30 gennaio 1945, la peggiore tragedia navale della Storia: affonda la Wilhelm Gustloff, 10.000 morti
Con i suoi 200 metri di lunghezza e le quasi 26 mila tonnellate di stazza la Wilhelm Gustloff, che in origine doveva essere intitolata allo stesso Adolf Hitler, era una nave passeggeri di lusso, fiore all'occhiello della flotta civile tedesca, strumento di propaganda della forza ingegneristica della Germania nazista. Alle 21:08 del 30 gennaio 1945 quattro siluri lanciati da un sommergibile sovietico la fanno saltare e inabissare nelle acque gelide del Mar Baltico.
Il transatlantico, varato il 5 maggio 1937 dallo stesso Führer nei cantieri navali Blohm & Voss di Amburgo, fu ben presto dirottato verso scopi militari: prima fu usato per trasportare in Spagna la Legione Condor a sostegno dei franchisti poi, nel settembre del 1939, fu trasformato in nave ospedale a disposizione della marina militare del Terzo Reich.
La Wilhelm Gustloff venne affondata il 30 gennaio 1945 nel Mar Baltico da un sommergibile sovietico mentre era impegnata nelle operazioni di evacuazione dei profughi civili tedeschi in fuga dalla Polonia, Lituania, Lettonia ed Estonia e del personale militare di stanza a Gotenhafen man mano che l'Armata Rossa avanzava alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Non si conosce il numero esatto dei passeggeri a bordo, tra rifugiati, soldati, ausiliarie e membri dell'equipaggio, anche perché molti vennero imbarcati in extremis e si trovavano sul ponte della nave al momento dell'affondamento. Secondo le stime tuttavia furono tra 9 mila e 10 mila le vittime di quella che è la più tragedia nella storia della navigazione - basti pensare che nell'inabissamento del Titanic morirono circa 1500 persone.
Alle 21:08 del 30 gennaio 1945 il sommergibile russo S-13 comandato dal capitano di corvetta Aleksandr Ivanovič Marinesko, lanciò quattro siluri contro la Gustloff e nel giro di circa cinquanta minuti, la Gustloff affondò nelle acque gelide del mar Baltico.
La storia dell'affondamento della Gustloff è anche la storia del capitano Marinesko, celebrato come artefice dell'"attacco del secolo" ma ben presto finito in disgrazia nei confronti del potere sovietico. Accusato di alcolismo e costretto a dimettersi, nel 1948 Marinesko fu poi arrestato e condannato a tre anni di reclusione nel gulag di Kolyma in Siberia. Morì povero e dimenticato a San Pietroburgo (allora Leningrado) nel 1963. Solo nel 1990 fu riabilitato da Mikhail Gorbaciov che gli conferì il titolo di eroe dell'Unione Sovietica.