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ITALIA

Terrorismo, arrestati sei estremisti islamici in Lombardia

In manette una coppia che voleva partire per la jihad portando i figli di due e quattro anni. Dalle intercettazioni emerge che alcuni degli arrestati progettavano attentati in Italia, in particolare a Roma

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Abderrahim Moutaharrik

Volevano partire per la jihad nei territori di guerra siro-iracheni portando con se' i due figli di 2 e 4 anni: una coppia di presunti estremisti islamici, residenti nella provincia di Lecco, è stata arrestata in un'operazione congiunta Ros-Digos, nell'ambito della quale sono state emesse sei ordinanze di custodia cautelare. Le indagini, coordinate dalla Procura Distrettuale di Milano d'intesa con la Procura Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, hanno documentato l'intenzione di una coppia residente in provincia di Lecco di raggiungere a breve il teatro di conflitto siro-iracheno, portando con loro i figli di 2 e 4 anni, per unirsi alle milizie dello 'Stato Islamico'.

Chi sono i 6 destinatari del provvedimento di arresto
Ecco i nomi dei destinatari dell'ordinanza: Mohamed Koraichi, nato in Marocco il 26 febbraio 1985 e residente a Bulciago (Lecco) e la moglie Alice Brignoli che ha cambiato nome in Aisha dopo la conversione all'Islam, nata a Erba il 13 dicembre 1977. La coppia è latitante e per inquirenti e investigatori si trova con i tre figli di 6, 4 e 2 anni nel territorio dell'organizzazione terroristica Stato Islamico.

E' invece stata arrestata a Baveno, in provincia di Verbania, Wafa Koraichi, nata in Marocco il 17 aprile 1992 e sorella di Mohamed.

Sono stati fermati anche Abderrahim Moutaharrik, cittadino italiano di origini marocchine, campione di pugilato in Svizzera, nato il 23 giugno 1988 e residente a Lecco, e sua moglie Salma Bencharki, anche lei nata in Marocco il 15 marzo 1990.

Infine è finito in carcere Abderrahmane Khachia, nato in Marocco il 2 maggio 1993 e residente a Brunello (Varese). Il giovane è il fratello di Oussama Khachia, 30 anni, operaio, un foreign fighter cresciuto a Brunello ed espulso dall'Italia il 28 gennaio 2015 per alcuni post su Facebook a favore dell'Isis. In seguito fu allontanato anche dalla Svizzera e infine avrebbe raggiunto la Siria dove sarebbe morto dopo essersi unito al Califfato.

"Volevano colpire Roma e l'ambasciata israeliana"
Alla coppia si sarebbe dovuto unire un 23enne marocchino residente in provincia di Varese, fratello di un foreign fighter espulso dall'Italia nel gennaio 2015 con un provvedimento emesso dal Ministro dell'Interno per motivi di terrorismo. Dalle intercettazioni emerge che il marocchino scomparso da Bulciago (Lecco), Mohamed Koraichi, parlava con uno degli arrestati di attentati da compiere in Italia. Inoltre, emerge anche che per quanto riguarda possibili attentati c'era "un'attenzione particolare alla città di Roma". Roma perché, da come ritengono gli arrestati, la città per il Giubileo 'è sede di pellegrinaggio e dove i pellegrini trovano la forza di combattere gli islamici'. Nel 'mirino' della cellula vi sarebbe stata anche l'ambasciata d'Israele a Roma. 

Gip: allarme elevatissimo per Italia
Nell'ordinanza di custodia cautelare a carico di sei presunti affiliati all'IS, il gip di Milano Manuela Cannavale scrive che sono "di elevatissimo allarme i ripetuti riferimenti all'Italia come luogo di prossimi ed imminenti attentati, atteso che in tale paese non è ancora stato fatto nulla, sebbene sia il paese dei crociati". Tutti gli indagati, sottolinea il giudice, "sono o cittadini italiani o soggetti che hanno stabilmente vissuto in Italia per molti anni e che sono da tempo titolari di un permesso di soggiorno", Inoltre, "conoscono molto bene l'italiano e parti delle conversazioni sono in italiano". Uno dei mezzi di comunicazioni più utilizzati tra loro, hanno spiegato gli inquirenti in conferenza stampa, sono gli audio registrati che si spedivano via whatsapp.

Le foto dei bambini che inneggiano alla jihad
Tra gli elementi raccolti durante le indagini anche una foto che ritrare quattro bambini che indossano una tuta e con l'indice di una mano rivolto al cielo in atteggiamento che simboleggia l'esaltazione del martirio. I bambini sono i tre figli della coppia di Bulciago (Lecco) che ora risulta essere nel Califfato. Il quarto è il figlio di Oussama Khachia, operaio 30enne che sarebbe morto in Siria, dopo essersi unito all'Isis. Gli aspiranti combattenti erano in contatto con un'altra coppia di coniugi già residenti in provincia di Lecco, partiti verso la regione siro-irachena nel febbraio 2015, anch'essi raggiunti dall'odierno provvedimento cautelare così come una loro congiunta,  adoperatasi per mettere in contatto questi ultimi con gli aspiranti combattenti. 

Il messaggio Whatsapp dello sceicco
Sarebbe stato uno sceicco o un emiro dell'Isis, capace di parlare in "arabo dotto", a "dare l'ordine" di colpire Roma con un attentato. Ordine impartito attraverso una cantilena, definita dagli inquirenti un "poema bomba", e inviatoin un file registrato su Whatsapp a Abderrhaim Moutharrik, il marocchino residente a Lecco ed esperto di kick boxing arrestato questa mattina insieme alla moglie con l'accusa di terrorismo internazionale. Intermediario del messaggio è stato Koraici, partito a gennaio 2015 per la Siria insieme alla moglie Alice Brugnoli, 39enne italiana che si è convertita all'Islam radicale con il nome di Aisha, e ai suoi tre figli immortalati mentre inneggianno alla jihad sul proprio profilo Whatsapp: "Caro fratello Abderrahim, ti mando il poema bomba, ascolta lo sceicco e colpisci nel Paese in cui ti trovi". Stando a quanto è emerso dalle indagini, Koraici, esaltato dallo sceicco come "leone combattente", era pronto al martirio. Prima, però, voleva raggiungere la Siria per sistemare moglie e figli. Soltanto a quel punto sarebbe rientrato in Italia con l'intenzione di farsi esplodere a Roma, centro della cristianità.

I presunti jihadisti, ha spiegato il procuratore nazionale antiterrorismo Franco Roberti, agivano come "lupi solitari": dalle indagini non sono emersi contatti tra loro e altre cellule europee attive in Francia e Belgio.