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Coronavirus

Covid, in Cina i contagi fanno paura: al via test per 11 milioni di abitanti a Wuhan

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 La città cinese di Wuhan, dove è apparso il Covid-19 alla fine del 2019, testerà di nuovo tutti i suoi abitanti dopo la scoperta di alcuni casi di coronavirus, hanno annunciato oggi le autorità locali. Tre nuove infezioni di Covid-19 sono state confermate ieri in questa metropoli di 11 milioni di abitanti, toccata a sua volta da un focolaio della variante Delta del virus, apparso il mese scorso nell'est del Paese. I precedenti casi di Covid registrati a Wuhan risalgono al maggio 2020.
 
 
La città sulle rive dello Yangtze "sta rapidamente avviando uno screening PCR generalizzato di tutti i suoi abitanti", ha annunciato Li Tao, un funzionario del municipio, in una conferenza stampa. In totale, sette lavoratori di altre province sono risultati positivi al Covid-19, hanno detto le autorità ieri. Quattro di loro, tuttavia, non mostrano sintomi della malattia, riferisce l'Afp.
 
 La Cina, che ha annunciato di aver praticamente debellato l'epidemia dalla primavera del 2020, sta affrontando da qualche settimana la più diffusa recrudescenza del virus dallo scorso anno. Con almeno 300 nuove infezioni confermate in totale a luglio in tutto il paese, questa ondata di contagi rimane tuttavia molto contenuta, rispetto ai dati registrati in altri paesi. Questa nuova situazione epidemiologica è però importante in termini di estensione geografica: più di una dozzina di province sono ormai colpite, così come Pechino, la capitale, che domenica ha invitato i suoi abitanti a non lasciare la città se non per un motivo impellente.
 
Situazione critica in Libia

Intanto la situazione dell'epidemia di Covid nella zona centro meridionale della Libia è a un punto critico. Lo riferisce il Lybia Observer che cita fonti mediche locali. Mentre le autorità stanno cercando di arginare una nuova ondata di infezioni che stanno iniziando a mettere sotto pressione gli ospedali e i centri di isolamento, il Sabha Medical Center ha suonato il campanello d'allarme affermando che la situazione epidemica ha raggiunto un punto critico nella maggior parte delle aree del Sabha, nella zona centro meridionale del Paese. Sempre più persone soffrono di polmonite e le morti per Covid-19 stanno aumentando rapidamente, dice l'ufficio stampa del centro. L'ospedale sta lavorando a pieno ritmo cercando di tenere il passo con il forte afflusso di pazienti ma, purtroppo, molti hanno dovuto essere mandati via a causa della mancanza di letti e di ossigeno. "I pazienti stanno avendo difficoltà a trovare un posto letto ovunque nelle strutture di detenzione del Covid-19 in città, dato che tutti i letti del reparto Covid-19 del centro sono occupati, molti dei quali sono stati messi sotto respirazione salvavita" ha riferito un operatore sanitario. Un altro grave problema è costituito dalla mancanza di ossigeno. Molti pazienti hanno bisogno infatti di circa una bombola e mezza ogni 45 minuti. I sanitari hanno quindi rinnovato la richiesta alle autorità di garantire la fornitura continua di ossigeno al Sabha Medical Center. Il centro medico, infine, ha nuovamente esortato la popolazione a rispettare le misure precauzionali, la più importante delle quali è quella di rimanere a casa, specialmente quelli in contatto con casi infetti durante questa settimana.

In Israele convocato gabinetto di sicurezza

La pandemia di Covid  continua a diffondersi in Israele, malgrado alcune misure di contenimento adottate dal governo nei giorni scorsi. Ieri i nuovi contagi sono stati 3.818 (quasi il doppio rispetto ad una settimana fa), con un tasso di positività del 3,78 per cento. Il numero dei malati è salito a 22.345 e di questi 221 sono giudicati gravi. Il premier Naftali Bennett ha convocato per questa sera il gabinetto Covid e si accinge a discutere nuove misure.   Mentre le casse mutue riferiscono di una reazione molto positiva da parte degli 'over-60' alla offerta di ricevere una terza dose di vaccino Pfizer (gli iscritti sono secondo i media nell'ordine di decine di migliaia) non decolla invece la campagna principale e martellante del governo volta a convincere oltre un milione di israeliani di età superiore ai 12 anni ad immunizzarsi con le prime due dosi. Ieri queste vaccinazioni sono state appena 6.000. In questa fase le preoccupazioni immediate del governo riguardano il rientro di decine di migliaia di israeliani da vacanze all'estero, la apertura fra un mese dell'anno scolastico e le ricorrenze ebraiche concentrate a settembre.



In Russia 22mila contagi

 La Russia ha registrato 22.010 casi di Covid-19 nelle ultime 24 ore, in calo rispetto ai 23.508 del giorno precedente, e 788 decessi. Lo ha reso noto il Centro di risposta federale russo, citato dalla Ria Novosti, portando il conteggio complessivo dei contagi a 6.334.195. "Nell'ultimo giorno, sono stati confermati 22.010 casi di Covid-19 in 85 regioni russe, inclusi 1.799 casi (8,2%) senza sintomi clinici", ha affermato il Centro, aggiungendo che il tasso di aumento è sceso allo 0,35%. Mosca ha il maggior numero di nuovi casi con 1.952 infezioni giornaliere, in calo rispetto ai 3.330 del giorno prima.
 
Il Centro di risposta federale russo ha riportato inoltre 788 nuovi decessi legati al coronavirus, rispetto ai 785 del giorno precedente. Il bilancio complessivo delle vittime dall'inizio della pandemia nel Paese è ora pari a 160.925.Nelle stesse 24 ore, 18.963 pazienti Covid-19 sono stati dimessi dagli ospedali di tutto il Paese, rispetto ai 14.893 annunciati ieri. Il totale dei pazienti dimessi è ora di 5.659.746.

Israele verso quarantena per arrivi dall'estero
Il ministero della sanità ha chiesto la imposizione di una quarantena di una settimana in casa per quanti arrivano da una lista aggiornata di 42 Paesi, nei quali è adesso inclusa anche l'Italia. Lo ha anticipato la radio pubblica Kan. Il provvedimento - ha precisato - riguarderebbe anche i vaccinati e quanti sono guariti dal coronavirus. Alla luce della crescente diffusione della pandemia il ministero della sanità ha preparato un pacchetto di misure restrittive da approvare con urgenza per rallentare il ritmo dei contagi.Intanto fra i dirigenti israeliani resta diffusa la sensazione che sia di importanza critica una vaccinazione di massa fra un milione di israeliani che ancora - per ragioni varie - non si sono immunizzati.