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Coronavirus

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Vaccini, somministrate 4 milioni di dosi. Draghi: prima dose a tutti

Draghi chiede un'accelerazione sui vaccini con una azione "coordinata" a livello europeo e apre alla possibilità di dare "priorità" alle prime dosi. Negli Stati Uniti la Food and drug administration autorizza il vaccino monodose johnson&johnson

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Superata la soglia dei 4 milioni di dosi di vaccino contro il Covid somministrate in Italia. Secondo i dati del commissario straordinario per l'emergenza sanitaria, aggiornato alle 03.08 di oggi, sono 4.074.575 gli italiani vaccinati con la prima dose, mentre sono 1.377.987 quelli che hanno avuto la doppia dose.

A partire dall'inizio della campagna vaccinale (il 31 di dicembre) sono state distribuite 5.830.660 dosi di vaccino, di cui 4.537.260 Pfizer/BioNTech, 244.600 Moderna e 1.048.800 Astrazeneca.   

Nel dettaglio, le dosi sono state somministrate a 2.303.030 operatori sanitari, 699.945 unità di personale non sanitario, 392.365 ospiti di strutture residenziali, 523.882 over 80, 55.108 unità delle forze armate e 100.245 unità di personale scolastico.

Adesso però il presidente del Consiglio, Mario Draghi, chiede un cambio di passo e un'accelerazione sui vaccini. Al suo debutto in Consiglio europeo ha ribadito che per "rallentare" la corsa delle mutazioni del virus occorre "aumentare le vaccinazioni" con una azione "coordinata" a livello europeo, "rapida e trasparente", aprendo alla possibilità di dare "priorità" alle prime dosi, anche alla luce della recente letteratura scientifica. 

​Le scorte accumulate ammontano al 30% della disponibilità totale al momento. Corrispondono circa a due milioni di dosi, da poter usare subito. E' la strategia seguita dal Regno Unito. 

Bertolaso: "Ridurre le ospedalizzazioni"
Segni di approvazione arrivano da Guido Bertolaso, coordinatore della campagna vaccinale lombarda: "Non è sufficiente procedere con le misure restrittive, bisogna usare le "armi" che ci sono e per questo la Lombardia intende puntare sul vaccino, somministrando la prima dose al maggior numero di persone anziché preferire il completamento del ciclo. Bertolaso ricorda lo "studio che dice che con la prima dose c'è copertura immunitaria. L'obiettivo con la prima dose è ridurre l'ospedalizzazione. E' ciò che dicono altri Paesi come Israele". Dunque, "bisogna subito puntare sulla prima dose. Se ho 100mila dosi di vaccino le uso per 100mila persone, non mi riduco a 50mila per poi fare il richiamo".

"Fermo restando che medici, infermieri e Rsa devono essere vaccinati, ci sta anche che si facciano gli over 80. Ma poi non si può continuare a scendere seguendo la fascia anagrafica", dice ancora Bertolaso. "Il Paese deve ripartire. Quindi sotto con chi lavora, chi sta in fabbrica, chi si muove, chi non ha potuto lavorare in questi mesi come bar e ristoranti". 

Silvio Garattini, presidente dell'Istituto farmacologico Mario Negri, in una intervista a Repubblica, sottolinea la necessità di garantire le dosi necessarie anche in futuro. "Servono fabbriche per i vaccini", dice.

Anche Galli, primario infettivologo dell'ospedale Sacco di Milano, si dice, anche se "con scarso entusiasmo", favorevole alla somministrazione solo della prima dose. I dati che vengono dall'esperienza israeliana sdoganano l'esperienza inglese, i dati dicono che la risposta alla prima dose già garantisce abbastanza, relativamente alla risposta immunitaria necessaria per contrastare l'infezione".

Resta fermo il fatto che la platea dei destinatari del vaccino va ampliata il più possibile e l'Europa, per Draghi, è chiamata a mettere in campo una linea più dura nei confronti delle "Big Pharma" che non rispettano gli impegni contrattuali. Poi c'è la carta della produzione nazionale del vaccino. Il percorso non è semplice ma per Draghi è più di un piano B. E' nella distribuzione dei vaccini, infatti, che, spiegano fonti di governo, l'Ue e anche l'Italia hanno mostrato maggiori difficoltà nella lotta alla pandemia.