MONDO
Il presidente ha firmato la legge
In Uganda per i gay c'è l'ergastolo
Il presidente Museveni ha firmato la norma criticata da Paesi occidentali e gruppi per i diritti umani. Previsti fino a 14 anni di carcere per i condannati per la prima volta e l'ergastolo per i recidivi di "omosessualità aggravata"

Chi è omosessuale in Uganda rischia 14 anni di carcere, ma solo se condannato per la prima volta. Se si è condannati per "omosessualità aggravata", cioè in recidiva, si rischia l'ergastolo. È questo il contenuto della controversa legge firmata oggi dal presidente Yoweri Museveni, una norma criticata duramente da molti Paesi occidentali.
Rimossa la pena di morte
Il provvedimento prevedeva inizialmente la pena di morte per i casi ritenuti più gravi, ma questo punto è stato rimosso dopo le pressioni della comunità internazionale. Alcuni Paesi europei avevano minacciato di tagliare gli aiuti per l'Uganda e il presidente Usa Barack Obama aveva chiesto a Museveni di non firmare la legge, affermando che la normativa complicherebbe le relazioni tra con Washington.
Kampala: "Indipendenti dall'Occidente"
Ma dalla capitale è arrivata a stretto giro la risposta alla minaccia occidentale di tagliare gli aiuti: "L'Uganda darà prova della propria indipendenza di fronte alle provocazioni dell'Occidente", ha scritto in una lettera al Parlamento lo stesso Museveni. Un mese fa, il presidente aveva definito i gay "anormali" e le lesbiche "affamate di sesso" a causa di matrimoni con uomini sbagliati.
Le persecuzioni
Nel Paese africano l'omofobia è in crescita, alimentata da un corrispondente aumento di cristiani evangelici, che si rifanno all'organizzazione della confessione negli Stati Uniti. Gay e lesbiche sono costretti ad affrontare quotidianamente molestie e aggressioni, come l'attivista David Kato, ucciso nel 2011 nella propria abitazione dopo che un quotidiano aveva pubblicato una lista in cui, tra le altre, comparivano la sua foto e il suo indirizzo di casa sotto un titolo agghiacciante: "Impiccateli".
Rimossa la pena di morte
Il provvedimento prevedeva inizialmente la pena di morte per i casi ritenuti più gravi, ma questo punto è stato rimosso dopo le pressioni della comunità internazionale. Alcuni Paesi europei avevano minacciato di tagliare gli aiuti per l'Uganda e il presidente Usa Barack Obama aveva chiesto a Museveni di non firmare la legge, affermando che la normativa complicherebbe le relazioni tra con Washington.
Kampala: "Indipendenti dall'Occidente"
Ma dalla capitale è arrivata a stretto giro la risposta alla minaccia occidentale di tagliare gli aiuti: "L'Uganda darà prova della propria indipendenza di fronte alle provocazioni dell'Occidente", ha scritto in una lettera al Parlamento lo stesso Museveni. Un mese fa, il presidente aveva definito i gay "anormali" e le lesbiche "affamate di sesso" a causa di matrimoni con uomini sbagliati.
Le persecuzioni
Nel Paese africano l'omofobia è in crescita, alimentata da un corrispondente aumento di cristiani evangelici, che si rifanno all'organizzazione della confessione negli Stati Uniti. Gay e lesbiche sono costretti ad affrontare quotidianamente molestie e aggressioni, come l'attivista David Kato, ucciso nel 2011 nella propria abitazione dopo che un quotidiano aveva pubblicato una lista in cui, tra le altre, comparivano la sua foto e il suo indirizzo di casa sotto un titolo agghiacciante: "Impiccateli".