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ECONOMIA

Un libro sulla crescita disomogenea del paese

Dove va l'Italia senza rete?

'Senza rete' è un viaggio attraverso porti, aeroporti, autostrade e ferrovie per capire a che punto siamo e che ruolo può ricoprire la nostra economia in un mondo che cambia. Un Paese carente di logistica e infrastrutture, dove il commercio online corre a doppia cifra. 

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di Celia Guimaraes
L’Italia cresce perché fa parte del mondo che cambia, e non sempre se ne accorge. Ma si può parlare di rete, quando i nodi non sono connessi? Beniamino Pagliaro, giornalista, ci porta in un viaggio attraverso mare, terra, cielo e logistica, per capire il ruolo centrale delle infrastrutture e dei trasporti nel futuro del Paese, e il ruolo dell’Italia nel mondo che cambia.

"E' dura"
”C’è l’Italia del commercio on line, che cresce in doppia cifra, e c’è l’Italia delle aziende decotte tenute in vita per disperazione. C’è l’Italia dei 5 milioni di biciclette vendute nel 2012 – più del numero di automobili immatricolate – e quella che non pensa alle piste ciclabili. C’è l’Italia dell’alta velocità, profumata, e il tanfo dei treni regionali. Senza rete, il Paese è cresciuto finché ha potuto. Logistica e infrastrutture sono centrali nella vita dei cittadini e delle imprese. È il costo della bolletta a fine mese. È la puntualità dell’autobus, il costo del biglietto aereo, la libertà di fare progetti e contare sul resto del Paese. Senza rete, è dura” afferma l'autore del libro.

Vicino a te
Tra terra, cielo, mare e logistica, è il ritratto di un'Italia immobile, bloccata. Come spiega il capitolo "Vicino a te": "In sintesi, il principale problema delle infrastrutture italiane – e dell’Italia tutta, in buona sostanza – è di non aver compreso il passare del tempo. Possibile non accorgersi di trent’anni di evoluzione dell’economia? La famosa globalizzazione. Nel 1980 il commercio mondiale, dice la World Trade Organization, valeva due trilioni di dollari. Nel 1990 i trilioni erano 3,44, nel 2000 si era arrivati a 6,45, nel 2010 a più del doppio, a 15,2. Nel 1980 l’Italia esportava 78 miliardi di dollari, nel 2010 aveva raggiunto quota 447 miliardi. Dire che dagli anni Ottanta l’Italia non ha impostato alcuna azione sulle infrastrutture è falso e demagogico. Alcune opere sono state portate a termine e altre sono state almeno progettate. Ma l’impostazione generale è stata soltanto annunciata".

Semplicemente, conclude Pagliaro,  l’Italia si è arrangiata. Non c’erano i treni per spedire la merce? Si è andati avanti con i camion, pagando il costo aggiuntivo, un euro alla volta.  

Lo spazio è di chi se lo prende
Il libro si chiude all'insegna dell'ammonimento che è anche stimolo: "Senza rete si può anche crescere. L’assenza di rete lascia spazio, e c’è chi lo sfrutta. Se lo Stato non pensa alla banda larga, le imprese che ne hanno bisogno dovranno correre dal primo operatore privato in grado di portar loro i 100 megabyte al secondo. Se le Ferrovie non garantiscono il servizio merci, i grandi dello shipping guardano altrove. Ma è giusto sia così? Solo chi può paga? Il costo sociale
per un Paese senza rete è troppo elevato".

L'autore
Beniamino Pagliaro, giornalista, è nato a Trieste nel 1987. Scrive di economia e politica. Lavora per l’Agenzia Ansa, organizza la conferenza State of the Net sullo stato di internet in Italia e ha fondato Good Morning Italia. Ha scritto “Trieste, la bella addormentata” (2011) e “Friuli Venezia Giulia, la crisi dei cinquant’anni” (2013).