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ITALIA

Il caso

Uranio impoverito e tumori dei soldati, "nesso certo". La "Sindrome dei Balcani" ha un colpevole

Si conferma la strada del risarcimento per i militari che si sono ammalati al ritorno dalle missioni in Iraq, Balcani, Afghanistan e Libano. La sentenza della Corte d'Appello di Roma sul caso di un sottufficiale morto di cancro dopo la missione in Kosovo

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La causa è l'esposizione all'uranio, l'effetto l'insorgenza di tumori. E' una sen­tenza sto­rica quella emessa, a carico del mini­stero della Difesa, dalla Corte d'appello di Roma in cui viene decre­tata la "ine­qui­vo­ca­bile cer­tezza" del nesso causale tra espo­si­zione a ura­nio impo­ve­rito e insor­genza di malat­tie tumo­rali.

"Un macigno giuridico"
Per l'Osservatorio Mili­tare - che segue da un decen­nio l'argomento - la sen­tenza è "un maci­gno giu­ri­dico che si abbatte sul mini­stero della Difesa. Che rischia di schiacciare defi­ni­ti­va­mente ogni ten­ta­tivo di con­fon­dere, nascon­dere la determinazione di chi ha voluto far luce e dare giu­sti­zia ai 317 mili­tari morti e gli oltre 3600 malati cau­sati da una espo­si­zione senza mezzi di pro­te­zione in zone bombardate da ura­nio impoverito".

La sentenza della Corte d'appello
La sen­tenza della Corte d'appello di Roma rico­no­sce ai fami­liari del mili­tare dece­duto per can­cro, con­tratto in seguito al ser­vi­zio rico­perto nella mis­sione inter­na­zio­nale in Kosovo tra il 2002 e il 2003, il risar­ci­mento di un milione di euro ai quali si aggiun­gono danni morali e danni per il ritar­dato paga­mento.

Oltre 30 le sentenze
Ad oggi sono oltre 30 le sen­tenze a carico del mini­stero della Difesa, di cui la maggior parte ormai defi­ni­tive, che danno ragione a mili­tari ita­liani amma­la­tisi o familiari di mili­tari dece­duti. Sen­tenze che segnano la sto­ria del cosid­detto caso "Sin­drome dei Bal­cani" scop­piato nel 2001 con l'emergere dei primi casi di mili­tari italiani amma­la­tisi o dece­duti al rien­tro dalle mis­sioni in Bosnia Erze­go­vina e Kosovo.

I bombardamenti Nato
I due Paesi erano stati bom­bar­dati dalla Nato, nel 1995 e nel 1999, con pro­iet­tili all'uranio impo­ve­rito, come emerse dalle mappe dei siti bom­bar­dati, rese pub­bli­che dalla Alleanza atlantica in diverse fasi tem­po­rali tra il 2001 e il 2003. Dalle mappe risulta, ad esem­pio, che in Kosovo nel 1999 la zona posta sotto pro­te­zione del contin­gente ita­liano fu una delle più bom­bar­date: 50 siti per un totale di 17.237 proiettili.