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MONDO

Lo schiaffo del Senato a Trump: vota contro il ritiro delle truppe Usa da Siria e Afghanistan

Il discorso di Trump sullo stato dell'Unione: "Basta con stupide guerre politiche e con queste indagini ridicole e di parte. No alla vendetta e alla resistenza, bisogna scegliere la strada della grandezza". Sul Venezuela si schiera contro Maduro a fianco del popolo venezuelano

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Il Senato Usa ha approvato una legge che comprende una raccomandazione urgente rivolta al presidente Donald Trump in cui si chiede di non ritirare "precipitosamente" le truppe americane dalla Siria e dall'Afghanistan finche' i gruppi terroristi non sono definitivamente sconfitti.      Si e' trattato di un voto ampiamente "bipartisan", con 77 voti a favore contro 23 voti negativi. La misura approvata impone anche nuove sanzioni alla Siria e rafforza l'alleanza militare con Israele e con la Giordania.     I primi commenti definiscono il voto un vero e proprio schiaffo a Trump, a poche ore dal discorso sull'Stato dell'Unione.
 
Donald Trump è intervenuto  nella notte italiana per il terzo anno consecutivo davanti a Camera e Senato riuniti in seduta plenaria. Ma appare più che mai assediato. Il Senato, grazie a un gruppo di repubblicani ribelli che vota assieme ai democratici, a poche ore dal discorso sullo stato dell'Unione molla al tycoon un vero e proprio schiaffo, approvando una legge che mette la Casa Bianca in guardia dal ritiro delle truppe Usa in Siria e in Afghanistan, almeno fino a che al Qaeda e Isis non siano davvero sconfitte. Un testo che ora va al voto della  Camera a maggioranza dem. Cresce però anche la pressione della magistratura, con la procura federale di New York che assesta al presidente due nuovi colpi di quelli che fanno male: prima chiede ai vertici del comitato organizzatore dell'Inauguration Day del gennaio 2017 tutte le carte  relative agli eventi e ai partecipanti, sospettando donazioni sospette e reati come false dichiarazioni, riciclaggio, frode elettorale e fondi illegali dall'estero. Poi piomba la notizia che saranno ascoltati i responsabili della Trump Organization anch'essa sospettata di finanziamenti elettorali sospetti. Trump Organization oggi guidata dai due figli del tycoon, Donald Trump Jr. ed Eric Trump.    Facile dunque immaginare con che spirito il presidente si reca a Capitol Hill.
 
Tecnicamente è il suo secondo discorso sullo Stato dell'Unione, il più difficile, per la prima volta davanti a un Congresso diviso come il Paese dopo l'esito   di metà mandato dello scorso novembre. E un Congresso in gran parte ostile, col presidente 'anatra zoppa' inviso ai democratici che gli hanno giurato una guerra spietata e che sperano nel Russiagate, ma alle prese anche con il malumore crescente della base repubblicana, sempre più insofferente e pronta a boicottarlo se dovesse davvero proclamare l'emergenza nazionale per bypassare il Congresso sul muro.    Non facile dunque per il presidente, nella serata di massima visibilità dell'anno, raggiungere l'obiettivo del rilancio di un'immagine seriamente appannata, come dimostrano gli ultimi sondaggi.
 Trump sa che rischia di rimanere sempre più isolato e si sforza di consegnare alla nazione un messaggio di ottimismo, tracciando un bilancio positivo dei suoi due anni alla Casa Bianca a partire da una congiuntura economica da record. E rivendicando il successo della sua strategia per costringere a trattare la Cina sui dazi, e gli alleati sulle spese per la difesa e il dittatore nordcoreano Kim Jong sulla denuclearizzazione. E difende la scelta di porre fine il coinvolgimento militare Usa in Siria e Afghanistan.    Lancia quindi ai democratici un appello al rispetto reciproco, auspicando un terreno comune di confronto su questioni come la sanità o il rilancio delle infrastrutture.

"Basta con stupide guerre politiche e con queste indagini ridicole e di parte. No alla vendetta e alla resistenza, bisogna scegliere la strada della grandezza". Il messaggio di Donald Trump al Congresso più chiaro di così non potrebbe essere. I democratici hanno riconquistato la maggioranza alla Camera ed evocano scenari da impeachment,così il presidente americano nel discorso sullo stato dell'Unione avverte come è proprio questa caccia alle stregheche rischia di bloccare il Paese. E l'America ha invece bisogno di pacificazione.

"Non saremo mai stato socialista". Trump contro Maduro e a fianco del popolo venezuelano

"L'America non sarà mai uno Stato socialista". Lo ha detto Donald Trump nel discorso sullo stato dell'Unione, dopo aver denunciato i disastri a cui ha portato il socialismo in Venezuela. Il tycoon si è detto preoccupato per gli appelli ad adottare il socialismo nel nostro Paese. "Siamo nati liberi e resteremo liberi", ha dichiarato il presidente, con una stoccata alla sinistra del partito democratico. Evidente il disappunto del senatore Bernie Sanders.    
 
Trump ha ribadito che gli Stati Uniti sono  al fianco del popolo venezuelano e condannano "la brutalità del regime  di Maduro" che con le sue "politiche socialiste' ha ridotto il   Venezuela "in uno stato di povertà e disperazione". Lo ha detto nel   discorso sullo stato dell'Unione, Donald Trump che è stato il primo   capo di Stato a riconosce Juan Gauidò come presidente ad interim del   Venezuela.        "Stiamo con il popolo del Venezuela nella sua nobile lotta per la   libertà e condanniamo la brutalità del regime di Maduro, le cui   politiche socialiste hanno trasformato questa nazione da uno dei Paesi  più ricchi del Sudamerica in uno stato di povertà e disperazione", ha   detto il presidente americano.