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ITALIA

Le motivazioni della sentenza

Caso Cucchi, la corte d'Assise: Non è morto di epilessia, reazione dei carabinieri ingiustificabile

Per la Corte d'Assise di Roma, sul pestaggio e la morte del geometra 31enne, "è indiscutibile che la reazione poi tenuta" dai carabinieri condannati "sia stata illecita e assolutamente ingiustificabile"

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"E' risultato pacifico" che Stefano Cucchi, la sera del suo arresto, "avesse non solo e non tanto rifiutato di sottoporsi al fotosegnalamento ma avesse anche insultato i militari che stavano legittimamente svolgendo il loro servizio, tenendo una condotta quantomeno oltraggiosa nei loro confronti". Ma, spiega la corte d'assise di Roma nelle motivazioni della sentenza sul pestaggio e sulla morte del geometra 31enne, "è indiscutibile che la reazione poi tenuta" dai due carabinieri condannati "sia stata illecita e assolutamente ingiustificabile".

Quella dei due imputati - fa sapere la corte - è stata "una azione violenta perpetrata nel corso dello svolgimento del servizio d'istituto, quindi, per un verso facendo un uso distorto dei poteri di coercizione inerenti il loro servizio, per altro aspetto violando il dovere di tutelare l'incolumità fisica della persona, decisamente minuta e di complessione fisica molto meno prestante rispetto ai due militare, sottoposta al loro controllo". 

Nessuna evidenza clinica di epilessia 
"E' assolutamente fondata e condivisibile la prospettazione medico-legale che ha ricondotto il meccanismo causale della morte di Stefano Cucchi a una concatenazione polifattoriale in cui essenziale, se non unico, è risultato un riflesso vagale connesso alla vescica neurogenica originata dalla lesione in S4 tale da determinare un'aritmia letale".

Lo scrive la corte d'assise di Roma che sottolinea "l'inconsistenza della tesi della morte per Sudep (la morte improvvisa per epilessia da pazienti in buono stato di salute, emersa dalla perizia in sede di incidente probatorio, ndr), mera ipotesi non suffragata, anzi smentita, da alcuna evidenza clinica". 

Cucchi stava bene
Scrivono i giudici della Corte d'Assise di Roma nelle motivazioni della sentenza con cui hanno condannato i due carabinieri, Alessio Di Bernardo e Raffaele D'Alessandro, a 12 anni per omicidio preterintenzionale e il maresciallo Roberto Mandolini e il carabiniere Francesco Tedesco per falso, in merito alla morte del geometra romano avvenuto nel 2009: "Stefano Cucchi, vivendo sino alla sera del 15 ottobre del 2009, in una condizione di sostanziale benessere, se non avesse subito un evento traumatico", nella sala adibita a fotosegnalamento della caserma Casilina, cioè "un'azione lesiva inferta da taluno, non avrebbe sofferto di molteplici e gravi lesioni, con l'instaurarsi di accertate patologie che hanno portato al suo ricovero e da lì a quel progressivo aggravarsi delle sue condizioni che lo hanno condotto alla morte".