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MONDO

Il presunto attentatore è stato 4 anni in un carcere italiano

Strage Berlino, impronte di Amri ritrovate su camion. Il fratello: "Radicalizzato in Italia"

L'attentatore è ricercato a livello internazionale. La Polizia tedesca offre una ricompensa di 100.000 euro a chiunque fornisca informazioni utili al suo arresto, ammonendo che l'uomo "potrebbe essere violento e armato". Dalle pagine del New York Times arriva la conferma - citando fonti dell'intelligence - che il tunisno avesse legame con l'Isis attraverso Telegram

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Anis Amri (LaPresse)
"Si era forse radicalizzato nel carcere italiano dopo che aveva lasciato la Tunisia". E' quanto ha affermato il fratello di Anis Amri, il presunto attentatore della strage al mercatino di natale a Berlino dove hanno perso la vita 12 persone, 48 sono rimaste ferite, di cui 14 in modo grave. "Se sarà provato che era coinvolto - ha proseguito - non farà più parte della famiglia". E lo invita a consegnarsi. La polizia tedesca intanto ha rilasciato le quattro persone arrestate nel corso dei raid anti-terrorismo collegati all'attacco di lunedì scorso, a Emmerich sul Reno, in Nord Reno-Westfalia. Il ricercato ha soggiornato nel centro accoglienza di Kleve. Le sue impronte - come si apprende da ambienti investigativi - sono state ritrovate sul camion usato per compiere la strage. Secondo il New York Times, il tunisino avrebbe cercato in rete istruzioni per fabbricare degli ordigni. E attraverso la rete Telegram, ha avuto almeno un contatto col l'Isis e il suo nome era stato inserito nella no-fly list Usa, la lista delle persone a cui è proibito imbarcarsi sui voli di linea. Spigel inoltre racconta che il giovane si era offerto come kamikaze 8 mesi fa. Il settimanale tedesco riferisce di intercettazioni telefoniche in cui il 24enne parla con uno jihadista monitorato dagli apparati di sicurezza perchè ritenuto un 'predicatore d'odio'. Le dichiarazioni, aggiunge lo Spiegel, sono così contorte che non sarebbero state ritenute sufficienti per l'arresto. Amri avrebbe anche chiesto come procurarsi delle armi.  

La procura di Berlino: il ricercato è il tunisino Anis Amri
La procura tedesca ha confermato che l'uomo ricercato è il tunisino Anis Amri, 24 anni. Proveniente dalla tunisina Tataouine e legato al gruppo che portò a termine la strage sulla spiaggia di Sousse, in cui trovarono la morte 38 persone, Amri ha soggiornato nel centro accoglienza di Kleve, nel Nord Reno Westfalia. Gli era stato negato l'asilo, ma aveva ottenuto un permesso di soggiorno temporaneo ad aprile. L'ordine di cattura nei suoi confronti è stato emesso in relazione a tutta l'area Schengen.

Una taglia sulla testa di centomila euro
La Germania offre fino a 100.000 euro di taglia a chiunque fornisca informazioni che portino all'arresto del sospettato dell'attacco al mercatino di Natale a Berlino. È emerso che il soggetto è stato sotto la sorveglianza dei servizi tedeschi da marzo fino a settembre. Le indagini, partite "su incarico della procura generale", si basavano sul "sospetto dei servizi federali" che Amri stesse preparando "un furto per finanziare l'acquisto di armi automatiche" da usare in "un attentato". Gli inquirenti scoprirono solo un suo coinvolgimento "in piccolo traffico di droga" in un parco della capitale, senza rintracciare elementi che potessero "sostanziare l'allarme" dei servizi. Per questo a settembre la sorveglianza venne sospesa.

Il padre di Amri rilascia una intervista
Amri aveva lasciato la Tunisia 7 anni fa come migrante illegale e avrebbe scontato 4 anni di prigione in Italia perché accusato per un incendio in una scuola. Lo riferisce il padre alla radio tunisina Mosaique FM, aggiungendo che il giovane si era recato in Germania più di un anno fa. Anis Amri è nato il 22 dicembre del 1992 e originario della regione di El Oueslatia, nel governatorato di Kairouan. Il padre del ricercato aggiunge che Anis è in contatto con i suoi fratelli, ma che non ha mai contattato lui. L'emittente riporta che il sospettato ha dei precedenti con la giustizia e che è ricercato dalla polizia di El Oueslatia, nonché che è stato condannato in contumacia a cinque anni di prigione per furto con l'aggravante della violenza. Le stesse fonti aggiungono che è in corso un'indagine per determinare eventuali legami con l'Isis.

I familiari erano in contatto con lui tramite Facebook
L'uomo oggi ricercato - ha riferito una fonte investigativa che insieme a altre unità d'indagine è sul posto - arrivò in Italia dopo la 'Rivoluzione dei gelsomini', quella che rovesciò il regime di Zine El Abidine Ben Ali. La stessa fonte indica in tre gli anni trascorsi in Italia dal 24enne e non fa menzione di una sua detenzione in Italia. "Quando ho visto la foto di mio fratello in televisione e altrove, non potevo credere ai miei occhi. Sono scioccato e non posso pensare che abbia commesso questo crimine", ha detto all'agenzia France Presse il fratello Abdelkader Amri. Ma, ha aggiunto, "se è colpevole, merita una condanna. Non vogliamo avere a che fare con terroristi, noi". "Eravamo in contatto attraverso Facebook - ha detto la sorella Najoua -  era sempre sorridente". 

Suoi documenti nel tir
Documenti dell'Ufficio richiedenti asilo che appartengono all'uomo sono stati rinvenuti nell'abitacolo del tir. L'uomo "era arrivato in Italia nel 2012", secondo il sito della Sueddeutsche Zeitung che cita fonti delle autorità. Nel luglio 2015 Anis A. aveva poi raggiunto la Germania e dall'aprile 2016 risulta "tollerato", aggiunge il quotidiano. Il ricercato era stato poi "fermato dalla polizia nello scorso agosto con un falso documento d'identità italiano a Friedrichshafen", località sul lago di Costanza, al confine con la Svizzera, ha proseguito la Sueddeutsche. In quel momento risultava registrato in un centro per richiedenti asilo a Emmerich sul Reno, nell'area di Kleve, al confine con l'Olanda, ma poi il domicilio era stato cancellato dalle autorità locali. Il tunisino "era stato rinchiuso per due giorni nel carcere di Ravensburg" dopo che "il 30 luglio era stato fermato a Friedrichshafen per un controllo". Secondo quanto riferito da N24, il giovane avrebbe utilizzato "almeno 12 nomi falsi" tra cui anche "un nome egiziano".

Italia indicò in banca dati Ue elementi sul tunisino 
C'e' un legame tra Anis Amri, il tunisino ricercato in Germania per la strage di Berlino, e l'Italia, ma è legato al periodo in cui il giovane è stato nel nostro Paese, peraltro per la gran parte da detenuto in carcere. Poi niente più, stando alle prime risultanze delle indagini che sono subito state avviate dagli investigatori italiani. E nelle banche dati in uso alle polizie europee, e non solo, tutti gli elementi riconducibili a questa presenza in Italia erano stati inseriti dalle autorità nazionali. Il giovane ha lasciato l'Italia con ogni probabilità lo scorso anno. Vi arrivò nel 2011, all'epoca della 'primavera araba', dopo una traversata in barcone dalla Tunisia insieme a migliaia di altri migranti, cui seguì la permanenza al Centro di identificazione ed espulsione (Cie) di Catania dove si rese responsabile di più reati: dal danneggiamento per aver provocato un incendio, alle lesioni e al furto di un telefonino.

Reati per i quali ha poi subito le relative condanne con pena complessiva a 4 anni di reclusione scontati nel carcere di Palermo. Una volta tornato libero, nei suoi confronti è scattato un provvedimento di espulsione da parte del Questore di Catania, provvedimento che però non viene eseguito perchè dall'altra parte del Mediterraneo la procedura che spettava alle autorità tunisine non è stata fatta nei tempi previsti per legge; a seguire, una 'intimidazione' a lasciare l'Italia. Poi di lui si hanno tracce nel 2015 a Caltanissetta, dove si sarebbe reso responsabile di lesioni ai danni di una persona. Dopo di che è sparito nel nulla, ovvero è andato in Germania, dove ora - almeno stando ai documenti trovati dalla polizia tedesca nel camion killer - è ritenuto il presunto responsabile della strage di Berlino. L'esistenza in una banca dati di tutti gli elementi relativi alla presenza in Italia e al comportamento violento, tenuto anche in carcere, significa che per più d'uno Anis Amri non era uno sconosciuto.

Trump: 'attacco all'umanità, va fermato'
"E' un attacco all'umanità. Tutto ciò deve essere fermato": così Donald Trump sulla strage di Berlino parlando con i giornalisti a Palm Beach, in Florida, dove si trova le festività di fine anno.

Lo Stato islamico rivendica
L'attentato - che ha provocato 12 morti e 48 feriti, di cui 14 in gravissime condizioni - è stato rivendicato dai jihadisti dello 'Stato islamico' attraverso l'agenzia Amaq. Il richiedente asilo pachistano che era stato arrestato dopo la strage perché sospettato di esserne l'autore, è stato rilasciato dalle autorità tedesche. "I test forensi eseguiti finora non hanno fornito indicazioni sulla presenza dell'accusato nell'abitacolo del camion durante l'attacco", ha reso noto la procura.



L'autore della strage dunque resta ancora in fuga. "Una o più persone", "con un'arma", probabilmente quella usata per uccidere il conducente polacco del camion, ha precisato il capo della polizia di Berlino Klaus Kandt, non escludendo dunque la possibilità della presenza di un commando. E proprio l'autista polacco - secondo indiscrezioni riportate dalla Bild - avrebbe lottato fino all'ultimo per non far deviare il mezzo sulla folla. Quanto alle vittime, sei sono state identificate come cittadini tedeschi. Dei 48 feriti, 14 stanno lottando tra la vita e la morte, secondo il ministero dell'Interno.

Di Fabrizia ancora nessuna notizia
Ancora nessuna notizia ufficiale sulle sorti di Fabrizia Di Lorenzo, la 31enne di Sulmona (L'Aquila) ufficialmente dispersa dopo l'attentato di Berlino. E' quanto si apprende dal sindaco della città ovidiana Annamaria Casini. La giovane si trovava nel mercato natalizio per acquistare dei doni da riportare a casa. Erano stati i genitori di Fabrizia - che ora si trovano a Berlino - a mettere in allarme la Farnesina. Venuti a conoscenza della strage non riuscivano a mettersi in contatto con la figlia ed hanno avvisato i carabinieri di Sulmona. La 31enne appartiene alla cosiddetta generazione Erasmus. Alla Freie Universitat Berlin aveva compiuto parte degli studi scegliendo un percorso formativo orientato all'integrazione tra i popoli e alla lotta alla discriminazione. Aveva studiato al liceo linguistico Vico di Sulmona e dopo la laurea triennale all'Università La Sapienza di Roma in Mediazioni linguistico-culturali, aveva conseguito la magistrale all'Alma Mater di Bologna in relazioni internazionali e diplomatiche. Poi un master alla Cattolica di Milano in tedesco per la comunicazione economica.

Dopo un'esperienza a Vienna, dal 2013 si era trasferita stabilmente a Berlino. Attualmente lavorava per una società di consulenza trasporti e logistica, la '4Flow', che conta 350 dipendenti. Nel 2014 aveva anche  collaborato con Berlino Magazine, il sito on line in italiano di cultura e attualita'. "Una martire", dice monsignor Angelo Spina, vescovo di Sulmona che conosce molto bene la famiglia della giovane e che ora prega per lei. Intanto la preside del Vico, Caterina Fantauzzi, ha deciso di annullare la festa natalizia in programma oggi. "Siamo addolorati e sconvolti - ha detto - la decisione è stata maturata dagli stessi studenti in maniera sentita e responsabile". Ieri il presidente della Repubblica Sergio Mattarella aveva espresso "apprensione per Fabrizia Di Lorenzo, dispersa dopo la strage di Berlino". 

Fonti diplomatiche: 3 feriti dimessi rientrati in Italia
Tre italiani rimasti lievemente feriti nell'attacco al mercatino di Natale di Berlino sono stati dimessi dagli ospedali dove erano stati ricoverati e sono già rientrati in Italia. Due sono siciliani e sono tornati a Palermo. Lo si apprende da fonti diplomatiche.

Il ministro degli Esteri Alfano a Berlino
"Ho voluto manifestare a nome del governo italiano la nostra fraterna amicizia e solidarietà a Steinmaier e a tutta la Germania: soffriamo e siamo addolorati insieme. La vostra sofferenza è quella degli uomini liberi. In gioco c'e' la libertà e il nostro modo di vivere. Vogliono creare la paura che ci ruba la libertà, bisogna battersi per difenderla: combattere contro il terrore è combattere per la libertà", ha detto il ministro.