29 anni fa la strage del traghetto Moby Prince. Mattarella: "Ricordo incancellabile"
Mattarella: "Il ricordo del disastro in mare, il più grave per numero di vittime della nostra recente storia, è incancellabile non soltanto per quanti patirono lo strazio indicibile di veder spezzati gli affetti più cari, ma per l'intero popolo italiano"
Sono trascorsi 29 anni dalla notte in cui il traghetto Moby Prince si scontrò con la petroliera Agip Abruzzo, nella rada del porto di Livorno. Una tragedia che costò la vita a 140 persone tra passeggeri e membri dell'equipaggio. Un solo sopravvissuto: il mozzo Alessio Bertrand. I familiari delle vittime definirono la strage l''Ustica del mare': nessun colpevole, tanti misteri.
Quando ancora era in rada a Livorno, avvenne la collisione con la petroliera Agip Abruzzo, questa fu la prima nave soccorsa, nessuna vittima. Per quasi un'ora invece nessuno si accorse che il traghetto Moby Prince era alla deriva avvolto dalle fiamme. Errore umano e nebbia, le cause del disastro per le inchieste della magistratura. Una "verità"' che non ha mai accontentato i familiari e che non ha convinto la Commissione parlamentare d'inchiesta che nel gennaio 2018 ha pubblicato la relazione finale di 492 pagine. Secondo la Commissione, la più grande tragedia della marineria italiana non è avvenuta per colpa della nebbia o per l'imprudenza di un comandante. C'è stata poi una "sostanziale assenza di intervento" di soccorso che avrebbe potuto salvare diverse vite. E l'indagine della procura livornese è stata "carente e condizionata da diversi fattori esterni".
A due anni dalla relazione che ha riscritto gran parte della storia del disastro, i familiari delle vittime attendono gli esiti di due percorsi giudiziari, uno civile e l’altro penale, avviati in conseguenza.
Il primo contro lo Stato con citazione in giudizio del ministero della Difesa e del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, responsabili della Capitaneria di Porto di Livorno che, secondo la Commissione d’inchiesta, abdicò al suo ruolo di responsabile del soccorso in mare la notte tra il 10 e l’11 aprile 1991, attende la prima udienza rinviata a giugno a causa dell'emergenza coronavirus. Il secondo, in sede penale, è in mano alla Procura di Livorno, che ha riaperto le indagini.
L'anniversario
Quest'anno non ci sarà una commemorazione pubblica. "Ci rivolgiamo alle più alte cariche dello Stato affinché siate interpreti della nostra richiesta di non dimenticare le persone che hanno perso la vita a bordo del traghetto Moby Prince la sera del 10 aprile 1991 e della volontà dei familiari e delle istituzioni di perseguire nella ricerca della verità, e ciò, attraverso un Vostro diretto intervento sugli organi di informazione". È quanto scrivono i familiari delle vittime del Moby Prince al Capo dello Stato Sergio Mattarella, ai presidenti di Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, e Camera, Roberto Fico, al premier Giuseppe Conte e anche al governatore toscano Enrico Rossi e al sindaco di Livorno Luca Salvetti.
La richiesta contenuta nella lettera, firmata da Luchino Chessa, presidente dell'associazione 10 Aprile-Familiari vittime Moby Prince Onlus, da Angelo Chessa, presidente onorario della stessa associazione e da Loris Rispoli, presidente del Comitato 140 Familiari vittime Moby Prince, si lega al fatto che quest'anno, causa emergenza Coronavirus, "per la prima volta, ciascuno di noi affronterà da solo il peso ed il dolore della memoria e non potrà neppure condividere interrogativi e speranze sull'esito del lavoro che, finalmente, la magistratura ha riavviato a seguito del deposito dell'importante relazione della Commissione parlamentare d'inchiesta istituita nella precedente legislatura, le cui conclusioni hanno messo fortemente in discussione, per non dire smentito, l'esito dei processi penali".
Mattarella: "Ricordo incancellabile"
"Sono trascorsi ventinove anni da quella tragica collisione, nella rada del porto di Livorno, che costò la vita a 140 persone, passeggeri e componenti dell'equipaggio della Moby Prince. Il ricordo del disastro in mare, il più grave per numero di vittime della nostra recente storia, è incancellabile non soltanto per quanti patirono lo strazio indicibile di veder spezzati gli affetti più cari, ma per l'intero popolo italiano". Lo afferma il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
"In questo giorno di memoria, che l'emergenza sanitaria nazionale impedisce oggi di celebrare comunitariamente, desidero rinnovare la mia vicinanza ai familiari di quanti vennero travolti dallo schianto e dalle fiamme, e a coloro che ancora sono impegnati per giungere a una completa ricostruzione dei fatti, in modo da dissipare dubbi residui e incongruenze", sottolinea il Capo dello Stato aggiungendo che "la ricerca di una piena verità sulla tragedia, inaccettabile nelle sue modalità, resta un dovere civile che le istituzioni sono chiamate a perseguire. Le conclusioni della Commissione parlamentare d'inchiesta, istituita nella passata legislatura, possono contribuire a fornire risposte alle domande esigenti dei familiari, delle loro associazioni, della città di Livorno che della tragedia è stata testimone". "Al tempo stesso, il ricordo del disastro della Moby Prince impone a tutti, istituzioni e operatori, un rigoroso rispetto delle regole di sicurezza affinché il trasporto di passeggeri e di merci possa svolgersi secondo standard adeguati e con garanzie che costituiscono un pieno diritto", conclude Mattarella.
Senato: "Doveroso non dimenticare"
Il presidente del Senato Elisabetta Casellati ha ricordato il disastro navale del 10 aprile: "Le famiglie colpite dalla tragedia, così come l'intero Paese, ancora attendono di conoscere tutta la verità su quanto successo quella terribile notte al largo del porto di Livorno. Le Istituzioni - ha concluso - hanno il dovere di non dimenticare e di non lasciare nulla di intentato affinché venga fatta piena luce sul più grave disastro della Marina Mercantile italiana dal Dopoguerra a oggi".
L'Armadio della memoria
In occasione dell'anniversario della strage della Moby Prince, il presidente del Consiglio regionale della Toscana, Eugenio Giani deporrà un fiore all'Armadio della memoria, dove sono custoditi i documenti che riguardano la strage, nella Biblioteca Pietro Leopoldo in piazza dell'Unità 1, a Firenze. L'omaggio e la deposizione di un fiore in memoria delle vittime, sarà ripetuto per ogni anniversario delle stragi di cui l'Armadio conserva memoria e documentazione: oltre alla Moby Prince, la Costa Concordia e la strage di Viareggio.
Quando ancora era in rada a Livorno, avvenne la collisione con la petroliera Agip Abruzzo, questa fu la prima nave soccorsa, nessuna vittima. Per quasi un'ora invece nessuno si accorse che il traghetto Moby Prince era alla deriva avvolto dalle fiamme. Errore umano e nebbia, le cause del disastro per le inchieste della magistratura. Una "verità"' che non ha mai accontentato i familiari e che non ha convinto la Commissione parlamentare d'inchiesta che nel gennaio 2018 ha pubblicato la relazione finale di 492 pagine. Secondo la Commissione, la più grande tragedia della marineria italiana non è avvenuta per colpa della nebbia o per l'imprudenza di un comandante. C'è stata poi una "sostanziale assenza di intervento" di soccorso che avrebbe potuto salvare diverse vite. E l'indagine della procura livornese è stata "carente e condizionata da diversi fattori esterni".
A due anni dalla relazione che ha riscritto gran parte della storia del disastro, i familiari delle vittime attendono gli esiti di due percorsi giudiziari, uno civile e l’altro penale, avviati in conseguenza.
Il primo contro lo Stato con citazione in giudizio del ministero della Difesa e del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, responsabili della Capitaneria di Porto di Livorno che, secondo la Commissione d’inchiesta, abdicò al suo ruolo di responsabile del soccorso in mare la notte tra il 10 e l’11 aprile 1991, attende la prima udienza rinviata a giugno a causa dell'emergenza coronavirus. Il secondo, in sede penale, è in mano alla Procura di Livorno, che ha riaperto le indagini.
L'anniversario
Quest'anno non ci sarà una commemorazione pubblica. "Ci rivolgiamo alle più alte cariche dello Stato affinché siate interpreti della nostra richiesta di non dimenticare le persone che hanno perso la vita a bordo del traghetto Moby Prince la sera del 10 aprile 1991 e della volontà dei familiari e delle istituzioni di perseguire nella ricerca della verità, e ciò, attraverso un Vostro diretto intervento sugli organi di informazione". È quanto scrivono i familiari delle vittime del Moby Prince al Capo dello Stato Sergio Mattarella, ai presidenti di Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, e Camera, Roberto Fico, al premier Giuseppe Conte e anche al governatore toscano Enrico Rossi e al sindaco di Livorno Luca Salvetti.
La richiesta contenuta nella lettera, firmata da Luchino Chessa, presidente dell'associazione 10 Aprile-Familiari vittime Moby Prince Onlus, da Angelo Chessa, presidente onorario della stessa associazione e da Loris Rispoli, presidente del Comitato 140 Familiari vittime Moby Prince, si lega al fatto che quest'anno, causa emergenza Coronavirus, "per la prima volta, ciascuno di noi affronterà da solo il peso ed il dolore della memoria e non potrà neppure condividere interrogativi e speranze sull'esito del lavoro che, finalmente, la magistratura ha riavviato a seguito del deposito dell'importante relazione della Commissione parlamentare d'inchiesta istituita nella precedente legislatura, le cui conclusioni hanno messo fortemente in discussione, per non dire smentito, l'esito dei processi penali".
Mattarella: "Ricordo incancellabile"
"Sono trascorsi ventinove anni da quella tragica collisione, nella rada del porto di Livorno, che costò la vita a 140 persone, passeggeri e componenti dell'equipaggio della Moby Prince. Il ricordo del disastro in mare, il più grave per numero di vittime della nostra recente storia, è incancellabile non soltanto per quanti patirono lo strazio indicibile di veder spezzati gli affetti più cari, ma per l'intero popolo italiano". Lo afferma il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
"In questo giorno di memoria, che l'emergenza sanitaria nazionale impedisce oggi di celebrare comunitariamente, desidero rinnovare la mia vicinanza ai familiari di quanti vennero travolti dallo schianto e dalle fiamme, e a coloro che ancora sono impegnati per giungere a una completa ricostruzione dei fatti, in modo da dissipare dubbi residui e incongruenze", sottolinea il Capo dello Stato aggiungendo che "la ricerca di una piena verità sulla tragedia, inaccettabile nelle sue modalità, resta un dovere civile che le istituzioni sono chiamate a perseguire. Le conclusioni della Commissione parlamentare d'inchiesta, istituita nella passata legislatura, possono contribuire a fornire risposte alle domande esigenti dei familiari, delle loro associazioni, della città di Livorno che della tragedia è stata testimone". "Al tempo stesso, il ricordo del disastro della Moby Prince impone a tutti, istituzioni e operatori, un rigoroso rispetto delle regole di sicurezza affinché il trasporto di passeggeri e di merci possa svolgersi secondo standard adeguati e con garanzie che costituiscono un pieno diritto", conclude Mattarella.
Senato: "Doveroso non dimenticare"
Il presidente del Senato Elisabetta Casellati ha ricordato il disastro navale del 10 aprile: "Le famiglie colpite dalla tragedia, così come l'intero Paese, ancora attendono di conoscere tutta la verità su quanto successo quella terribile notte al largo del porto di Livorno. Le Istituzioni - ha concluso - hanno il dovere di non dimenticare e di non lasciare nulla di intentato affinché venga fatta piena luce sul più grave disastro della Marina Mercantile italiana dal Dopoguerra a oggi".
L'Armadio della memoria
In occasione dell'anniversario della strage della Moby Prince, il presidente del Consiglio regionale della Toscana, Eugenio Giani deporrà un fiore all'Armadio della memoria, dove sono custoditi i documenti che riguardano la strage, nella Biblioteca Pietro Leopoldo in piazza dell'Unità 1, a Firenze. L'omaggio e la deposizione di un fiore in memoria delle vittime, sarà ripetuto per ogni anniversario delle stragi di cui l'Armadio conserva memoria e documentazione: oltre alla Moby Prince, la Costa Concordia e la strage di Viareggio.