24 ore con il Dottor Passeri: in prima linea tra casa e Ospedale Maggiore di Parma
Il viaggio fotografico di Domenico Stinellis per Associated Press, protagonista un medico internista in prima linea contro l'emergenza coronavirus Covid-19
Un giorno lungo dietro l'altro. Il Dottore Giovanni Passeri è uno dei medici in prima linea chiamato a fronteggiare l'emergenza coronavirus Covid-19. Turnista, con i prospetti orari che possono diventare indicativi da un momento all'altro. La reperibilità gioca brutti scherzi con il rischio di non staccare mai.
Siamo a Parma, all'Ospedale Maggiore: protagonista del reportage fotografico è un internista di 56 anni. Dalla sera del 7 Aprile alla mattina del 9, il fotografo Domenico Stinellis ha documentato una routine pesantemente cambiata dal virus. A casa la moglie e il figlio di dieci anni, al lavoro tanti suoi colleghi che come lui ogni giorno si espongono al contagio. Con 21 mila morti in Italia, tra questi diversi medici in corsia, "Inizia la mia esecuzione?" ripete sarcastico Passeri.
Una soffitta trasformata in camera da letto è diventata il suo appartamento privato. Un modo per tutelare la sua famiglia e soprattutto il piccolo Francesco. Niente abbracci, o dimostrazioni fisiche di affetto. In casa come al lavoro ci si barda con mascherine per giocare a carte e condividere un po' di tempo insieme. È un ciclo di "isolamento forzato" che prima o poi un vaccino o un farmaco dovrà interrompere. Si spera. La stessa speranza riposta nei disegni appesi all'ingresso dell'ospedale di Parma: "A tutti voi guerrieri, grazie".
Sono messaggi che tirano su il morale. Almeno per un attimo non passano nella mente le immagini di pazienti che restano senza fiato. Ed è così che la scrivania è preda di scatoloni di cartone contenenti cartelle cliniche. Da una parte ci sono i dimessi, dall'altra i decessi. Inizia il turno: maschera, occhiali, diverse paia di guanti, tre strati di camice protettivo, soprascarpe.
Siamo a Parma, all'Ospedale Maggiore: protagonista del reportage fotografico è un internista di 56 anni. Dalla sera del 7 Aprile alla mattina del 9, il fotografo Domenico Stinellis ha documentato una routine pesantemente cambiata dal virus. A casa la moglie e il figlio di dieci anni, al lavoro tanti suoi colleghi che come lui ogni giorno si espongono al contagio. Con 21 mila morti in Italia, tra questi diversi medici in corsia, "Inizia la mia esecuzione?" ripete sarcastico Passeri.
Una soffitta trasformata in camera da letto è diventata il suo appartamento privato. Un modo per tutelare la sua famiglia e soprattutto il piccolo Francesco. Niente abbracci, o dimostrazioni fisiche di affetto. In casa come al lavoro ci si barda con mascherine per giocare a carte e condividere un po' di tempo insieme. È un ciclo di "isolamento forzato" che prima o poi un vaccino o un farmaco dovrà interrompere. Si spera. La stessa speranza riposta nei disegni appesi all'ingresso dell'ospedale di Parma: "A tutti voi guerrieri, grazie".
Sono messaggi che tirano su il morale. Almeno per un attimo non passano nella mente le immagini di pazienti che restano senza fiato. Ed è così che la scrivania è preda di scatoloni di cartone contenenti cartelle cliniche. Da una parte ci sono i dimessi, dall'altra i decessi. Inizia il turno: maschera, occhiali, diverse paia di guanti, tre strati di camice protettivo, soprascarpe.