24 marzo 1999: 17 anni fa l'inizio dei raid aerei della Nato in Kosovo
24 marzo 1999, inizia la Guerra in Kosovo, 78 giorni di bombardamenti Nato su obiettivi in Kosovo e in Serbia che si protrarranno fino a giugno. I raid dell’Alleanza, senza mandato Onu, iniziano la sera, dopo che l’ordine arriva dal Segretario Generale della Nato, Javier Solana. I bombardieri Nato decollano anche da quattro basi aeree in Italia e da unità navali nell’Adriatico.
La Serbia e il Kosovo si trasformano in morti e macerie, ad essere colpiti sono sia obiettivi militari sia obiettivi civili. Insieme alle basi e alle caserme crollano le case, le scuole, gli ospedali, gli edifici pubblici e i centri culturali. Anni più tardi, dei luoghi bombardati, resta un elenco sul sito della Nato, una gabbia di cifre in cui, a 17 anni di distanza, ancora non si sa quale sia il numero esatto delle vittime.
I morti, si stima, sono tra 1200 e i 2500, i feriti oltre 12 mila. Secondo i calcoli di alcuni economisti occidentali i danni materiali dei bombardamenti Nato sfiorano i 30 miliardi di dollari.
La fine dei bombardamenti
Bisogna aspettare il 10 giugno del 1999 per vedere la fine dei raid, con l’accordo di Kumanovo – in Macedonia, firmati il giorno prima – e la risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Milosevic accetta di ritirare le sue truppe dal Kosovo dove entrano 37 mila soldati Nato, le forze Kfor – ancora oggi presenti con 5 mila militari - arrivate da 36 Paesi – i più numerosi sono gli uomini mandati dall’Italia, dalla Germania, dagli Stati Uniti e dalla Francia. Secondo l’UNHCR, l’agenzia Onu per i rifugiati, da quel momento 230 mila serbi e rom hanno lasciato il Kosovo dove invece hanno fatto ritorno quasi 800 mila profughi albanesi.