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MONDO

L'intervento attraverso il legale

Regeni, la famiglia: "Non era uomo dei servizi segreti"

I familiari smentiscono "che Giulio sia stato un agente". Intanto proseguono le indagini, due le ipotesi investigative contrastanti: ucciso per minare i rapporti tra Italia e Cairo, oppure colpito perché rappresentava gli interessi di Usa e Gb nel paese. Sentiti due vicini di casa del giovane

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Il Cairo, vicino casa di Giulio Regeni
Il Cairo
La famiglia Regeni "smentisce categoricamente ed inequivocabilmente che Giulio sia stato un agente o un collaboratore di qualsiasi servizio segreto, italiano o straniero". I genitori del ricercatore friulano intervengono attraverso il proprio legale e sottolineano che "provare ad avvalorare l'ipotesi che Giulio Regeni fosse un uomo al servizio dell'intelligence significa offendere la memoria di un giovane universitario che aveva fatto della ricerca sul campo una legittima ambizione di studio e di vita". Intanto continuano ad ampio raggio le indagini sulla morte di Giulio Regeni. Al vaglio dei carabinieri del Ros e dei poliziotti dello Sco c’è soprattutto il pc del giovane ricercatore. Dall’analisi del contenuto emerge che Giulio archiviava scrupolosamente e con cura quasi manicale tutti i dati di cui veniva a conoscenza. Nomi, indirizzi, numeri di telefono appuntamenti. Il lavoro di Giulio al Cairo era a ritmi serrati e sempre si peritava di informare  amici e docenti dei suoi progressi. Come nell’ultima mail, del 15 gennaio, alla sua tutor all’università di Cambridge, la professoressa Maha Abdelrahman. Nel messaggio Giulio descriveva la riunione sindacale alla quale aveva partecipato l’11 dicembre e registrava “Un malcontento molto diffuso tra i lavoratori ma che fino ad oggi stentava a prendere forme in iniziative concrete”. A un amico, interrogato dal pm Sergio Colaciocco, aveva detto - dieci giorni prima della sua scomparsa - di aver fissato un appuntamento importante per il suo lavoro.

Due nuovi testimoni
Sarebbero due inquilini del palazzo in cui viveva Regeni i due testimoni sentiti oggi dagli inquirenti. I due sarebbero stati ascoltati per chiarire le circostanze della presunta richiesta di informazioni sul ricercatore fatta da alcuni sconosciuti nei giorni precedenti alla scomparsa di Giulio. La circostanza è stata riferita nei giorni passati da altri testimoni la cui attendibilità è ancora al vaglio degli inquirenti. Nulla è trapelato però quanto ai contenuti dell'interrogatorio. 

Le ipotesi
Una delle ipotesi su cui si lavora è che qualcuno possa averlo tradito, e venduto le sue informazioni. Che per un motivo ancora da chiarire Giulio, che studiava i movimenti di sindacali di opposizione al governo, avesse raccolto dati che potevano essere interpretati come  una minaccia per qualcuno.
 
Ma nelle pieghe delle indagini si fa avanti anche un’altra ipotesi, e cioè che l’omicidio del ricercatore sia un messaggio al presidente Al  Sisi da parte dei gruppi di opposizione. Un modo per minacciare le relazioni economiche strette dal presidente egiziano con il nostro paese. Un grimaldello per cercare di rompere l’accordo stretto con l’Eni per lo sfruttamento del giacimento petrolifero di Zhor. Ipotesi questa che si fonda soprattutto sulla tempistica dell’omicidio (in quei giorni al Cairo c’era la ministra per lo sviluppo economico Guidi e una delegazione di imprenditori italiani giunti in Egitto per chiudere accordi di cooperazione)  e sul fatto che il corpo del ricercatore è stato ritrovato con evidenti segni di tortura. Se fosse stato il regime a ucciderlo – si dice – il cadavere sarebbe stato fatto sparire.
 
Ma per gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, che stanno mandando avanti le loro indagini, questa ipotesi non è credibile. Anzi sono convinti che l’omicidio di Regeni sia un messaggio al mondo accademico anglosassone che attraverso le università e i suoi centri studi nonché le sue società di analisi viene visto dall’Egitto come una presenza “scomoda”, una sorta di “intelligence parallela” che si cela dietro le istituzioni universitarie. E forse Regeni  poteva rappresentare tutto questo, studioso dell’American University, Cambridge e anche consulente, per un anno nel 2013, della Oxford Analityca una società specializzata in analisi globale per multinazionali, istituzioni finanziarie e governi.