ITALIA
Domani i funerali del pensionato
Uomo picchiato da baby gang, il 4 maggio 'Marcia per la civiltà' a Manduria
Il corteo partirà "dalla zona delle scuole, perchè - si precisa in una nota della Pro Loco - riteniamo che sia da lì che occorre ripartire. Lì, nei ragazzi, c'è il nostro miglior futuro". Due le Procure che hanno aperto un fascicolo. I ragazzini coinvolti si difendono: "Abbiamo sbagliato non ci rendevamo conto del male che stavamo facendo"

Una "Marcia per la civiltà". Si terrà il prossimo 4 maggio a Manduria, dopo il tragico episodio del 66enne aggredito e vessato per mesi - forse per anni - da un gruppo di giovani, e deceduto in ospedale dopo aver subito due interventi chirurgici nel giro di pochi giorni per suturare una perforazione gastrica e per una emorragia intestinale. A organizzarla la Pro loco, Confcommercio, scuole, parrocchie e movimenti civici della città. Il pensionato era stato ricoverato il 6 aprile, accompagnato dal 118 su richiesta della Polizia, che lo aveva trovato nel suo appartamento in precarie condizioni psico-fisiche.
Dalle indagini è emerso che l’uomo era stato picchiato, rapinato e bullizzato. Sono 14 (12 minorenni e due maggiorenni) gli indagati dalla Procura per i minorenni e dalla Procura ordinaria. "Le nefaste note vicende di cronaca - sottolinea la Pro Loco in una nota - dipingono una Città che francamente non riconosciamo e, soprattutto, in cui non ci identifichiamo". Il corteo partirà "dalla zona delle scuole, perchè - si precisa - riteniamo che sia da lì che occorre ripartire. Lì, nei ragazzi, c'è il nostro miglior futuro".
Due le Procure che hanno aperto un fascicolo. Si attende l'esito dell'autopsia
A chiarire le cause del decesso e eventuali responsabilità, sarà l’autopsia. Sono due le procure che hanno aperto un fascicolo per i reati di omicidio preterintenzionale, stalking, lesioni personali, rapina, violazione di domicilio e danneggiamento. Il procuratore della Repubblica presso il tribunale dei minori ha aperto un fascicolo a carico di 12 minorenni coinvolti negli episodi di violenza. Anche la procura della Repubblica ha aperto un fascicolo e indaga su due giovani, uno di 19 e l’altro di 22 anni. I magistrati chiederanno al medico legale di fare luce sulle cause che, dopo 18 giorni di agonia, hanno portato al decesso dell’uomo, ex dipendente dell’arsenale, che viveva a solo in casa in condizioni di disagio psichico. Al vaglio degli investigatori ci sarebbero alcuni video, fatti circolare su «WhatsApp», in cui i giovani si riprendono mentre sottopongono la vittima ad atroci violenze. La vittima, secondo quanto trapelato, era stata scelta con cura perché mite e indifesa.
Ragazzi si difendono: "Abbiamo sbagliato"
"Io non l'ho mai toccato, ero nella chat, anzi nelle chat. Ma era solo per ridere che facevamo girare quei video, mica lo volevamo morto". Il ragazzino senza barba non somiglia ai soliti bulli, parla in dialetto stretto a tratti incomprensibile mentre racconta delle chat su whatsapp che raccoglievano i video e i messaggi sul "pacciu", il "matto" del paese. Era il loro divertimento Antonio Stano, e ora che è morto i ragazzini allargano le braccia e si dicono increduli. Pure lui, che 17 anni ancora non li ha compiuti e dopo scuola gioca a calcio.
Il "leader" del branco è poco più grande di lui, ma non ancora maggiorenne, nei filmati che il ragazzino mostra ma non vuole inviare ruba il televisore in casa della vittima. Ma lui no: lui è uno di quelli che davanti ai poliziotti e agli inquirenti giura: "Ho sbagliato, non mi rendevo conto del male che stavamo facendo, non ho avuto la forza di fermarli perché, in fondo, lo facevano tutti". "Papà e mamma lo sapevano dove andavi quando uscivi con gli altri del gruppo?", "No, uscivamo ma io non facevo niente. Passavo il tempo" risponde prima di rientrare in casa, in una stradina dove pure la chiesa è deserta, chiusa, accecata da un sole che qui già scalda come in piena estate.
"Gli orfanelli" si chiamavano in una chat su whatsapp, tutti con una mamma e un papà che li aspettavano a casa mentre loro si scrivevano in dialetto: "Come lo hanno combinato il pazzo", "Ragà, chi ha preso le trecento euro le tiri fuori". Aggressioni, rapine, danneggiamenti, botte che Stano subiva, secondo tanti a Manduria, addirittura da anni.
Educatore oratorio: "Ho hiamato le forze dell'ordine, i genitori, ma senza risultati"
"Personalmente - ha scritto sulla sua bacheca ha scritto su Facebook un educatore del vicino oratorio dopo la morte del 66enne - ho ripreso tante volte i ragazzi che bullizzavano il signore, chiamato le forze dell'ordine e chiamando i genitori, ma senza risultati. Ora provo dispiacere per l'uomo, ma anche per i ragazzi che, ahimè hanno perso l'occasione di vivere serenamente la propria età come tanti altri. Mi piacerebbe che da queste occasioni i centri come l'oratorio, le strutture di aggregazione sociale, potessero avere una rivalutazione da parte delle famiglie che devono sentirsi scomodate nel bene e per il bene dei propri figli".
Domani i funerali
Una veglia stasera alle 20.15 nella parrocchia Don Bosco a Manduria ricorderà Antonio Cosimo Stano, il 66enne vittima della baby gang e morto il 23 aprile scorso dopo un ricovero durato tre settimane. Lo ha annunciato don Dario al termine della messa, aggiungendo che i funerali si terranno domani alle 10 nella chiesa del Rosario, a Manduria.
Dalle indagini è emerso che l’uomo era stato picchiato, rapinato e bullizzato. Sono 14 (12 minorenni e due maggiorenni) gli indagati dalla Procura per i minorenni e dalla Procura ordinaria. "Le nefaste note vicende di cronaca - sottolinea la Pro Loco in una nota - dipingono una Città che francamente non riconosciamo e, soprattutto, in cui non ci identifichiamo". Il corteo partirà "dalla zona delle scuole, perchè - si precisa - riteniamo che sia da lì che occorre ripartire. Lì, nei ragazzi, c'è il nostro miglior futuro".
Due le Procure che hanno aperto un fascicolo. Si attende l'esito dell'autopsia
A chiarire le cause del decesso e eventuali responsabilità, sarà l’autopsia. Sono due le procure che hanno aperto un fascicolo per i reati di omicidio preterintenzionale, stalking, lesioni personali, rapina, violazione di domicilio e danneggiamento. Il procuratore della Repubblica presso il tribunale dei minori ha aperto un fascicolo a carico di 12 minorenni coinvolti negli episodi di violenza. Anche la procura della Repubblica ha aperto un fascicolo e indaga su due giovani, uno di 19 e l’altro di 22 anni. I magistrati chiederanno al medico legale di fare luce sulle cause che, dopo 18 giorni di agonia, hanno portato al decesso dell’uomo, ex dipendente dell’arsenale, che viveva a solo in casa in condizioni di disagio psichico. Al vaglio degli investigatori ci sarebbero alcuni video, fatti circolare su «WhatsApp», in cui i giovani si riprendono mentre sottopongono la vittima ad atroci violenze. La vittima, secondo quanto trapelato, era stata scelta con cura perché mite e indifesa.
Ragazzi si difendono: "Abbiamo sbagliato"
"Io non l'ho mai toccato, ero nella chat, anzi nelle chat. Ma era solo per ridere che facevamo girare quei video, mica lo volevamo morto". Il ragazzino senza barba non somiglia ai soliti bulli, parla in dialetto stretto a tratti incomprensibile mentre racconta delle chat su whatsapp che raccoglievano i video e i messaggi sul "pacciu", il "matto" del paese. Era il loro divertimento Antonio Stano, e ora che è morto i ragazzini allargano le braccia e si dicono increduli. Pure lui, che 17 anni ancora non li ha compiuti e dopo scuola gioca a calcio.
Il "leader" del branco è poco più grande di lui, ma non ancora maggiorenne, nei filmati che il ragazzino mostra ma non vuole inviare ruba il televisore in casa della vittima. Ma lui no: lui è uno di quelli che davanti ai poliziotti e agli inquirenti giura: "Ho sbagliato, non mi rendevo conto del male che stavamo facendo, non ho avuto la forza di fermarli perché, in fondo, lo facevano tutti". "Papà e mamma lo sapevano dove andavi quando uscivi con gli altri del gruppo?", "No, uscivamo ma io non facevo niente. Passavo il tempo" risponde prima di rientrare in casa, in una stradina dove pure la chiesa è deserta, chiusa, accecata da un sole che qui già scalda come in piena estate.
"Gli orfanelli" si chiamavano in una chat su whatsapp, tutti con una mamma e un papà che li aspettavano a casa mentre loro si scrivevano in dialetto: "Come lo hanno combinato il pazzo", "Ragà, chi ha preso le trecento euro le tiri fuori". Aggressioni, rapine, danneggiamenti, botte che Stano subiva, secondo tanti a Manduria, addirittura da anni.
Educatore oratorio: "Ho hiamato le forze dell'ordine, i genitori, ma senza risultati"
"Personalmente - ha scritto sulla sua bacheca ha scritto su Facebook un educatore del vicino oratorio dopo la morte del 66enne - ho ripreso tante volte i ragazzi che bullizzavano il signore, chiamato le forze dell'ordine e chiamando i genitori, ma senza risultati. Ora provo dispiacere per l'uomo, ma anche per i ragazzi che, ahimè hanno perso l'occasione di vivere serenamente la propria età come tanti altri. Mi piacerebbe che da queste occasioni i centri come l'oratorio, le strutture di aggregazione sociale, potessero avere una rivalutazione da parte delle famiglie che devono sentirsi scomodate nel bene e per il bene dei propri figli".
Domani i funerali
Una veglia stasera alle 20.15 nella parrocchia Don Bosco a Manduria ricorderà Antonio Cosimo Stano, il 66enne vittima della baby gang e morto il 23 aprile scorso dopo un ricovero durato tre settimane. Lo ha annunciato don Dario al termine della messa, aggiungendo che i funerali si terranno domani alle 10 nella chiesa del Rosario, a Manduria.