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Coronavirus

Vaccini, Italia arranca: in settimana non più di 200mila al giorno

In attesa del siero di Johnson &Johnson e di raggiungere l'obiettivo di 500mila vaccinazioni al giorno, si tenta risalita con l'arrivo di oltre 333mila dosi di Moderna e i nuovi stock di Pfizer previsti, mentre mercoledì prossimo ne arriveranno altre 279mila da AstraZeneca. La capacità di inoculazione nel Paese è di circa il doppio rispetto alle quantità di siero a disposizione

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I piani in ballo sono tanti: dall’aumento di strutture dove effettuare le inoculazioni, al coinvolgimento delle farmacie all’arrivo di nuovo personale medico- Ma nonostante gli sforzi la soglia delle somministrazioni non potrà andare oltre le 200mila al giorno anche in questa settimana: non ci sono abbastanza fiale per correre di più.
 
In attesa del siero di Johnson &Johnson e di raggiungere l'obiettivo di 500mila vaccinazioni al giorno, si tenta risalita con l'arrivo di oltre 333mila dosi di Moderna e i nuovi stock di Pfizer previsti, mentre mercoledì prossimo ne arriveranno altre 279mila da AstraZeneca.   I numeri dei carichi giunti finora sono però ancora troppo bassi rispetto all'aggiornamento delle cifre di inizio marzo: all'appello mancherebbero - secondo liste delle previsioni del primo trimestre - almeno 4 milioni di dosi, pur prevedendo l'arrivo di altre 2 milioni entro il prossimo 3 aprile (fino a questa data ne sarebbero dovute arrivare 15.694.998 milioni in tutto). Tutto ciò nonostante la capacità di inoculazione nel Paese - anche grazie all'accelerazione del Commissario per l'Emergenza Covid, Francesco Figliuolo - sia già di circa il doppio rispetto alle quantità di siero a disposizione.
 
Il Lazio, una delle regioni italiane più virtuose, ha già effettuato 800mila somministrazioni, circa quante fatte dalla Gran Bretagna in un solo giorno, dove si hanno a disposizione massicce quantità del siero di Oxford. Negli Usa, invece, sono state distribuite complessivamente già 124 milioni di dosi.
 
Ma l'Europa non cambia la sua impostazione: "Non avremo assolutamente bisogno - ha detto il commissario europeo Thierry Breton del vaccino Sputnik V. I russi hanno grandi difficoltà a produrlo e noi li aiuteremo nel secondo semestre, se ne avranno bisogno". L'Europa, ha spiegato il commissario, "ora è il continente che produce più vaccini" e il ritardo rispetto a Us ae Gran Bretagna, è "di sole tre settimane".   Sul fronte nazionale, proteste arrivano anche dai governatori: "con una mail alla Regione Liguria sono state tagliate circa 60 mila dosi di AstraZeneca, cioè il 60% delle consegne di aprile, facendo saltare tutta la programmazione", lamenta il ligure Giovanni Toti.  
 
L'arruolamento di personale intanto prosegue. Il ministero della Salute è pronto a far entrare in campo nuove forze, con164.800 medici (42mila sono quelli di famiglia, 38mila gli specializzandi, 7mila i pediatri, 14.800 gli specialisti ambulatoriali, 63mila gli odontoiatri), fino a 270mila infermieri e 19mila farmacie coinvolte. Ma su quest'ultimo caso la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici pone i suoi paletti: "il medico dev'essere presente in ogni sede vaccinale, comprese le farmacie e le parafarmacie" per raccogliere il consenso informato e garantire l'intervento in caso di necessità.  Le inoculazioni viaggiano in ogni caso a fasi alterne, connumeri sparsi anche in merito alle categorie immunizzate: la Toscana ad esempio - denuncia Stefano Mugnai, vicepresidente de lGruppo di Forza Italia alla Camera - è indietro (27%) sugli over80 mentre altri hanno raggiunto una copertura del 40-50% degli anziani. Anche per questo in programma c'è una piattaforma nazionale di supporto alle Regioni per le prenotazioni, di raccordo tra i vari territori e che possa omogeneizzare la campagna in tutto il Paese.