MONDO
Momenti di terrore ad Annapolis
Usa. Entra in redazione imbracciando un fucile e uccide 5 persone: mi hanno diffamato
L'uomo si era sentito screditato da un articolo del 2011 della Capital Gazette in cui si riferiva della sua ammissione di colpevolezza in un processo per la persecuzione di una donna sui social media. Sale intanto la polemica dopo che Milo Yiannopoulos, noto provocatore dell'estrema destra, ex redattore del sito Breibart di Steve Bannon, l'ex stratega della Casa Bianca di Donald Trump, pochi giorni fa aveva scritto: "Non vedo l'ora che squadre di vigilantes comincino a sparare ai giornalisti".

Sono cinque i morti e due i feriti nella sparatoria avvenuta ad Annapolis nella redazione della Capital Gazette, un quotidiano locale del Maryland. L'autore della strage, il 38enne Jarrod Ramos, aveva citato il quotidiano in tribunale, ma aveva perso nel 2015. Ramos si era sentito diffamato da un articolo del 2011, in cui si riferiva della sua ammissione di colpevolezza in un processo per la persecuzione di una donna sui social media.
Le persone rimaste uccise sono Rebecca Smith, un'assistente alle vendite appena assunta, e quattro giornalisti: Wendi Winters, John McNamara, Geradl Fishman e Rob Hiaasen. Quattro sono morti sul posto, mentre una quinta vittima è deceduta in ospedale.
La sparatoria è iniziata poco dopo le tre del pomeriggio. Armato con un fucile da caccia e bombe fumogene, Ramos ha fatto irruzione in redazione sparando attraverso la porta a vetri. "Non c'è niente di più terrificante che sentire gli spari mentre sei nascosto sotto la scrivania e poi sentire il rumore della ricarica dell'arma", ha raccontato su twitter il reporter Phil Davis, sopravvissuto alla strage. In un breve reportage pubblicato 45 minuti dopo la sparatoria sul sito del quotidiano, il giornalista ha poi parlato di una scena da "zona di guerra" e di una situazione "che mi sarà difficile descrivere per un po'".
La polizia, giunta rapidamente sul posto, ha arrestato il killer, che si era nascosto sotto una scrivania. Gli agenti hanno evacuato l'edificio dove si trovavano circa 170 persone, impiegate anche in altre società. La sparatoria aveva provocato scene di panico. Ci sono state diverse chiamate alla polizia, ma anche messaggi disperati mandati alle persone più care. Chiusa in una stanza con quattro colleghi, la 27enne Karen Burd, neo assunta in una società di consulenza fiscale, ha raccontato con le lacrime agli occhi di "aver cominciato a pregare". "Credevo fosse arrivata la mia ora", ha aggiunto. "C'è uno sparatore in azione. Ti amo", ha scritto alla figlia, l'impiegata di un altro ufficio, Rayne Foster.
Polemiche per invito Yiannopoulos a sparare ai giornalisti
Nel clima di emozione dopo la strage in un quotidiano di Annapolis, in Maryland, molti media americani ricordano oggi le scioccanti minacce contro i giornalisti pronunciate solo pochi giorni fa da Milo Yiannopoulos, noto provocatore dell'estrema destra, ex redattore del sito Breibart di Steve Bannon, l'ex stratega della Casa Bianca di Donald Trump.
"Non vedo l'ora che squadre di vigilantes comincino a sparare ai giornalisti", aveva scritto Yiannopoulos al giornalista Davis Richardson del New York Observer, che gli aveva chiesto un commento per un pezzo su un ristorante da lui frequentato. Lo stesso messaggio è stato inviato a Will Sommer del Daily Beast, che ne ha parlato in suo articolo. Yiannopoulos ha poi postato una immagine dell'articolo su Instagram, ricevendo 7mila like. Dopo la sparatoria, Yiannopoulos si è difeso su Facebook dicendo che la sua era una "risposta provata" a due "reporter ostili".
Le persone rimaste uccise sono Rebecca Smith, un'assistente alle vendite appena assunta, e quattro giornalisti: Wendi Winters, John McNamara, Geradl Fishman e Rob Hiaasen. Quattro sono morti sul posto, mentre una quinta vittima è deceduta in ospedale.
La sparatoria è iniziata poco dopo le tre del pomeriggio. Armato con un fucile da caccia e bombe fumogene, Ramos ha fatto irruzione in redazione sparando attraverso la porta a vetri. "Non c'è niente di più terrificante che sentire gli spari mentre sei nascosto sotto la scrivania e poi sentire il rumore della ricarica dell'arma", ha raccontato su twitter il reporter Phil Davis, sopravvissuto alla strage. In un breve reportage pubblicato 45 minuti dopo la sparatoria sul sito del quotidiano, il giornalista ha poi parlato di una scena da "zona di guerra" e di una situazione "che mi sarà difficile descrivere per un po'".
La polizia, giunta rapidamente sul posto, ha arrestato il killer, che si era nascosto sotto una scrivania. Gli agenti hanno evacuato l'edificio dove si trovavano circa 170 persone, impiegate anche in altre società. La sparatoria aveva provocato scene di panico. Ci sono state diverse chiamate alla polizia, ma anche messaggi disperati mandati alle persone più care. Chiusa in una stanza con quattro colleghi, la 27enne Karen Burd, neo assunta in una società di consulenza fiscale, ha raccontato con le lacrime agli occhi di "aver cominciato a pregare". "Credevo fosse arrivata la mia ora", ha aggiunto. "C'è uno sparatore in azione. Ti amo", ha scritto alla figlia, l'impiegata di un altro ufficio, Rayne Foster.
Polemiche per invito Yiannopoulos a sparare ai giornalisti
Nel clima di emozione dopo la strage in un quotidiano di Annapolis, in Maryland, molti media americani ricordano oggi le scioccanti minacce contro i giornalisti pronunciate solo pochi giorni fa da Milo Yiannopoulos, noto provocatore dell'estrema destra, ex redattore del sito Breibart di Steve Bannon, l'ex stratega della Casa Bianca di Donald Trump.
"Non vedo l'ora che squadre di vigilantes comincino a sparare ai giornalisti", aveva scritto Yiannopoulos al giornalista Davis Richardson del New York Observer, che gli aveva chiesto un commento per un pezzo su un ristorante da lui frequentato. Lo stesso messaggio è stato inviato a Will Sommer del Daily Beast, che ne ha parlato in suo articolo. Yiannopoulos ha poi postato una immagine dell'articolo su Instagram, ricevendo 7mila like. Dopo la sparatoria, Yiannopoulos si è difeso su Facebook dicendo che la sua era una "risposta provata" a due "reporter ostili".