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MONDO

Il conflitto dimenticato

Se smette di piovere, in Sud Sudan si torna a sparare. E ricompare l'ombra delle sanzioni

Un anno dopo l'inizio del conflitto è a rischio un'intera generazione, quella dei bambini. A causa del conflitto iniziato il 15 dicembre 2013, 750mila bambini sono stati sfollati e non vanno più a scuola, mentre sono 12mila le segnalazioni di minori utilizzati dai gruppi armati. L'allarme è lanciato dall'Unicef che definisce l'attuale crisi "sconcertante"

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di Carlotta Macerollo
In Sud Sudan è finita la stagione delle piogge battenti, quelle che non permettono agli aerei e agli elicotteri di atterrare e quindi di portare gli aiuti umanitari rifornendo gli ospedali, quelle  piogge che non fanno uscire di casa le persone, neanche i soldati. Quindi, finché piove, la guerra appare un po' più lontana ma nella stagione secca riprendono i combattimenti fuori dalla porta di casa. E ricompare l'ombra delle sanzioni Onu sul Paese per spingere i principali leader verso un accordo.

Un anno dopo l'inizio della guerra civile
E' passato un anno dal dicembre 2013, quando lo Stato più giovane al mondo, resosi indipendente dal Sudan nel 2011, è ripiombato nella guerra civile: da una parte i governativi del presidente Salva Kiir, dall'altra i ribelli del suo ex vice Riek Machar. Sono i rappresentanti dei due più importanti gruppi etnici, i Dinka e i Nuer, e fin dall'inizio il conflitto è stato segnato dall'odio etnico. Dodici mesi di cessate il fuoco violati e accordi firmati ma non rispettati.

I negoziati In Etiopia 
L'ultimo accordo era stato siglato venerdì 7 novembre ad Addis Abeba, in Etiopia, sede dei negoziati, con l'impegno di mantenere una tregua. Le armi, però, non si sono mai fermate, soprattutto nell'Upper Nile, una delle regioni chiave perché sede dei pozzi di petrolio che in tutto il paese, prima del conflitto, producevano 350mila barili di greggio al giorno (ora 160mila).

L'allarme dell'Unicef
A rischio non è solo il giovanissimo Sud Sudan ma un'intera generazione, quella dei bambini di oggi a cui il Paese sta uccidendo (a volte letteralmente) il futuro a causa del conflitto. A lanciare l'allarme è l'Unicef, che definisce l'attuale crisi, che avrà ripercussioni sui bambini, come "sconcertante". Da quando sono iniziate le violenze, il 15 dicembre 2013, quasi 750mila bambini sono stati sfollati e di questi 320mila vivono come rifugiati. L'Unicef denuncia inoltre che circa 400mila bambini non vanno più a scuola, mentre sono 12mila le segnalazioni di minori utilizzati dai gruppi armati, senza contare i troppi bambini oggetto di violenze e malati.

Il tasso di malnutrizione raddoppiato
Nonostante il Sudan del Sud abbia evitato quest'anno la carestia, il conflitto rischia di causare una crisi alimentare molto più devastante e a farne le spese sono sempre i bambini, il cui tasso di malnutrizione nell'ultimo anno è raddoppiato.

50mila morti
Dall'inizio del conflitto i morti stimati sono circa cinquantamila, un milione e 800mila le persone che hanno dovuto lasciare la propria casa. In tutto il paese un terzo della popolazione soffre di malnutrizione cronica e nelle zone più colpite è difficile far arrivare gli aiuti. I principali centri delle zone petrolifere, come Bentiu e Malakal, continuamente assediate e passate di mano tra ribelli e governativi, si sono spopolati e sono diventate ormai città fantasma.