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TECH

La rete

Fibra unica più vicina con accordo americano. Tim corre in borsa

L'ingresso del fondo Usa in Fibercop avrebbe l'ok del Governo. Si attende Cda Tim del 31. Sindacati scrivono a Conte: scelta che può segnare il futuro del nostro Paese. Liuzzi: problema di strategia. Meloni: no a stranieri o fondi speculativi che minino la sicurezza della PA o del nostro sistema industriale.

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Secondo indiscrezioni che arrivano da Piazza Affari, Tim sarebbe ormai vicina alla creazione di una rete unica di telecomunicazione. Nulla ancora è confermato ma quel che è certo è che oggi il titolo Tim segna in avvio un balzo fino al 5,2%, in controtendenza rispetto all'andamento negativo della Borsa di Milano.

Il fondo americano Kkr sarebbe a un passo dall'accordo per rilevare una quota di minoranza della rete secondaria di Tim. Un'operazione che potrebbe essere il preludio verso un accordo più grande, ossia quello di una rete unica che nascerebbe mettendo insieme tutta la rete di Telecom con Open Fiber, sotto la regia della Cdp. E c'è attesa per il Cda del 31 agosto.

Intanto secondo La Repubblica il premier Giuseppe Conte avrebbe usato le vie diplomatiche per confermare l'apertura del governo all'investimento di uno dei maggiori fondi infrastrutturali americani in Fibercop. A questo punto, spiega il quotidiano, appare improbabile che il governo blocchi l'operazione. Anzi, non è neppure detto che, prima che lo scorporo di Fibercop venga perfezionato, si giunga a un accordo più esteso sulla rete unica.

Il cda di Tim del 31 agosto dovrebbe dare così il via libera all'ingresso di Kkr in Fibercop, dove Cdp potrebbe investire al fianco del fondo Usa e di Fastweb. La mossa sarebbe un passo in avanti per poi fare quello successivo insieme a Open Fiber, di cui Cdp è azionista al 50%.

Per questo motivo i sindacati delle telecomunicazioni uniti, Slc Cgil Fistel Cisl e Uilcom Uil chiedono al premier giuseppe Conte un tavolo di confronto. "Le scelte che state compiendo in queste ore avranno dei risvolti sul progresso del paese ma anche sulla tenuta occupazionale di un comparto strategico che, soprattutto in una fase economica quale quella che stiamo attraversando, potrebbe invece candidarsi ad essere volano di sviluppo ed occupazione" scrivono in una lettera congiunta.
 
I sindacati sono convinti che "occorre un soggetto forte" e "questo compito lo può assolvere Tim" con Cdp rafforzata nell'azionariato, mantenendo l'attuale perimetro "attraverso il possesso della maggioranza delle azioni" ma anche "aperta da subito a tutti gli investitori interessati ai quali vanno garantiti poteri speciali".  Altre soluzioni, come scissioni, non permettono di competere con i colossi di Cina e Usa e " impensieriscono molto sul piano della tenuta occupazionale"

Il possibile accordo sulla rete unica nel nostro Paese apre ovviamente alle altre considerazioni politiche. "Il punto non è il loro ingresso. Il problema è di strategia, perché questo accorpamento è limitato: sarebbe basato sulla rete in rame, mentre noi vogliamo costruire una rete unica in fibra, con un'azienda che non gestisca sia le infrastrutture che l'erogazione dei servizi", ha detto il  sottosegretario allo Sviluppo economico Mirella Liuzzi sul possibile ingresso del fondo americano Kkr in Tim.

"Il cardine - ribadisce - è la presenza dello Stato, con una forte componente di Cdp. Che sia una nuova società o meno è secondario rispetto al ruolo statale, che deve essere di controllo e di gestione, con l'ingresso di tutti gli operatori che si occupano di telecomunicazioni. Non possiamo rischiare di dare la nostra Rete a un'azienda che un giorno potrebbe passare in mani straniere".

"Tim è una società fondamentale, per dipendenti e presenza sul territorio. E il nostro obiettivo - continua - è di coinvolgerla. Non mi sembra però che sia vicino un accordo tra Openfiber e Tim. Quando si raggiungerà un'intesa, la strada sarà in discesa". Non si tratta, precisa, di ingerenza dello stato in un'azienda privata perché, sostiene Liuzzi, "se la Rete deve essere un diritto di cittadinanza, come è diventato evidente in questi mesi di emergenza, deve esserci un interesse dello Stato, che deve investire e garantire la sicurezza dei dati".

Mentre sul tema della sicurezza, soprattutto nel campo del 5G, ricorda come "nel Consiglio dei ministri del 7 agosto il ministro Patuanelli ha presentato il regolamento con cui si deciderà quali enti, pubblici e privati, devono essere inseriti in una lista di soggetti strategici. Quelli, quindi, che dovranno rientrare nel perimetro cibernetico, con certi standard di sicurezza e sottoposti a un continuo monitoraggio", conclude Liuzzi.

"La nostra visione è chiara: la rete italiana di telecomunicazioni è un'infrastruttura strategica che deve essere unica, di proprietà pubblica e su cui gli operatori possono vendere i loro servizi in regime di libera concorrenza". E' il commento della leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni in una lettera al Corriere della Sera, interviene nel dibattito sulla creazione della rete unica. "Non vogliamo il ritorno al monopolio ma il più alto livello di competizione tra gli operatori sul terreno dei servizi offerti - ha sottolineato - Non vogliamo che potenti operatori stranieri o fondi speculativi possano minare la sicurezza delle nostre infrastrutture strategiche sulle quali viaggiano dati sensibili della PA o del nostro sistema industriale".

"Fino a poche settimane fa - ha spiegato la Meloni - sembrava già tutto deciso verso la nascita di una rete unica, non meglio specificata, con controllo in capo a Tim e il ripristino di un monopolio. Un modello su cui puntava il governo, senza tener conto di tutti gli aspetti del problema, dalla sicurezza alla salvaguardia del mercato."

"FdI ha interrotto un corso che sembrava inarrestabile e oggi la nostra proposta raccoglie sempre più consensi tra forze politiche di maggioranza e opposizione. È la stessa visione che abbiamo anche su tutte le altre reti e infrastrutture strategiche: la proprietà deve essere pubblica mentre la gestione può essere pubblica o privata, purché nel rispetto della concorrenza e dell'interesse nazionale. Per questo - ha sottolineato - non c'è nulla che debba essere deciso in fretta, magari per rispondere a pressioni derivanti da impegni tra imprese. Tim valuti autonomamente cosa intende fare ed esprima la sua posizione. Vivendi, il suo principale azionista, può oltretutto godere di cospicui risparmi, visto che fa affari con la Cina e ha venduto appena poche settimane fa una delle sue più importanti società, per circa sei miliardi di euro, ad una cinese".

"Noi crediamo però - ha spiegato il leader di FdI - che le scelte sul futuro della rete non possano dipendere da quelli di aziende straniere, anche se potenti. L'Italia deve guardare ai propri interessi nazionali. L'Italia ha tutte le carte in regola per lanciare un modello che può essere capofila a livello europeo: rete unica, pubblica e non verticalmente integrata, così come indicato dalla Commissione europea. È un dibattito cruciale per il futuro della nostra Nazione, che non possiamo trascurare".