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Coronavirus

Vaccini, Dompè: "Criticità iniziali erano prevedibili, presto avremo moltissimi sieri"

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"I vaccini non ci mancheranno e questo ping pong di polemiche quotidiane crea solo ansia. La criticità c'è stata in partenza e ce la trascineremo ancora per quattro, al massimo otto settimane. A maggio di vaccini ne avremo davvero molti e da giugno in poi moltissimi, su questo nessun esperto, anche solo minimamente, può dubitare. Il ritardo iniziale era da mettere nel conto. Le industrie farmaceutiche hanno lavorato al buio, per portarsi avanti hanno attrezzato gli impianti ancora prima che il lavoro clinico fosse terminato. E' stata una rivoluzione concettuale".
 
 Lo afferma, in una intervista al Giornale, Sergio Dompé, titolare dell'omonima azienda farmaceutica, a capo della task force per la Salute e le scienze della vita del B20, il Business Summit che a luglio metterà nelle mani del G20 un pacchetto di raccomandazioni per una sanità del post-Covid più efficace e sostenibile. "E' stata una scommessa e non era scritto che sarebbe stata vinta, sia pure con qualche inevitabile inciampo tecnico - prosegue l'ex presidente di Farmindustria -. E a proposito di fabbriche di vaccini, mi lasci dire una cosa. Assisto alla discussione che dovremmo impiantarne anche in Italia. Si figuri se da imprenditore non sono d'accordo. Ma usiamo la testa. Per allestirne una, a correre davvero, passa un anno tanto è la complicanza di mettere insieme progettualità e migliaia di parti impiantistiche non tutte di facile reperibilità. Poi arrivano i collaudi e i controlli, diciamo a essere veloci altri sei mesi. Data la disponibilità di vaccini che ci sarà nel mondo tra diciotto, ventiquattro mesi, arriveremmo lunghi e forse anche vecchi per via dell'infinità di varianti che appariranno sulla scena. Oggi le grandi case farmaceutiche stanno già lavorando e investendo sul post Covid. Ci sono già evidenze, ma altre ne emergeranno, che la malattia - mi riferisco a quella in forma grave - può lasciare conseguenze non solo a livello polmonare, ma anche cardiologico o neuromotorio. Come dopo una guerra dobbiamo essere pronti a curare i reduci". Ricorda poi che in un anno sono stati sfornati 400mila studi scientifici sul Covid e ci sono 4.900 studi clinici autorizzati, i vaccini in via di sviluppo sono 63 ed un centinaio i farmaci, per cui si può dire altrettanto.
 
"Riguardo la pandemia - conclude - nel giro di tre mesi la situazione potrebbe essere sotto controllo e nel giro di sei totalmente sotto controllo. Il che non vuole dire che la malattia scomparirà, diventerà come l'HIV, che è ancora pericoloso e tra noi, ma il mix tra comportamenti corretti e terapie efficaci l'hanno reso gestibile" e "questa è l'occasione buona per riorganizzare a livello mondiale la ricerca e dare rapidità di produzione e accesso ai pazienti per i medicinali innovativi anche in altri campi. Il Covid, non dimentichiamolo, non ha spazzato via il problema delle patologie tumorali, cardiologiche e neurologiche, anzi le ha peggiorate per i minori screening effettuati a causa del Covid".