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ITALIA

6 aprile 2009 - 6 aprile 2014

Il sisma dell'Aquila: i processi e le inchieste

Comincerà i primi giorni di ottobre il processo di Appello ai 7 scienziati membri, all’epoca, della commissione Grandi Rischi condannati in primo grado per "omicidio plurimo colposo". Ma sono 189 le inchieste aperte dopo il sisma del 6 aprile 2009 

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L'ex capo della Protezione civile, Guido Bertolaso nel centro permanente grandi rischi a L'Aquila
di Roberta RizzoL'Aquila

Il terremoto dell'Aquila ha lasciato una scia di inchieste lunga, lunghissima. Sono diversi i procedimenti portati avanti da procure e tribunali in seguito al sisma che ha sconvolto l'Abruzzo e l'Italia intera. Delle 189 inchieste aperte però soltanto 18 hanno portato all’apertura di un processo. Alcuni dei quali sono arrivati alla sentenza di primo grado. 

Scienziati alla sbarra: la commissione Grandi Rischi
Il 22 ottobre 2012 il tribunale dell’Aquila ha condannato in primo grado per omicidio colposo plurimo e lesioni sette tecnici e scienziati, membri della commissione Grandi Rischi: Franco Barberi, Enzo Boschi, Mauro Dolce, Bernardo De Bernardinis, Giulio Selvaggi, Claudio Eva e Gianmichele Calvi. Tutti gli imputati sono stati condannati a 6 anni di carcere e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici. L’appello comincerà nell’ottobre del 2014 e dovrebbe concludersi entro la fine dello stesso mese. Gli imputati sono accusati di aver minimizzato il rischio di un terremoto e di essere stati negligenti nel loro lavoro. 

L'inchiesta Grandi rischi bis
Il quinto anno dai tragici accadimenti legati al terremoto fa segnare un'altra inchiesta penale destinata a far discutere: quella sulla Grandi rischi bis, che vede indagato l'ex capo della Protezione civile Guido Bertolaso. Nei giorni scorsi l'avvocato generale Romolo Como, al quale il procuratore generale ha affidato l'indagine dopo averla avocata, (a seguito di una istanza presentata dalle parti offese dopo alcune richieste di archiviazione della Procura della Repubblica) ha chiesto una proroga di sei mesi al giudice per le indagini preliminari, Giuseppe Romano Gargarella. Questa inchiesta ha visto già le audizioni testimoniali di Giuseppe Zamberletti, predecessore di Bertolaso alla Protezione civile e dell'ex vicesindaco dell'Aquila Roberto Riga. A Bertolaso si contesta di essere il mandante della riunione del 31 marzo 2009 nella quale gli esperti della commissione Grandi rischi lanciarono un messaggio tranquillizzante alla popolazione circa l'ipotesi di un forte terremoto. Poi, il 6 aprile, ci fu la catastrofe. Secondo la difesa (e pure la Procura della Repubblica) Bertolaso non ha partecipato alla riunione, non è un sismologo e dunque va scagionato. Verso fine anno ci potrebbero essere le prime risposte a tale proposito.

La Casa dello Studente
Nel crollo della casa dello studente il 6 aprile morirono otto universitari: Luca Lunari, Marco Alviani, Luciana Capuano, Davide Centofanti, Angela Cruciano, Francesco Esposito, Hussein Hamade e Alessio Di Simone. Il 16 febbraio 2013 sono stati condannati a quattro anni di reclusione per omicidio plurimo e lesioni: Bernardino Pace, Pietro Centofanti e Tancredi Rossicone. Sono tecnici, autori dei lavori di restauro fatti nel 2000 che, secondo l’accusa, avrebbero ulteriormente indebolito il palazzo costruito negli anni sessanta. A due anni e sei mesi è stato condannato Pietro Sebastiani, tecnico dell’azienda per il diritto agli studi universitari (Adsu). I quattro condannati sono stati anche interdetti dai pubblici uffici per 5 anni. Dovranno pagare un risarcimento ai parenti delle vittime. A ciascun genitore dovranno versare 100mila euro e 50mila euro a ogni fratello o sorella. Numerose le parti civili a cui è stato riconosciuto un risarcimento di cinquemila euro. Sono invece stati assolti: Luca D’Innocenzo, presidente Adsu, Luca Valente, nel 2009 direttore Adsu, Massimiliano Andreassi e Carlo Giovani, tecnici, autori di interventi minori. Il non luogo a procedere è stato disposto per Giorgio Gaudiano, un funzionario che negli anni ottanta ha acquistato la struttura da un privato per conto dell’università dell’Aquila, e Walter Navarra, che ha svolto lavori di piccola entità sulla struttura.

L'ospedale e la palazzina di via D'Annunzio
Sul fronte dei crolli degli edifici pubblici e privati (225 entrati nella maxi inchiesta del post-sisma) si evidenziano due sentenze di cui una assolutoria per il crollo di una parte dell'ospedale dell'Aquila (in cui non ci sono state vittime) ed una di condanna per due persone (Filippo Impicciatore e Fabrizio Cimino, rispettivamente costruttore ed esecutore di opere di ristrutturazione) per il crollo di una palazzina in via Gabriele D'Annunzio in cui sono morte 13 persone. I due, imputati di aver usato materiali scadenti, sono stati condannati il 10 marzo 2014 a 3 anni e mezzo di reclusione, oltre al pagamento di cospicue somme di denaro come provvisionale. 


LE INCHIESTE SULLA RICOSTRUZIONE

Tangenti per la messa in sicurezza
L’8 gennaio 2014 la polizia dell’Aquila, con la collaborazione di quella di Teramo e di Perugia, ha disposto gli arresti domiciliari per quattro ex assessori e funzionari pubblici locali, indagati insieme ad altre quattro persone. I funzionari sono accusati di millantato credito, corruzione, falsità materiale e ideologica, appropriazione indebita negli appalti legati alla ricostruzione della città dopo il terremoto. Secondo la questura alcune aziende avrebbero pagato tangenti agli amministratori pubblici per 500mila euro per ottenere appalti pubblici sulla messa in sicurezza degli edifici dopo il sisma. È stata anche accertata l’appropriazione indebita di 1 milione e 268mila euro. Secondo l’inchiesta, denominata "Do ut Des" e aperta nel 2012, questi reati sarebbero stati commessi tra il settembre del 2009 e il luglio del 2011. Tra le persone coinvolte anche il vicesindaco Roberto Riga, che ha presentato le dimissioni. La procura dell’Aquila sta seguendo diversi filoni d’inchiesta sulla penetrazione della criminalità organizzata di stampo mafioso nei cantieri aperti per la ricostruzione. Sono state aperte circa dieci inchieste. Quattordici ditte sono state escluse dalla ricostruzione dopo dei blitz nei cantieri e la scoperta di legami con la criminalità organizzata.

Il rapporto sulla ricostruzione dell’Unione europea
Il 4 novembre del 2013 l’europarlamentare Søren Bo Søndergaard, membro della Commissione di controllo sul bilancio dell’Unione europea, ha presentato un rapporto in cui ha criticato duramente l’Italia per l’uso dei fondi europei per la ricostruzione dell’Aquila. L’Unione europea ha stanziato 493,7 milioni di euro per la ricostruzione della città ma, secondo il rapporto, la maggior parte dei soldi è finita in mano alla criminalità organizzata attraverso appalti gonfiati e tangenti. Søndergaard ha dichiarato che i fondi europei potrebbero essere finiti in mano a organizzazioni criminali “in maniera diretta o indiretta”. 

Le "CASE" costruite con materiali scadenti
L’Europa ha anche criticato la costruzione degli edifici del progetto CASE e MAP, per i quali sono stati usati materiali scadenti e potenzialmente pericolosi per la salute delle persone. Sulle abitazioni provvisorie, realizzate per gli sfollati subito dopo il sisma, sono state aperti dalla procura dell'Aquila diverse inchieste per l'uso di "materiale non idonei e in taluni casi scadenti". Per questo il professor Mauro Dolce, responsabile del procedimento di realizzazione del Progetto Case è stato condannato (nel corso del rito abbreviato) alla pena di un anno di reclusione e mille euro di multa (pena sospesa e non menzione) mentre sono stati rinviati a giudizio Gian Michele Calvi, direttore dei lavori del Progetto Case, e Agostino Marioni, dirigente di una delle ditte fornitrici degli isolatori sismici, la Alga Spa. Il processo per questi ultimi due imputati è stato fissato per i primi di ottobre. 

Infiltrazioni mafiose negli appalti
Capitolo a parte, infine, le infiltrazioni mafiose nella ricostruzione. Come denunciato dalla Direzione nazionale antimafia (Dna) nel  rapporto 2013 la criminalità è stata presente nei primi due anni del post-sisma, quando i soldi c'erano. Ora, in attesa che davvero L'Aquila e i 56 Comuni del cratere sismico diventino il più grande cantiere d'Europa, bisognerà monitorare con attenzione le società che parteciperanno agli appalti. Parola di Olga Capasso, sostituto procuratore della Dna.