per i reati di violenza sessuale e concorso in omicidio con ignoti. Per molti però esiste anche un quarto protagonista: l'indagine. Questo ha rilevato la Corte di Cassazione sul caso di Mederedith Kercher, la studentessa uccisa a Perugia nella notte del 1 novembre 2007. Nelle motivazioni della sentenza  della Corte di Cassazione, che ha visto l’assoluzione di Amanda Knox e Raffaele Sollecito, accusati dell’omicidio, i giudici scrivono, nella sentenza 36080 di 52 pagine, che manca un insieme probatorio con evidenza oltre il ragionevole dubbio. Tutto sbagliato fin dall’inizio sembrano voler intendere. L’iter è stato "obiettivamente ondivago, le cui oscillazioni sono, però, la risultante anche di clamorose defaillance o amnesie investigative e di colpevoli omissioni di attività di indagine".  La conclusione è che se non ci fossero state queste defaillance e omissioni le indagini avrebbero "con ogni probabilità, consentito, sin da subito, di delineare un quadro, se non di certezza, quanto meno di tranquillante affidabilità, nella prospettiva vuoi della colpevolezza vuoi dell'estraneità" dei due ex fidanzati. 



Meredith è morta in conseguenza di un doppio meccanismo asfittico ed emorragico. Il suo cadavere riportava 47 ferite e la frattura dell’osso ioide, tra mento e laringe. Intorno a naso e bocca sono state riscontrate numerose ecchimosi, provocate verosimilmente nel tentativo di tapparle la bocca per impedirle di urlare. Ecchimosi e ferite più blande sono state rinvenute anche sulle braccia, sulle mani, sull' addome e sulle gambe. Tali lesioni da minaccia e da difesa, indicano verosimilmente che Meredith si è opposta con tutte le sue forze per non andare incontro alla tragica fine. Il colpo letale le è stato inferto sul lato sinistro del collo, ove è stata rinvenuta una ferita lunga 8 cm che ha determinato l’accumularsi del sangue nelle vie aeree e le ha così impedito di respirare. In termini concreti, la ragazza inglese è morta annegata nel suo stesso sangue.Il corpo di Meredith fu coperto sommariamente con un piumone. Per chi fa profiling, tale comportamento è un chiaro indicatore del fatto che vittima e carnefice si conoscessero.

“The truth is, I’m unsure about the truth” (La verità è che non sono certa della verità) è una delle frasi più inquietanti scritte da Amanda Knox nel memoriale redatto il 6 novembre nella solitudine della Questura. Dopo aver scoperto che Raffaele aveva dichiarato di aver mentito e che, in realtà, la ragazza non aveva trascorso con lui tutta la sera dell’omicidio, Amanda descrive incredibilmente quanto sarebbe accaduto nella villetta di Via della Pergola. E lo fa collocandosi sulla scena del crimine insieme a Patrick Lumumba, proprietario del bar dove Amanda lavorava.

[…] “Non ricordo precisamente se Meredith fosse già in casa, quello che posso dire è che Patrick e Meredith si sono appartati nella camera di Meredith, mentre io mi pare sono rimasta nella cucina". Nega però di essere lei l’esecutrice dell’omicidio. […] "Posso solo dire che a un certo punto ho sentito delle grida di Meredith ed io spaventata mi sono tappata le orecchie. Non sono sicura se fosse presente anche Raffaele quella sera ma ricordo bene di essermi svegliata a casa sua”. Le pesanti accuse a carico di Lumumba però non reggono perché l’uomo ha un alibi di ferro. Per quelle dichiarazioni, la Knox verrà condannata in via definitiva a tre anni di reclusione per calunnia.

Unico condannato in via definitiva per la morte di Meredith Kercher, Rudy Guede è stato arrestato in Germania poco dopo la liberazione di Patrick Lumumba. Ad incastrarlo la mano imbrattata di sangue sul cuscino di fianco al cadavere, le impronte e il suo profilo genetico dentro sul corpo di Meredith. Rudy era presente quando la ragazza inglese veniva uccisa. Ce lo dice la scienza.  È stato però l’unico a chiudere il conto con la giustizia.

Il movente e l’arma del delitto
Il movente è stato individuato inizialmente in vecchi attriti tra Meredith e Amanda. Ma l’originale tesi accusatoria è caduta in poco tempo e si è convertita nel movente di matrice sessuale. L’aggressore, verosimilmente a fronte al timore di essere denunciato dalla vittima, si sarebbe determinato nella scelta di ucciderla.
Quanto all’arma del delitto, questa, a quattordici anni di distanza, non è stata ancora ritrovata. In una prima fase era stata rintracciata in un coltello da cucina repertato a casa di Sollecito. Difatti, secondo i periti del primo processo, era stato possibile isolare sull’impugnatura dell’utensile il DNA di Amanda e sulla lama tracce di sangue di Meredith. Tale utensile, secondo i primi giudici, sarebbe stato compatibile con la ferita mortale inferta sul lato destro del collo della vittima. Il coltello sarebbe stato poi ripulito e riposto nel cassetto.
Questa ricostruzione è stata però capovolta nel processo bis. Le nuove perizie, la cui valenza è stata consacrata in Cassazione, hanno escluso che su quel coltello vi fossero profili genetici misti riconducibili a Meredith ed Amanda.

Amanda Knox
Sul caso è tornata a parlare Amanda Knox, assolta in appello insieme a Raffaele Sollecito. "Penso ci siano tutte le prove e tutti gli elementi per capire cosa sia successo quella notte e tutte portano a Rudy Guede. Non ci sono prove che ci collegano a quell'omicidio. E' il motivo per cui tutt'ora c'è la sensazione che tutta questa storia non sia chiusa del tutto", ha affermato la Knox in un'intervista a "Le l Iene" . "So che ha ucciso Meredith - ha aggiunto - e so che lui non ammette di averlo fatto e che punta il dito contro di me e Raffaele. Lui era un uomo armato contro una donna senza armi, non deve essere per forza più complicato di così".