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MONDO

I dati Eurostat

Ue: nel 2020 lo smart working è passato dal 5 al 12,3%, l'Italia al 12,2%

Le donne sono più degli uomini, Finlandia prima nel lavoro a domicilio

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 Le misure di distanziamento sociale introdotte in risposta alla pandemia di Covid-19 hanno costretto molte persone a lavorare da casa. Nel 2020, il 12,3% degli occupati di età compresa tra 15 e 64 anni nell'Ue ha lavorato da casa, sebbene questa quota fosse rimasta costante intorno al 5% negli ultimi dieci anni. E' quanto risulta dai dati pubblicati dell'Eurostat.

La percentuale italiana nel 2020 è stata del 12,2%. Negli anni precedenti, la quota di lavoratori autonomi che lavorava abitualmente da casa era stata costantemente superiore a quella dei lavoratori dipendenti. Tuttavia, il divario si è ridotto nel 2020 poiché la quota dei dipendenti in smart working è aumentata dal 3,2% nel 2019 al 10,8%, mentre la quota dei lavoratori autonomi è aumentata in misura minore: dal 19,4% nel 2019 al 22% nel 2020.

Vi sono tendenze diverse a seconda dell'età e del sesso dei lavoratori. Nel 2020, una quota maggiore di donne (13,2%) ha riferito di lavorare abitualmente da casa rispetto agli uomini (11,5%). Rispetto ad altre fasce di età, nel 2020 i giovani avevano meno probabilità di lavorare da casa: solo il 6,3% di quelli di età compresa tra 15 e 24 anni, rispetto al 13% di quelli di età compresa tra 25-49 e il 12,4% di quelli di età compresa tra 50 e 64 anni.

Per quanto riguarda i Paesi, la Finlandia, con il 25,1% è in cima alla lista degli Stati membri dell'Ue per il lavoro a domicilio. Seguono Lussemburgo (23,1%) e Irlanda (21,5%). Al contrario, le percentuali più basse di lavoratori da casa sono state segnalate in Bulgaria (1,2%), Romania (2,5%), Croazia (3,1%) e Ungheria (3,6%).