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MONDO

L'editoriale

Wikileaks, il Washington Post: Assange non è eroe della stampa libera

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"Il signor Assange non è un eroe della stampa libera". Il Washington Post, in un articolo firmato dall'editorial board, si esprime così sulla figura del fondatore di WikiLeaks, arrestato ieri a Londra.

"Sì, WikiLeaks ha acquisito e pubblicato documenti segreti del governo, molti dei quali meritevoli di attenzione, come mostrato dal loro successivo utilizzo in articoli di giornale (compreso il Washington Post). Contrariamente a quanto previsto dalle norme del giornalismo, tuttavia, il signor Assange talvolta ha ottenuto tali documenti in maniera non etica, compreso, secondo un altro capo d'accusa federale svelato giovedì, il tentativo di aiutare l'ex militare statunitense Chelsea Manning a violare il sistema informatico riservato della difesa degli Stati Uniti", afferma il Washington Post.  "A differenza dei veri giornalisti -prosegue l'articolo- WikiLeaks ha riversato materiale in ambito pubblico senza alcuno sforzo per verificarne la fattualità o senza dare agli individui nominati l'opportunità di commentare".

"Né, inutile dirlo, un vero giornalista avrebbe collaborato con un complotto di un servizio di intelligence di un regime autoritario per nuocere a un candidato alla presidenza degli Stati Uniti e creare vantaggio ad un altro", scrive il Washington Post, affermando che "i documenti del partito democratico rubati dai russi sono diventati di dominio pubblico sotto l'etichetta di WikiLeaks".

Assange "potrebbe finire davanti ad un giudice negli Stati Uniti o in Svezia. Se queste democrazie lo gestiscono correttamente, il caso del signor Assange potrebbe concludersi come una vittoria per lo stato di diritto, non come la sconfitta delle libertà civili per la quale i suoi difensori hanno erroneamente lanciato l'allarme".