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TECH

Sfruttando una vulnerabilità

Usa, WhatsApp accusa società israeliana di hackeraggio

WhatsApp, la popolare applicazione di messaggistica di proprietà di Facebook, ha sporto denuncia negli Stati Uniti contro la società israeliana Nso, che ritiene responsabile di hackeraggio di attivisti per i diritti umani, dissidenti e giornalisti. Protesta Amnesty International

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WhatsApp (Ansa)
Ad essere hackerati sarebbero stati circa 1.400 smartphone, tra cui quelli di almeno 100 tra giornalisti, attivisti per i diritti umani, dissidenti politici e diplomatici. Secondo la Bbc e il Financial Times, WhatsApp accusa Nso di aver sfruttato una vulnerabilità interna al suo sistema per installare malware con l'obiettivo di spiare i suoi utenti.

La ditta israeliana, che produce software per la sorveglianza elettronica, ha respinto le accuse. Stando a WhatsApp, Nso "ha sviluppato i propri malware per avere accesso a messaggi e altre comunicazioni dopo averle decrittate sui device presi di mira".

L'attacco è avvenuto ad aprile e maggio e, secondo il comunicato diffuso dalla società acquistata da Facebook nel 2014, ha avuto tra le vittime "almeno 100 membri della società civile, cosa che rappresenta un inequivocabile abuso".

Gli utenti colpiti avevano numeri di diversi Paesi, tra cui Bahrain, Emirati Arabi e Messico, stando ai documenti presentati dall'accusa. WhatsApp ha annunciato che chiederà un'ordinanza restrittiva permanente che vieti alla Nso di utilizzare il suo servizio. "E' la prima volta che un provider di messaggi criptati presenta un'azione legale dei questo tipo", ha spiegato la stessa WhatsApp. "Combatteremo con vigore queste accuse", ha fatto sapere Nso, "il nostro unico scopo è fornire tecnologia alle autorizzate agenzie di intelligence governative e alle forze dell'ordine per aiutarle a combattere il terrorismo e il crimine".


La protesta di Amnesty
WhatsApp ha reso noto che è stato utilizzazto il software Pegasus, prodotto dall'azienda israeliana Nso Group, un virus che ha approfittato di una vulnerabilità, installandosi attraverso una chiamata via WhatsApp. Amnesty International ha ringraziato in un comunicato WhatsApp per aver preso l'iniziativa.

"Il modo migliore per impedire che i prodotti di Nso Group arrivino a governi intenzionati a farne cattivo uso è di revocare le licenze all'esportazione fornite all'azienda. Per questo motivo, la prossima settimana Amnesty International sosterrà un'azione legale promossa dalla comunità israeliana dei diritti umani presso il tribunale distrettuale di Tel Aviv per costringere il ministero della Difesa israeliano a sospendere le licenze", ha dichiarato Danna Ingleton, vicedirettrice di Amnesty Tech.

"Nso Group sostiene che il suo virus è stato creato per 'prevenire i reati e il terrorismo' ma in realtà questo suo invadente strumento di sorveglianza viene usato per compiere violazioni dei diritti umani".