35 anni fa la tragedia dello Space Shuttle Challenger
Accadde oggi, 28 gennaio 1986: lo Space Shuttle Challenger esplode 73 secondi dopo il decollo da Cape Canaveral, uccidendo tutti e sette i membri dell'equipaggio. A bordo c'era anche la prima astronauta civile della storia degli Stati Uniti, una giovane insegnante del New Hampshire.
Alle 11:40 ora locale del 28 gennaio 1986, 73 secondi dopo il decollo dal Kennedy Space Center il Challenger esplose nel cielo sopra la Florida. A causare il disastro fu una combinazione tra le condizioni meteorologiche molto fredde di quella mattina e un difetto di progettazione che portò al guasto del razzo booster a combustibile solido. Il collasso strutturale del serbatoio esterno del carburante fu provocato da una perdita nel giunto destro del razzo che rilasciò idrogeno liquido e propellenti di ossigeno liquido incendiandosi.
La sera prima del lancio Allan McDonald, direttore dello Space Shuttle Solid Rocket Motor Project per la Morton Thiokol che aveva progettato e realizzato i booster, si rifiutò di firmare una raccomandazione al lancio per questioni di sicurezza. McDonald era preoccupato che le temperature sotto lo zero potessero influire sull'integrità delle guarnizioni dei razzi solidi.
L'incidente sconvolse l'America. Il lancio e la successiva esplosione erano stati trasmessi in diretta e furono visti nelle aule di tutti gli Stati Uniti quella mattina. La NASA infatti aveva predisposto una speciale trasmissione satellitare per le scuole per assistere a quello che doveva essere un momento storico: a bordo della navicella spaziale infatti era salita Christa McAuliffe, un'insegnante di liceo del New Hampshire, che doveva essere la prima civile americana nello spazio. Selezionata attraverso il programma Teacher in Space istituito un paio di anni prima da Ronal Reagan.