29 anni fa il massacro di Piazza Tienanmen
I genitori che hanno perduto i figli nella repressione chiedono al presidente Xi Jinping di poterli commemorare
Nella notte tra il 3 e il 4 giugno 1989 i carri armati dell'Esercito di Liberazione Popolare cinese uccisero a Piazza Tienanmen centinaia di persone, mettendo fine alle proteste degli studenti che reclamavano la democrazia. La protesta a piazza Tienanmen era iniziata un mese e mezzo prima, il 15 aprile. In quell'anno, quello della caduta del Muro, molti regimi comunisti furono rovesciati in Europa.
Studenti provenienti da più di 40 università marciarono su piazza Tienanmen il 27 Aprile, dove furono raggiunti da operai, intellettuali e funzionari pubblici. A maggio più di un milione di persone riempì la piazza, luogo in cui nel 1949 Mao Zedong aveva dichiarato la nascita della Repubblica Popolare Cinese. Il 20 Maggio il governo impose la legge marziale a Pechino. Truppe corazzate furono inviate per disperdere i manifestanti. Le forze governative di fronte all'immensa folla presente si ritirarono, poi Deng Xiaoping all'epoca capo della Commissione militare, uno dei maggiori leader del paese, diede ordine di far fuoco. Il risultato fu un massacro il cui bilancio ufficiale non è ancora stato accertato, poiché il governo cinese non ha finora mai reso pubblico alcun documento in merito ai fatti.
La foto simbolo della protesta è quella di uno studente che da solo e completamente disarmato si para davanti a una colonna di carri armati per fermarli, passato alla storia come il Rivoltoso sconosciuto.
29 anni dopo
In occasione del 29mo anniversario della strage, alcune famiglie hanno chiesto al presidente cinese Xi Jinping di "riabilitare" i loro congiunti morti nell'avvenimento, che ancora è un tabù in Cina. "Ogni anno quando vogliamo commemorare i nostri congiunti, siamo controllati, piazzati in residenza sorvegliata o allontanati da casa", hanno dichiarato le "madri di Tienanmen", associazione che raggruppa i genitori che hanno perduto i figli nella repressione. "Come leader di un grande paese - hanno continuato rivolgendosi direttamente a Xi - lei non è certamente insensibile al massacro che si è svolto 29 anni fa, né alle famiglie delle vittime". La lettera aperta è stata diffusa dall'organizzazione non governativa Human Rights in China.
Intanto 29 anni dopo il massacro i turisti continuano a affollare piazza Tienanmen ma ai giornalisti stranieri non è stato permesso di entrare. La veglia di commemorazione per le vittime si terrà come ogni anno a Hong Kong dove sulle bancarelle tra le magliette spuntano repliche in miniatura della Dea della Democrazia e della Libertà, la statua in polistirolo e cartapesta alta dieci metri che fu costruita dagli studenti dell'Accademia di Belle Arti di Pechino durante le proteste del 1989. Fu eretta il 30 maggio in piazza Tienanmen proprio di fronte alla grande fotografia di Mao Zedong e distrutta dall'Esercito Popolare di Liberazione il 4 giugno.
Studenti provenienti da più di 40 università marciarono su piazza Tienanmen il 27 Aprile, dove furono raggiunti da operai, intellettuali e funzionari pubblici. A maggio più di un milione di persone riempì la piazza, luogo in cui nel 1949 Mao Zedong aveva dichiarato la nascita della Repubblica Popolare Cinese. Il 20 Maggio il governo impose la legge marziale a Pechino. Truppe corazzate furono inviate per disperdere i manifestanti. Le forze governative di fronte all'immensa folla presente si ritirarono, poi Deng Xiaoping all'epoca capo della Commissione militare, uno dei maggiori leader del paese, diede ordine di far fuoco. Il risultato fu un massacro il cui bilancio ufficiale non è ancora stato accertato, poiché il governo cinese non ha finora mai reso pubblico alcun documento in merito ai fatti.
La foto simbolo della protesta è quella di uno studente che da solo e completamente disarmato si para davanti a una colonna di carri armati per fermarli, passato alla storia come il Rivoltoso sconosciuto.
29 anni dopo
In occasione del 29mo anniversario della strage, alcune famiglie hanno chiesto al presidente cinese Xi Jinping di "riabilitare" i loro congiunti morti nell'avvenimento, che ancora è un tabù in Cina. "Ogni anno quando vogliamo commemorare i nostri congiunti, siamo controllati, piazzati in residenza sorvegliata o allontanati da casa", hanno dichiarato le "madri di Tienanmen", associazione che raggruppa i genitori che hanno perduto i figli nella repressione. "Come leader di un grande paese - hanno continuato rivolgendosi direttamente a Xi - lei non è certamente insensibile al massacro che si è svolto 29 anni fa, né alle famiglie delle vittime". La lettera aperta è stata diffusa dall'organizzazione non governativa Human Rights in China.
Intanto 29 anni dopo il massacro i turisti continuano a affollare piazza Tienanmen ma ai giornalisti stranieri non è stato permesso di entrare. La veglia di commemorazione per le vittime si terrà come ogni anno a Hong Kong dove sulle bancarelle tra le magliette spuntano repliche in miniatura della Dea della Democrazia e della Libertà, la statua in polistirolo e cartapesta alta dieci metri che fu costruita dagli studenti dell'Accademia di Belle Arti di Pechino durante le proteste del 1989. Fu eretta il 30 maggio in piazza Tienanmen proprio di fronte alla grande fotografia di Mao Zedong e distrutta dall'Esercito Popolare di Liberazione il 4 giugno.