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SALUTE

Vaccini, Zaia: "Veneto farà ricorso, obbligo è controproducente". Iss: criticità anche in Veneto

"La nostra scelta - ha tenuto a precisare il governatore veneto - non mette in dubbio l'importanza e l'utilità dei vaccini". L'obbligo vaccinale non è direttamente proporzionale alle vaccinazioni, in Veneto continua Zaia, prevale il modello dell'ascolto. Replica Ricciardi, presidente dell'Istituto superiore di sanità: criticità anche in Veneto, l'obbligo serve anche lì

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La Regione Veneto farà ricorso contro il decreto che prevede l'obbligatorietà dei vaccini. Ad annunciarlo il presidente Luca Zaia, secondo cui il rischio è di avere "una fuga" dalle vaccinazioni come risposta a fronte di un modello veneto "basato sull'ascolto che funziona, come dimostra il 92,6% di copertura che abbiamo". "La nostra scelta - ha tenuto a precisare il governatore - non mette in dubbio l'importanza e l'utilità dei vaccini".

"Questo decreto va addirittura oltre l'obbligatorietà, con misure coercitive", ha continuato Zaia. "Noi siamo davanti a un decreto che oggi è legge e ha efficacia giuridica e l'avrà ancora di più dopo la conversione. La posizione della Regione è non mettere in discussione il vaccino ma mettere in discussione alcuni aspetti del decreto. Abbiamo dato mandato all'avvocatura di impugnare davanti alla Corte Costituzionale", ha spiegato il governatore. "Non lo facciamo perché siamo contro ai vaccini: non incontro mamme che mi dicono no senza se e senza ma, ma mamme che sono preoccupate dal numero dei vaccini e dall'impossibilità di scegliere un programma vaccinale".

L'obbligatorietà, ha concluso Zaia, "non risolve il problema del dialogo con le famiglie e in Veneto l'abbiamo dimostrato". Dal 2007 ad oggi il Veneto è l'unica Regione che non ha l'obbligo vaccinale e ha scelto di "irrobustire il dialogo con i genitori", con una performance nelle vaccinazioni del 92,6%. "Questo dimostra che l'obbligo vaccinale non è direttamente proporzionale alle vaccinazioni", spiega il presidente del Veneto, ricordando che in 15 paesi in Europa l'obbligo non esiste. "La nostra preoccupazione è che un decreto che va oltre l'obbligo ci crei un abbandono. Noi non vogliamo che il ricorso sia visto come una posizione contro i vaccini. Siamo gli unici ad avere un'anagrafe digitale sul tema, con dati in tempo reale. L'impegnativa si fa su tutta una serie di fronti e per la lesa autonomia di una Regione che ha un suo programma vaccinale e un suo rapporto con i cittadini", ha concluso Zaia.

Iss: criticità anche in Veneto, obbligo serve
Anche in Veneto la situazione della copertura vaccinale presenta diverse criticità, pur avendo diversi indicatori migliori di altre regioni, quindi l'obbligo vaccinale a scuola è necessario anche lì. Lo scrive Walter Ricciardi, presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, in un editoriale sulla newsletter dell'Iss. "I dati di copertura vaccinale del 2016, appena pubblicati dal Ministero della Salute - sottolinea Ricciardi - mettono in evidenza che poca strada è stata fatta per risalire la china delle coperture vaccinali in Italia. Escluso il recupero di vaccinazioni come il meningocco B e C, fondato prevalentemente sulle emozioni suscitate dalle recenti discussioni mediatiche, la cultura della vaccinazione stenta ad affermarsi nel nostro paese nel suo significato più profondo e cioè quello della prevenzione e della tutela della salute di tutti. Soprattutto le vaccinazioni obbligatorie, infatti, si arrestano su una soglia di copertura che resta critica per la tutela della Salute Pubblica futura. Basti pensare che solo 6 regioni riescono a superare la soglia di sicurezza (95%) e 8, invece, sono addirittura sotto il 93% ma per tutte le altre restano differenze significative tra regione e regione che testimoniano ancora di più, se ce ne fosse bisogno, l'importanza di un indirizzo unico per tutto il Paese in materia di prevenzione primaria". Ed è proprio l'analisi approfondita di questi dati, sostiene Ricciardi, "a dimostrare la necessità delle misure urgenti espresse dal recente decreto che impone l'obbligo della vaccinazione a tutti i bambini a meno di specifiche e certificate controindicazioni.

Un'esigenza che riguarda anche regioni virtuose come il Veneto dove nel 2007 è stato sospeso l'obbligo vaccinale costruendo un sistema di monitoraggio sulle vaccinazioni promuovendo un'adesione consapevole all'offerta vaccinale. Questo sistema, però, non è riuscito a impedire un livello insoddisfacente di copertura proprio sulle vaccinazioni obbligatorie, che è infatti inferiore di oltre un punto rispetto alla media nazionale".

Tuttavia, "la copertura di vaccinazioni raccomandate come morbillo, parotite e rosolia è superiore di quasi due punti rispetto al resto d'Italia ma comunque inferiore al livello critico (95%), necessario per il raggiungimento dell'eliminazione del morbillo. Se questo, infatti, accade nel contesto di una regione dove pure c'è un'offerta vaccinale ampia e gratuita e dove c'è una particolare attenzione alla comunicazione e promozione della vaccinazione ciò significa che senza interventi mirati e omogenei sul territorio nazionale il rischio di un ulteriore calo delle coperture e quindi la dispersione di anni di campagne pubbliche di prevenzione è molto elevato". Il Veneto, spiega inoltre il presidente Iss, "risulta fra le poche regioni ad avere un recupero della copertura della vaccinazione esavalente inferiore al 5% a 36 mesi. Ciò significa che solo il 5% dei bambini non vaccinati secondo il calendario prestabilito si mette in pari con questa vaccinazione entro i tre anni. A differenza del resto d'Italia dove il recupero nella stessa fascia temporale avviene con percentuali intorno al 18%. Rendere obbligatori tutti i vaccini in questo contesto serve a fare chiarezza perché le vaccinazioni sono tutte importanti dappertutto e tutte insieme rappresentano un atto di responsabilità verso la salute pubblica. Siamo tutti convinti, come è negli obiettivi della Legge, che è auspicabile favorire un'adesione volontaria e che bisognerà lavorare per promuoverla soprattutto attraverso una corretta informazione. La situazione attuale, però, è ormai ferma da troppo tempo e non si può rischiare oltre. Serve dare indicazioni precise e regole certe. La priorità, adesso, è raggiungere la soglia di sicurezza per tutti".