SALUTE
Sanità, tutto il bello che c'è. E quello che non funziona
Le mille contraddizioni di un sistema unico al mondo, che ci costa 110 mld in tasse e 30 per prestazioni private, l’anno. Gli scandali, le eccellenze, da nord a sud, delle 21 sanità regionali.

Per il prossimo anno saranno 111 miliardi e trecento milioni. Un miliardo e 300 in più, rispetto al 2015, ma il fondo per il Sistema Sanitario Nazionale ne perde due, rispetto alle previsioni.
Stringere la cinghia, la finanza pubblica è in affanno: ma anche, dice il Governo, spendere meglio questa massa di danaro, che spesso se ne va in macchine e strutture inutilizzate, medicina difensiva con milioni di esami inutili che servono solo a placare l’ansia di chi teme di essere malato e dei medici che non vogliono grattacapi legali. E in corruzione: sono 25 miliardi, sostiene la Fondazione Gimbe, praticamente un quarto di quello che spendiamo (con il finanziamento statale, quindi con le nostre tasse) viene mal utilizzato, sprecato.
Ed anche per questa coperta sempre più corta, sostiene il Censis che il 40% degli italiani ha rinunciato ad almeno una prestazione in un anno: tempi di attesa biblici per un esame o una diagnostica nel pubblico, ticket esosi (anche perché li paga la metà degli italiani, gli altri sono esenti per reddito o patologia), le visite e le prestazioni private che ovviamente viaggiano spedite ma costano più del triplo, e molti non se lo possono permettere.
Eppure il sistema sanitario nazionale, come è nato con la riforma del 1978 che abolì le mutue dando vita ad un sistema universalistico, è un fiore all’occhiello che il mondo ci invidia: tutte le prestazioni a chi ne abbia bisogno, almeno sulla carta.
Poi le difficoltà, le inefficienze, gli ostacoli sono mille, e ve li raccontiamo in questo focus: come però sono tanti gli esempi di buona amministrazione, da nord a sud, a cui diamo voce e spazio. La normalità non finisce sui giornali, ma è grazie a queste persone e a queste strutture che il Sistema va avanti ed ai cittadini viene garantito un diritto costituzionale, quello ad essere curati (Art. 32)
Stringere la cinghia, la finanza pubblica è in affanno: ma anche, dice il Governo, spendere meglio questa massa di danaro, che spesso se ne va in macchine e strutture inutilizzate, medicina difensiva con milioni di esami inutili che servono solo a placare l’ansia di chi teme di essere malato e dei medici che non vogliono grattacapi legali. E in corruzione: sono 25 miliardi, sostiene la Fondazione Gimbe, praticamente un quarto di quello che spendiamo (con il finanziamento statale, quindi con le nostre tasse) viene mal utilizzato, sprecato.
Ed anche per questa coperta sempre più corta, sostiene il Censis che il 40% degli italiani ha rinunciato ad almeno una prestazione in un anno: tempi di attesa biblici per un esame o una diagnostica nel pubblico, ticket esosi (anche perché li paga la metà degli italiani, gli altri sono esenti per reddito o patologia), le visite e le prestazioni private che ovviamente viaggiano spedite ma costano più del triplo, e molti non se lo possono permettere.
Eppure il sistema sanitario nazionale, come è nato con la riforma del 1978 che abolì le mutue dando vita ad un sistema universalistico, è un fiore all’occhiello che il mondo ci invidia: tutte le prestazioni a chi ne abbia bisogno, almeno sulla carta.
Poi le difficoltà, le inefficienze, gli ostacoli sono mille, e ve li raccontiamo in questo focus: come però sono tanti gli esempi di buona amministrazione, da nord a sud, a cui diamo voce e spazio. La normalità non finisce sui giornali, ma è grazie a queste persone e a queste strutture che il Sistema va avanti ed ai cittadini viene garantito un diritto costituzionale, quello ad essere curati (Art. 32)