Il delitto di Perugia
Processo Meredith, la sentenza il 30 gennaio
Giornata dedicata alle arringhe difensive nel nuovo giudizio d'appello a Firenze a carico di Amanda e Raffaele. L'avvocato Bongiorno: "Un colpevole c'è e lo conosciamo già: è Rudy Guede"

A inizio udienza, il presidente della Corte d'assise d'appello di Firenze, Alessandro Nencini, ha concordato con gli avvocati il nuovo calendario del processo per l'omicidio di Meredith Kercher. La prossima udienza, per le repliche, è prevista per il 20 gennaio.
Il 30 gennaio sono previste la fine delle repliche e la camera di consiglio con sentenza nel pomeriggio "tardi" ha detto Nencini.
"Resto in Italia", ha invece detto Raffaele Sollecito prima di entrare al processo d'appello bis, a Firenze, a chi gli chiedeva se avesse in programma altri viaggi, prima della fine del processo. Sollecito, accompagnato dal padre Francesco, negli scorsi mesi ha passato un periodo all'estero.
L'arringa di Giulia Bongiorno
"Il rapporto che c'era tra Amanda e Raffaele era tenero, appena sbocciato, non aveva nulla a che vedere con quello di qualche cinquantenne annoiato in cerca di espedienti", ha detto l'avvocato Giulia Bongiorno durante l'arringa difensiva. Amanda e Raffaele "facevano unca nunca, il bacio degli esquimesi", ha continuato l'avvocato, che dopo aver avuto uno scherzoso scambio di battute con il presidente della Corte, ha aggiunto "che non ha nulla a che fare con il bunga bunga. Un bacio che si dà solo con il naso".
Il gancetto del reggiseno di Meredith Kercher su cui venne trovata la traccia attribuita a Raffaele Sollecito, "l'unico elemento che lo collega al luogo del delitto", fu "repertato in una scena del delitto che era ormai una sorta di discarica, in un ambiente ormai inquinato", ha proseguito poi il legale difensore di Raffaele.
"Scena del delitto inquinata all'inverosimile"
Il legale ha messo anche in dubbio l'attendibilità dell'attribuzione della traccia a Sollecito. Il legale ha detto che tra il primo sopralluogo e il giorno in cui venne repertato passarono 46 giorni durante i quali nella casa vi fu "una serie di accessi, perquisizioni e spostamenti di oggetti: un viavai incredibile, un'attività frenetica". Anche il gancetto venne spostato, ha aggiunto il legale, "non si sa come e da chi, io penso sia stato pestato" e quando venne repertato "venne toccato quattordici volte, da due operatori, uno con i guanti sporchi. Maradona, per fare il gol più bello, ha toccato la palla solo undici volte". La stanza di Meredith Kercher, scena del delitto, "è grondante di tracce di Guede, ma non ci sono tracce di Amanda o Sollecito", ha proseguito la Bongiorno.
"C'è un solo colpevole: Rudy"
"L'aggressione è stata fatta da una sola persona e quella persona è stata condannata": è Rudy Guede. Così l'avvocato Giulia Bongiorno ha chiuso l'arringa difensiva al processo d'appello bis per l'omicidio di Meredith Kercher. "Tutto il resto - ha aggiunto - sono indizi inventati su Amanda e scagliati addosso a Raffaele. Sono tutti e due innocenti, li assolverete tutti e due, ma vi prego: considerate Raffaele per quello che è e non per i mezzi indizi. Il processo deve avere delle prove, per troppi anni c'è stata una responsabilità riflessa a carico di Sollecito".