MONDO
Le reazioni della comunità internazionale
Gli Usa: Yanukovic ritiri le forze. Diplomazia Ue al lavoro
I ministri degli Esteri di Francia, Germania e Polonia a Kiev per incontrare Yanukovic e i leader dell'opposizione. A Bruxelles il vertice con gli altri omologhi dell'Unione Europea, convocato da Catherine Ashton. Gli Stati Uniti lavoreranno con l'Ue per individuare i responsabili delle violenze

Continuano gli sforzi della comunità internazionale per mettere fine all'escalation di violenze. Mentre a Kiev i ministri degli Esteri francese, polacco e tedesco incontrano il presidente Yanukovic e i leader dell'opposizione, a Bruxelles è in corso il vertice straordinario convocato dall'Alto Rappresentante per gli Affari Esteri Catherine Ashton. La Casa Bianca fa sapere che lavorerà con l'Ue per individuare i responsabili delle violenze e si dice "indignata dalle immagini delle forze di sicurezza ucraine che usano armi automatiche contro il loro stesso popolo".
La cancelliera tedesca Angela Merkel ha fatto sapere di aver chaimato Yanukovic per invitarlo ad una tregua concordata. La Gran Bretagna convoca al Foreign Office l'ambasciatore ucraino a Londra, Volodymyr Khandogiy. Il ministro degli esteri Emma Bonino dal Belgio chiarisce che l'Europa valuterà anche un possibile sostegno umanitario. Bonino precisa che nel Consiglio straordinario Ue saranno discusse misure come "sanzioni sui visti, spero un embargo sulle armi e la questione degli assetti finanziari". Sui destinatari delle misure chiarisce "chi ha potere ha più responsabilità, questo è un principio che dovremmo far valere sempre".
La risposta dalla Russia: la minaccia di sanzioni personali contro le autorità ucraine da parte dell'Occidente è "un ricatto". Lo ha affermato il ministro degli Esteri russo, Serghiei Lavrov, citato dall'agenzia Interfax. Il Cremlino ha disposto, su richiesta di Yanukovic, l'invio din emissario russo a Kiev per partecipare ai tentativi di mediazione, in corso, alla presenza della troika europea.
La troika europea a Kiev fino a venerdì
In una Kiev in fiamme i ministri degli Esteri francese, polacco e tedesco - Laurent Fabius, Radoslaw Sikorski e Frank-Walter Steinmeier - hanno incontrato prima il presidente Yanukovic poi i tre leader dell'opposizione Arseniy Yatsenyuk, Vitaliy Klitschko e Oleh Tyagnybok. I tre ministri hanno annullato il rientro a Bruxelles (dove avrebbero dovuto partecipare al vertice straordinario convocato dalla Ashton) per fermarsi ancora nella capitale, dove saranno raggiunti da un delegato russo. Con Yanukovic avrebbero discusso, per ben 5 ore, di una possibile road map per uscire dalla crisi che da mesi insaguina il paese. Al termine del vertice la decisione, twittata da Fabius: "Ci sarà ''la revoca dei visti e la sorveglianza, nonché il congelamento dei beni di un certo numero di responsabili".
Barroso: basta spargimenti di sangue
Lo ha scritto su Twitter, il presidente della Commissione Europea, al termine di un incontro con il primo ministro della Repubblica Ceca: bisogna evitare assolutamente nuovi spargimenti di sangue in Ucraina, è una priorità assoluta.
Mosca: non cancelleremo gli aiuti ma non siate zerbini
La Russia non annullerà la seconda tranche di aiuti economici all'Ucraina che ha fatto esplodere la protesta lunedì scorso ma - fanno sapere dal Cremlino - verranno inviati solo quando la situazione sarà sotto controllo. Lunedì le violenze avevano subito un'impennata quando Mosca aveva annunciato che entro la settimana sarebbero arrivati 2 miliardi di dollari. Dalla Russia arriva però il monito al governo a "non trasformarsi in uno zerbino".
Usa: tolto il visto a 20 persone
Sono 20 le persone coinvolte nelle violenze in Ucraina per le quali Washington ha deciso di imporre un bando ai visti d'ingresso negli Stati Uniti. Lo ha detto
l'ambasciatore americano a Kiev, Geoffrey Pyatt.
Il fronte interno: fine della tregua
Secondo alcuni non è mai cominciata. Di sicuro c'è che è finita la tregua proclamata mercoledì da Yanukovic arrivata dopo una giornata costellata da cadaveri e massacri. Dopo il suo rifiuto di discutere in Parlamento la proposta dell'opposizione di ridurre i suoi poteri e il fallimento dei negoziati di martedì, le violenze e gli scontri hanno raggiunto il livello più cruento dall'inizio della rivolta, a novembre scorso. Il presidente ucraino a quel punto era stato indotto ad aprire una seconda tornata di colloqui con i tre leader dell'opposizione, al termine dei quali aveva dichiatao la tregua "per fermare il bagno di sangue". In parallelo, però, in una situazione di incertezza, ha sostituito il capo delle forze armate con un uomo a lui più fedele.
La cancelliera tedesca Angela Merkel ha fatto sapere di aver chaimato Yanukovic per invitarlo ad una tregua concordata. La Gran Bretagna convoca al Foreign Office l'ambasciatore ucraino a Londra, Volodymyr Khandogiy. Il ministro degli esteri Emma Bonino dal Belgio chiarisce che l'Europa valuterà anche un possibile sostegno umanitario. Bonino precisa che nel Consiglio straordinario Ue saranno discusse misure come "sanzioni sui visti, spero un embargo sulle armi e la questione degli assetti finanziari". Sui destinatari delle misure chiarisce "chi ha potere ha più responsabilità, questo è un principio che dovremmo far valere sempre".
La risposta dalla Russia: la minaccia di sanzioni personali contro le autorità ucraine da parte dell'Occidente è "un ricatto". Lo ha affermato il ministro degli Esteri russo, Serghiei Lavrov, citato dall'agenzia Interfax. Il Cremlino ha disposto, su richiesta di Yanukovic, l'invio din emissario russo a Kiev per partecipare ai tentativi di mediazione, in corso, alla presenza della troika europea.
La troika europea a Kiev fino a venerdì
In una Kiev in fiamme i ministri degli Esteri francese, polacco e tedesco - Laurent Fabius, Radoslaw Sikorski e Frank-Walter Steinmeier - hanno incontrato prima il presidente Yanukovic poi i tre leader dell'opposizione Arseniy Yatsenyuk, Vitaliy Klitschko e Oleh Tyagnybok. I tre ministri hanno annullato il rientro a Bruxelles (dove avrebbero dovuto partecipare al vertice straordinario convocato dalla Ashton) per fermarsi ancora nella capitale, dove saranno raggiunti da un delegato russo. Con Yanukovic avrebbero discusso, per ben 5 ore, di una possibile road map per uscire dalla crisi che da mesi insaguina il paese. Al termine del vertice la decisione, twittata da Fabius: "Ci sarà ''la revoca dei visti e la sorveglianza, nonché il congelamento dei beni di un certo numero di responsabili".
Les sanctions envisagées visent la privation de visas et la surveillance, le gel des avoirs d'un certain nombre de responsables #Ukraine
— Laurent Fabius (@LaurentFabius) February 20, 2014
Barroso: basta spargimenti di sangue
Lo ha scritto su Twitter, il presidente della Commissione Europea, al termine di un incontro con il primo ministro della Repubblica Ceca: bisogna evitare assolutamente nuovi spargimenti di sangue in Ucraina, è una priorità assoluta.
PM #Sobotka and I also exchanged views on #Ukraine. The immediate and urgent priority is to avoid further bloodshed and save human lives.
— José Manuel Barroso (@BarrosoEU) February 20, 2014
Mosca: non cancelleremo gli aiuti ma non siate zerbini
La Russia non annullerà la seconda tranche di aiuti economici all'Ucraina che ha fatto esplodere la protesta lunedì scorso ma - fanno sapere dal Cremlino - verranno inviati solo quando la situazione sarà sotto controllo. Lunedì le violenze avevano subito un'impennata quando Mosca aveva annunciato che entro la settimana sarebbero arrivati 2 miliardi di dollari. Dalla Russia arriva però il monito al governo a "non trasformarsi in uno zerbino".
Usa: tolto il visto a 20 persone
Sono 20 le persone coinvolte nelle violenze in Ucraina per le quali Washington ha deciso di imporre un bando ai visti d'ingresso negli Stati Uniti. Lo ha detto
l'ambasciatore americano a Kiev, Geoffrey Pyatt.
Il fronte interno: fine della tregua
Secondo alcuni non è mai cominciata. Di sicuro c'è che è finita la tregua proclamata mercoledì da Yanukovic arrivata dopo una giornata costellata da cadaveri e massacri. Dopo il suo rifiuto di discutere in Parlamento la proposta dell'opposizione di ridurre i suoi poteri e il fallimento dei negoziati di martedì, le violenze e gli scontri hanno raggiunto il livello più cruento dall'inizio della rivolta, a novembre scorso. Il presidente ucraino a quel punto era stato indotto ad aprire una seconda tornata di colloqui con i tre leader dell'opposizione, al termine dei quali aveva dichiatao la tregua "per fermare il bagno di sangue". In parallelo, però, in una situazione di incertezza, ha sostituito il capo delle forze armate con un uomo a lui più fedele.