Original qstring:  | /dl/archivio-rainews/articoli/startup-della-sharing-economy-alla-camera-dei-deputati-34ae2512-b5b2-48e7-93e1-8f9cf7c2e15f.html | rainews/live/ | true
TECH

Cinque startup al convegno dell'Intergruppo Innovazione

La Camera dei Deputati a lezione di sharing economy

Ogni giorno milioni di persone decidono di condividere esperienze, beni e servizi: abitazioni, auto, spazi e piccoli servizi: è la sharing economy, che di fatto sta rivoluzionando i tradizionali modelli di business. Alla Camera dei Deputati alcune delle startup più riuscite del settore si sono presentate al mondo della politica 

Condividi
Anna Masera, responsabile comunicazione della Camera, presenta il convegno
di Celia GuimaraesRoma
Un fenomeno di portata mondiale, quello della sharing economy, di cui alcune startup sono portabandiera: Uber, Gnammo, Zoopa, Cortilia, Aibnb, Starteed. Molte di queste le abbiamo conosciute durante eventi  tech. Oggi questi startupper italiani e internazionali sono andati a parlare al mondo della politica, nell’insolita cornice della Camera dei Deputati, per un convegno organizzato dall’Intergruppo innovazione, formato da parlamentari ‘tecnologicamente avanzati’ di Camera e Senato.

Un incontro per conoscere il ruolo che l’economia digitale e la sharing economy possono giocare nella valorizzazione delle comunità.  E che, attraverso l’uso di piattaforme digitali,  fanno crescere l’economia, contribuiscono a creare nuove possibilità di lavoro e remunerazione, permettono anche “ l’emersione e la tracciabilità di attività altrimenti invisibili allo Stato”, che significa garantire più entrate al Fisco, tanto per essere chiari.

Internet: economia con altri mezzi
In apertura il keynote di Carlo Alberto Carnevale Maffè, professore di Strategia e politica aziendale della SDA Bocconi, che  ha spiegato che “la sharing economy porta con sé una nuova organizzazione della domanda e dell’offerta, in cui le persone contano molto di più. In questa nuova economia non vale il modello tradizionale che vede la distinzione tra produttori e consumatori, ma si va definendo un modello ‘peer’ in cui soggetti di pari dignità si scambiano beni e servizi sulla base di reciproche promesse, che diventano penalità nel caso in cui non vengano mantenute. In questo scenario, il mercato incontra il potere dei social network per soddisfare le nuove esigenze delle persone, aprendo la strada anche a nuove opportunità di lavoro e forme diverse di imprenditorialità”. 
 
Poi si sono presentate le startup che, attraverso la condivisione e lo scambio di beni e servizi, sono la prova tangibile delle trasformazioni positive portate dall’economia digitale.

L’auto, non solo proprietà
Così Benedetta Arese Lucini, general manager di Uber Italy, ha sottolineato  come la sharing economy “sia uno dei grandi fenomeni del nostro tempo, frutto del cambiamento culturale che vede le persone meno interessate al possesso dei beni e più aperte alla condivisione e allo scambio. Pensando alla mobilità urbana, il ride sharing rappresenta l’opportunità di trasformare un bene sottoutilizzato – quale è oggi l’auto privata – in un servizio per tutta la comunità, grazie alla possibilità di connettere più passeggeri lungo il tragitto e rendere la vettura accessibile a più persone in momenti diversi, a prezzi differenti”.

 La casa che produce reddito
“L’home sharing apporta numerosi benefici sia alle singole persone che alla società, che non sono soltanto finanziari ma anche personali e sociali per tutti coloro che accolgono nelle loro case altre persone”, ha detto Matteo Stifanelli, Country Manager di Airbnb Italia. “Con 87.000 spazi disponibili e un milione di viaggiatori che hanno soggiornato in questi spazi in Italia, la nostra community sta crescendo sempre più velocemente. Siamo felici di partecipare a questo incontro in quanto rappresenta un passo importante per il dialogo con le istituzioni in Italia sul tema dell'ospitalità e della sharing economy”.
 
Agricoltura sostenibile in vetrina
Per Marco Porcaro, Ceo di Cortilia, “anche il settore agroalimentare sta vivendo una forte accelerazione dei cambiamenti nei modelli di produzione e distribuzione. Questa è un’opportunità per gli agricoltori che, grazie all'innovazione, riescono a rispondere a una reale domanda del mercato, creando valore in modo semplice ed efficiente. Ad esempio con Cortilia, servizio di spesa online a filiera corta, stiamo coniugando l’esigenza di gusto, freschezza e sostenibilità dei consumatori con il patrimonio di prodotti del nostro territorio”.
 
Cuochi e gourmet sono social
La possibilità di valorizzare attraverso una piattaforma tecnologica l’esperienza del gusto è alla base anche del successo di Gnammo che, come ricorda Gian Luca Ranno, CEO e co-fondatore, “non è altro che il più vecchio social network del mondo: la tavola”.

Made in Italy e  Crowdfunding
Matteo Sarzana ha raccontato l’esperienza di Zoopa, di cui è recentemente diventato general manager: “una community di content creation crowdsourced che mette in contatto i migliori creativi del mondo con i più importanti brand”. Mentre Claudio Bedino, Ceo e fondatore di Starteed, ha spiegato come la sharing economy stia accelerando lo sviluppo di progetti innovativi: “Starteed sviluppa strumenti di crowdfunding e co-creazione aiutando progetti ed imprese attraverso la partecipazione collettiva e la raccolta di fondi online”.
 
Il ruolo della politica
A nome dell’ Intergruppo Innovazione, l’onorevole Veronica Tentori ha dichiarato che “è giusto porsi nuove sfide di fronte ai cambiamenti: la politica ha il dovere di conoscerli, intercettarli, comprendere opportunità e problemi, fare sintesi ed eventualmente intervenire anche a livello legislativo, permettendo alle nuove realtà di convivere con le tradizionali in una logica di integrazione. Se questo può aiutarci ad uscire dalla crisi economica e creare nuovi posti di lavoro, perché non provarci?”.

Nel manifesto dell’Intergruppo innovazione si legge che ‘il XXI secolo è il secolo digitale, la politica ha posto la strategia digitale al centro del dibattito in tutte le principali economie del mondo. Ma in Italia c’è ancora molto da fare’. La strada giusta bisogna trovarla.