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ITALIA

Dopo 5 mesi e mezzo di prigionia

Vanessa Marzullo: siamo dispiaciute, ma non siamo responsabili del nostro rapimento

Parla dalla sua casa di Verdello, in provincia di Bergamo, Vanessa Marzullo: ribadisce il dispiacere per la sofferenza causata ma non si sente, come l'amica, responsabile per il rapimento. E aggiunge: non dimentichiamo il massacro in corso in Siria ma non ripartiamo, aiuteremo da qui. 

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Vanessa Marzullo lo dice davanti alle televisioni nel secondo giorno in Italia davanti alla sua casa di Verdello, nella bergamasca: "Greta ha usato le parole perfette: ci dispiace per il dolore causato, ma non siamo responsabili del nostro rapimento. Siamo state cinque mesi e mezzo chiuse dentro".

Non e stato pagato un riscatto
Alla domanda sull'ipotesi del pagamento di un riscatto per la sua liberazione e quella di Greta Ramelli, Vanessa Marzullo dichiara di non credere che sia stato pagato un riscatto.

Difficile stare lontana da Greta
"È un po' difficile stare lontana da Greta, ma c'è la nostra famiglia e stiamo bene". Vanessa Marzullo parla del rapporto con l'amica e compagna di prigionia per oltre cinque mesie  racconta che si sono tenute per mano ogni giorno perché quello era l'unico gesto in grado di confortarle, quando temevano di non farcela. Per entrambe le giovani cooperanti oggi è il giorno del riposo insieme alle famiglie, se ci saranno festeggiamenti avverranno più tardi. 

Non torneremo in Siria, "aiuteremo da qui"
Vanessa Marzullo sorride amara alla domanda. No, né lei né Greta Ramelli torneranno a breve in Siria, cercheranno di aiutare stando a casa perchè non dimenticano "che c'è un massacro in corso". Ammette che "ci sono cose che non rifarebbe" ma ribadisce di essere partita solo per portare aiuto alla popolazione civile. 

Nessuna violenza, solo tanta paura
Dormivano su un materasso ma non su un letto ma per il resto sono state trattate bene, ribadisce Vanessa Marzullo, e non hanno subito violenza durante i 5 mesi in Siria.