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TECH

Alla Federico II il primo master universitario su Programmazione e umanesimo

Il rettore dell'università di Napoli: "Le competenze digitali hanno bisogno della cultura"

Sarà l'Università Federico II di Napoli il partner di Apple nel corso di formazione di sviluppatori di app dell'azienda californiana, il primo in Europa. La conferma è arrivata direttamente dal rettore dell'Ateneo, Gaetano Manfredi, che, dopo averci raccontato nei dettagli la collaborazione, ci parla anche dell'ecosistema che si è creato alla Federico II per formare gli studenti con competenze per la 'riprogrammazione umanistica dei sistemi digitali', con un Master di primo livello, a partire da quest'anno

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di Celia GuimaraesNapoli
La notizia dell'appertura del centro di sviluppo Apple a Napoli ha fatto il giro del mondo sia per l'elemento novità, sia per le prospettive di lavoro. Ma finora non si era saputo molto altro: con chi, da quando, chi potrà accedervi, quanti sviluppatori saranno formati? Siamo andati a chiederlo direttamente al rettore dell'Università Federico II, l'Ateneo partner di Apple, a parlare con il rettore Gaetano Manfredi, che ci ha ufficializzato la notizia e raccontato nei particolari come è nata la collaborazione tra americani e italiani.

Terra di navigatori e sviluppatori
"L'Europa è la patria di alcuni degli sviluppatori più creativi al mondo e siamo entusiasti di aiutare la prossima generazione di imprenditori in Italia ad acquisire le competenze necessarie per avere successo", aveva detto lo scorso gennaio Tim Cook, l'amministratore delegato di Apple, in occasione dell'annuncio.

L'economia legata alle app è in grande ascesa: basti pensare che in Europa, solo da Apple Store, gli sviluppatori hanno ricavato più di 10 miliardi di euro dalla produzione per gli iPhone e gli iPad. Il mercato di lavoro quindi è potenzialmente enorme. Le app possono aiutare le tecnologie a raggiungere e superare il 5% del Pil ma soprattutto contribuiscono attivamente a trasformare il 95% dell'economia tradizionale, afferma Paolo Barberis, consigliere per l'Innovazione del presidente del Consiglio Matteo Renzi

E Napoli, con l'apertura del primo centro europeo Apple per lo sviluppo delle app, sarà il primo centro di formazione a garantire una certificazione di valore, una sorta di 'bollino blu Apple'.

Parallelamente al corso di formazione, dedicato a studenti ed esperti in informatica, l'Università Federico II ha altri percorsi formativi, in particolare 'Codic-@',  il primo Master universitario italiano su convergenze digitali e comunicazione, il cui bando di ammissione scade ad aprile.  

"Questo Master - ci spiega il rettore Manfredi - rientra tra le iniziative generali di cui quella di Apple è un pezzo di un percorso più articolato di collaborazione con piu aziende. Il Master prevede diverse borse di studio garantite dai partner pubblici e privati per formare figure professionali innovative"


"Le discipline sono di tipo informatico-tecnologico e discipline di tipo umanistico, sociologico, economico, della scienza della comunicazione - prosegue il rettore - e serviranno a formare professionisti con strumenti sia tecnologici che culturali. Oggi viviamo nei mondo dei big data e di internet delle cose, che richiedono appunto strumenti culturali molto innovativi".


 

"Questo cambiamento epocale richiede anche grandi cambiamenti culturali che rendano i cittadini protagonisti, rileva Gaetano Manfredi.  Altrimenti si andrà verso una élite della conoscenza che renderà questi processi poco democratici e in questo il ruolo dell’universita è fondamentale".


 
Il rettore dell'Univeristà Federico II vede anche un futuro in cui gli smartphone avrano sempre più un ruolo da protagonista nella nostra vita quotidiana, ecco perché le app, che sono una loro peculiarità, saranno sempre più necessarie e mirate verso singoli utilizzi.

"Lo smartphone diventerà sempre più non solo punto di accesso per l’informazione ma anche per i servizi; è una grande opportunità ma trasforma l’economia perché fa scomparire una serie di intermediari e trasforma anche le abitudini perché rende le persone più tracciabili. Questo ci porta delle opportunità ma anche dei rischi, come quello della tutela della privacy dei cittadini", conclude Manfredi.