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ECONOMIA

Da Berlusconi a Monti

Lettera Bce, tre anni fa l'estate rovente dello Spread

Il 5 agosto del 2011 il governatore della Banca Centrale Europea Mario Draghi, insieme al suo predecessore Jean Claude Trichet, invia al governo italiano una missiva nella quale indica le riforme necessarie al Paese, per "tranquillizzare i mercati" ed evitare pericoli alla "stabilità dell'Area Euro". Da quel momento comincia una lunga crisi che porterà alle dimissioni di Silvio Berlusconi e alla nascita del governo Monti

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di Mario De Pizzo
Rating, spread, default. Il 5 agosto 2011 erano le parole più pronunciate, non solo negli uffici di Francoforte, Bruxelles e Roma. Da quel momento gli italiani cominciarono a familiarizzare - con qualche preoccupazione - con il differenziale di rendimento tra i titoli di stato italiani e tedeschi, lo "spread" appunto, e con i giudizi sulla solvibilità emessi da Standard & Poor's, Fitch e Moody's (le tre sorelle del rating) e il rischio del crack finanziario.

Lo spread, il differenziale Btp - Bund, a gennaio 2011 si attestava a 173 punti. Da giugno, la pericolosissima ascesa. 301 punti l’11 luglio, 389 punti il 4 agosto.
Il giorno dopo, il governatore della Banca Centrale europea Mario Draghi e il suo predecessore Jean Cluade Trichet inviarono al governo italiano una lettera indicando le "riforme necessarie" perché il Paese riacquistasse "credibilità sui mercati" ed evitasse di "destabilizzare l'intera Area Euro". Il board della Bce chiedeva interventi urgenti, alcuni da assumere "per decreto": anticipare il pareggio di bilancio, ridurre deficit e spesa, riformare il diritto del lavoro e la contrattazione collettiva, innalzare l'età pensionabile, introdurre l'obbligo di sostenibilità di bilancio in Costituzione, liberalizzare mercati e professioni, riformare l'assetto istituzionale della Repubblica.

La lettera Trichet - Draghi, i contenuti
Essenzialmente, l'Eurotower chiedeva al ministro dell'Economia Tremonti e al premier Silvio Berlusconi di "anticipare il pareggio di bilancio al 2013, con un fabbisogno netto dell'1% nel 2012, principalmente attraverso tagli di spesa". La lettera indicava questa strada: "È possibile intervenire ulteriormente nel sistema pensionistico, rendendo più rigorosi i criteri di idoneità per le pensioni di anzianità e riportando l'età del ritiro delle donne nel settore privato rapidamente in linea con quella stabilita per il settore pubblico, così ottenendo dei risparmi già nel 2012".  Il board della Bce suggeriva inoltre di introdurre una "clausola di riduzione automatica del deficit che specifichi che qualunque scostamento dagli obiettivi di deficit sarà compensato automaticamente con tagli orizzontali sulle spese discrezionali". Draghi e Trichet sottolineavano così le sfide principali per il Paese: "L'aumento della concorrenza, particolarmente nei servizi, il miglioramento della qualità dei servizi pubblici e il ridisegno di sistemi regolatori e fiscali che siano più adatti a sostenere la competitività delle imprese e l'efficienza del mercato del lavoro". Tra le riforme, caldeggiate, "il sistema di contrattazione salariale collettiva, permettendo accordi al livello d'impresa", "la liberalizzazione dei servizi pubblici locali e professionali", "una accurata revisione delle norme che regolano l'assunzione e il licenziamento dei dipendenti, stabilendo un sistema di assicurazione dalla disoccupazione e un insieme di politiche attive per il mercato del lavoro". "Vista la gravità dell'attuale situazione sui mercati finanziari - proseguiva la missiva - consideriamo cruciale che tutte le azioni elencate siano prese il prima possibile per decreto legge, seguito da ratifica parlamentare entro la fine di Settembre 2011. Sarebbe appropriata anche una riforma costituzionale che renda più stringenti le regole di bilancio".   

L'evoluzione politica, Monti a Palazzo Chigi
Dopo aver ricevuto la lettera, il premier Silvio Berlusconi e il ministro dell'Economia Giulio Tremonti convocano una conferenza stampa, nella quale "ammettono di dover riscrivere la legge di bilancio", licenziata un mese prima. Gli sforzi del governo non tranquillizzano i mercati. Il venir meno della maggioranza alla Camera, nel giorno del voto sul rendiconto dello Stato, fanno sì che il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi rassegni le dimissioni l'otto novembre.  Il 9 novembre 2011 lo spread tocca la quota record di 552 punti base. Lo stesso giorno il capo dello Stato Giorgio Napolitano nomina Mario Monti senatore a vita  e gli conferisce l’incarico di formare un governo tecnico. Con il nuovo governo, lo spread scende a 368 punti il 6 dicembre 2011. A fine anno, subisce una risalita, fino ai 528 punti dell’ultima seduta del 2011. Nei mesi successivi, si registra una "consistente discesa". Oggi, a tre anni da quei picchi, il differenziale Btp - Bund si attesta a 157 punti. 

La lettera e le riforme varate: "Salva Italia", "Crescitalia", "Aspi", "Pensioni", "Dl lavoro"
I primi provvedimenti del governo Monti si muovono nel solco tracciato dalla lettera della Bce. Con il decreto "Salva Italia", viene innalzata "l'età pensionabile". Da ricordare, le lacrime dell'allora ministro del Welfare Elsa Fornero, nella conferenza stampa di presentazione, versate mentre chiedeva "sacrifici" agli italiani. Il trattamento di disoccupazione viene sostituito dall'Aspi, successivamente rivista anche dal Dl Poletti, varato dal governo Renzi. I decreti "Cresci Italia" intervengono sulla liberalizzazione dei servizi e delle professioni. Anche il governo Letta e Renzi vareranno provvedimenti in tal senso. Nel luglio 2012 il Parlamento ratifica i trattati europei su fiscal compact e pareggio di bilancio, che impongono la sostenibilità finanziaria. 

Pil, debito pubblico e deficit dal 2011 ad oggi
Nel 2011 l'Italia registrò un aumento del Pil dello 0,4%, con un rapporto tra il debito e la ricchezza prodotta al 120,1%.  L'anno seguente, il Pil crolla a -2,4% e il rapporto col debito pubblico schizza al 127%. Nel 2013 i due indicatori si attestano rispettivamente a -1,9% e 132%. Per quest'anno, le stime vedono una crescita della ricchezza dello 0,3%. Il rapporto tra il deficit di esercizio annuo e il Pil nel 2011 era al 3,9% - oltre il limite del 3, fissato dai trattati europei. Da allora è tornato sotto questo tetto.