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SCIENZA

Biologia ipotetica

Vita extraterrestre nel metano?

Una suggestiva ipotesi di un'équipe della Cornell University: ripensare al funzionamento delle cellule per cercare la vita nello spazio

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di Stefano LamorgeseRoma
Escludendo qualche lodevole eccezione, molto spesso quando si pensa alla vita extraterrestre - agli "alieni" - li si immagina antropomorfi, cioè con forme e proporzioni corporee non tanto dissimili da qualle umane.

E se anche non li si dipinge simili a noi terrestri nelle fattezze, certo si pone grande enfasi sull'acqua come ingrediente indispensabile per la vita.
Senz'acqua, niente vita: in base a questo "teorema", gli astronomi che scrutano e setacciano lo spazio la vanno a cercare solo là dove c'è o potrebbe esserci acqua.

Vita senz'acqua?
Ma c'è anche chi riflette sulla possibilità dell'esistenza di forme di vita capaci di fare a meno dell'acqua, di formarsi e proliferare in ambienti che sarebbero estremamente "ostili" per le forme di vita terrestri, quelle che conosciamo da vicino.

È il caso di un'équipe di studiosi che ha dato vita a un progetto di ricerca della Cornell University, il cui frutto è un documento molto interessante: "Membrane alternatives in worlds without oxygen: Creation of an azotosome" (Membrane alternative per mondi senza ossigeno: la Creazione di un azotosoma), realizzato da James Stevenson, Jonathan Lunine e Paulette Clancy.

Briciole di vita "aliena"
Partendo dal fatto che il 95% della membrana cellulare di qualsiasi cellula vivente sulla Terra - e che quindi a che fare con l'acqua - è costituito dalla doppia membrana fosfolipidica, gli scienziati si sono concentrati sulla possibilità di "disegnare" in laboratorio una cellula con una "pelle" diversa.

Vivere nel metano a -162°C
Si tratta di una membrana costituita da piccoli composti azotati organici, che è in grado di formarsi e di funzionare non nell'acqua ma nel metano liquido. Una pelle capace di resistere, quindi, a temperature criogeniche: a pressione atmosferica, infatti, il metano si presenta allo stato liquido alla temperatura di -162°C.

Utilizzando simulazioni molecolari, i tre studiosi della Cornell University hanno dimostrato che queste membrane, immerse in un solvente criogenico, hanno caratteristiche dinamiche paragonabili al doppio foglietto fosfolipidico che avvolge le cellule della vita terrestre.

Ma dove si trova un ambiente adatto?
Il bello è che una cellula rivestita da una membrana siffatta potrebbe prosperare - ma è solo un esempio - su Titano, la luna di Saturno nota agli studiosi per l'esistenza di mari di metano liquido sulla sua superficie.

Titano o no, l'ipotesi proposta da Stevenson, Lunine e Clancy apre alla ricerca della vita nello spazio una prospettiva nuova: ripensare la forma della vita, fin nei suoi più minuti dettagli funzionali, potrebbe veder aumentare esponenzialmente i luoghi nei quali andarla a cercare.