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ITALIA

L'omicidio di Yara

Caso Yara, Bossetti ha incontrato la moglie in carcere

La signora Marita continua a credere nell'estraneità del marito dal delitto di Brembate. Si va verso l'udienza del Riesame, al vaglio degli inquirenti i dati telefonici e la "storia" dell'autocarro dell'uomo
 

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Marita Comi ha incontrato stamani in carcere il marito Massimo Giuseppe Bossetti, accusato  dell'omicidio della tredicenne Yara Gambirasio. La donna è stata fatta entrare in carcere con dei particolari accorgimenti per evitare che la vedessero le numerose troupe televisive presenti. 

La donna non vedeva il marito dal 15 giugno quando è stato fermato e continua a difenderlo.

Il 15 giugno carabinieri e polizia si sono presentati nel cantiere in cui lavorava Bossetti per notificargli un decreto di fermo con un'accusa terribile: omicidio volontario aggravato dalle sevizie e crudeltà e dalla minorata difesa. Marita Comi continua a difenderlo: "Non può essere stato lui" e lo fa fino ad avvalersi della facoltà di non rispondere quando le viene chiesto chi aveva usato i due computer che avevano in casa e ora sono sotto sequestro. Per poterli "leggere" ci vorrà qualche tempo perché è necessario fare un "backup forense" dei pc e poi procedere con l'analisi dei dati alla presenza di un consulente della difesa.

I difensori di Bossetti, Silvia Gazzetti e Claudio Salvagni, i consulenti li stanno appunto scegliendo in vista dell'udienza davanti al Tribunale del riesame di Brescia. Udienza che appare sempre più probabile, anche perché i legali potrebbero anche depositare il ricorso e rinunciarvi, ma nel frattempo avrebbero accesso a tutti gli atti in mano alla Procura. Gli avvocati parlano di "elementi interessanti" per cercare di dimostrare l'estraneità di Bossetti al delitto e confermare quanto raccontato dal muratore davanti al gip, forse il muratore ha anche azzardato ipotesi su come il suo Dna sia finito sul corpo di Yara. "Quella sera ero a casa", aveva raccontato, mentre il suo telefonino, che agganciò la cella di Mapello alle 17.45 di quel 26 novembre 2010 per il muratore era "scarico" e non fu attivo fino alle 7.34 della mattina dopo.

Proprio il traffico telefonico è oggetto degli approfondimenti delle ultime ore da parte degli investigatori: perché l'utenza di Bossetti aggancia la cella di Mapello, ma non lascia traccia a Chignolo d'Isola, nel campo in cui Yara fu colpita alla testa con un corpo contundente e poi con un'arma da taglio per essere lasciata agonizzante? Forse l'apparecchio del muratore era stato lasciato a Mapello? L'entrata in scena di Bossetti impone insomma una rilettura anche di dati acquisiti subito dopo il ritrovamento del corpo: perché il cellulare di Yara non fu mai trovato, mentre la sim era nel giubbotto della ragazza, come la batteria che rimase sul luogo del delitto?    Ci sono, infine, le indagini degli agenti della Squadra mobile della questura di Bergamo sull'autocarro Iveco Daily del muratore.

Si sta cercando di ricostruire la "storia" di quel mezzo: se abbia subito modifiche dal 26 novembre di quattro anni fa, per paragonarne le caratteristiche a quelle immagini sbiadite registrate quel giorno dalle telecamere di una banca a Brembate che ritraggono un mezzo apparentemente simile.

Mozione di sfiducia contro Alfano del Movimento 5 Stelle
Il M5S ha depositato una mozione di sfiducia contro il Ministro dell'Interno Angelino Alfano per "la clamorosa 'svista' istituzionale dell'ex braccio destro di Berlusconi sul caso Yara". "Pur di millantare meriti", dice una nota,"non ha esitato a rivelare notizie riservate" sulla "svolta investigativa nel drammatico omicidio della povera ragazza".