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ECONOMIA

Indagini

Inchiesta Saipem, Scaroni intercettato al telefono: "Tangenti in Algeria"

Il Corriere della Sera pubblica una telefonata con l'allora ministro Passera. L'ex ad di Eni si riferisce ai 197 milioni pagati tra il 2007 e il 2010

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"Son pure d'accordo che siano in qualche modo delle tangenti date alla politica algerina, non sappiamo bene a chi, ma a qualche algerino". E' la frase che l'ex ad di Eni Paolo Scaroni pronuncia all'allora ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera in una telefonata intercettata il 31 gennaio 2013 nell'ambito dell'inchiesta sulle tangenti pagate da Saipem, la società di ingegneria petrolifera controllata da Eni, in Algeria in cambio di commesse. E' quanto riporta il Corriere della Sera riferendosi ai 197 milioni di euro pagati tra il 2007 ed il 2010 a una società riconducibile all'algerino Farid Bedjaoui, fiduciario di Cheklb Khelli, ministro dell'energia all'epoca dei fatti. L'indagine su Paolo Scaroni, che ha ribadito la sua estraneità alla vicenda e su altri sette manager di Eni e Saipem si è chiusa lo scorso 14 gennaio.   

I coinvolti nell'indagine
La conclusione delle indagini, condotte dalla Gdf e coordinate dai pm Fabio De Pasquale, Isidoro Palma e Giordano Baggio, oltre Scaroni riguarda anche l'ex direttore operativo di Saipem, Pietro Varone, l'ex presidente di Saipem Algeria, Tullio Orsi, l'ex direttore finanziario prima di Saipem e poi di Eni, Alessandro Bernini, l'ex presidente ed ex ad di Saipem, Pietro Tali, l'ex responsabile Eni per il Nord-Africa, Antonio Vella, Farid Noureddine Bedjaoui e Samyr Ouraied, uomo di fiducia dello stesso Bedjaoui. Per tutti il reato ipotizzato è concorso in corruzione internazionale al quale si è aggiunto, a quanto si è appreso di recente per Scaroni, Varone, Bernini, Tali, Bedjaoui e Ouraied, la dichiarazione fraudolenta dei redditi mediante altri artifici e cioè per mezzo di false fatturazioni e falso impianto contabile.