40 anni fa la morte di Peppino Impastato, l'uomo che osò sbeffeggiare i mafiosi
Nel 1977 Impastato fonda Radio Aut, radio libera autofinanziata, con cui denuncia i crimini e gli affari dei mafiosi di Cinisi e Terrasini, in primo luogo del capomafia Gaetano Badalamenti (chiamato "Tano Seduto" da Peppino), che aveva un ruolo di primo piano nei traffici internazionali di droga, attraverso il controllo dell'aeroporto di Punta Raisi
"Io voglio scrivere che la mafia è una montagna di merda! Noi ci dobbiamo ribellare. Prima che sia troppo tardi! Prima di abituarci alle loro facce! Prima di non accorgerci più di niente!“. 40 anni fa, Peppino Impastato, giornalista, attivista politico, fu assassinato a seguito delle sue numerose denunce contro Cosa Nostra. Dopo aver rotto con la famiglia - che annoverava tra i suoi membri alcuni mafiosi - Impastato nel 1965 fonda il giornalino "L'idea socialista" . Dal 1968 in poi partecipa col ruolo di dirigente alle attività dei gruppi comunisti. Conduce le lotte dei contadini espropriati per la costruzione della terza pista dell'aeroporto di Palermo in territorio di Cinisi, degli edili e dei disoccupati.
Nel 1977 fonda Radio Aut, radio libera autofinanziata,con cui denuncia i crimini e gli affari dei mafiosi di Cinisi e Terrasini, in primo luogo del capomafia Gaetano Badalamenti (chiamato "Tano Seduto" da Peppino), che aveva un ruolo di primo piano nei traffici internazionali di droga, attraverso il controllo dell'aeroporto di Punta Raisi. Il programma più seguito era "Onda pazza a Mafiopoli", trasmissione satirica in cui Peppino sbeffeggiava mafiosi e politici.
Nel 1978 si candida nella lista di Democrazia Proletaria alle elezioni provinciali, ma non fa in tempo a sapere l'esito delle votazioni perché, dopo vari avvertimenti che aveva ignorato, nel corso della campagna elettorale viene assassinato nella notte tra l'8 e il 9 maggio. Col il suo cadavere venne inscenato un suicido: fu disteso sui binari della ferrovia con sotto una carica di tritolo.
Stampa, forze dell'ordine e magistratura parlarono di un atto terroristico in cui l'attentatore sarebbe rimasto ucciso. Il delitto, avvenuto in piena notte, passò quasi inosservato perchè in quelle stesse ore venne ritrovato il corpo senza vita del presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro in via Caetani a Roma. La matrice mafiosa del delitto viene individuata grazie all'attività del fratello Giovanni e della madre Felicia Bartolotta, scomparsa nel 2004, che rompono pubblicamente con la parentela legata a Cosa Nostra. Ma anche grazie ai compagni di militanza e del Centro siciliano di documentazione di Palermo.
Nel maggio del 1984 l'Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo, emette una sentenza in cui si riconosce la matrice mafiosa del delitto, attribuito però ad ignoti. Il Centro Impastato pubblica nel 1986 la storia della vita della madre di Giuseppe Impastato, nel volume "La mafia in casa mia" e il dossier "Notissimi ignoti", indicando come mandante del delitto il boss Gaetano Badalamenti. Nel maggio del 1992 lo stesso tribunale decide l'archiviazione del caso Impastato, ribadendo la matrice mafiosa del delitto, ma escludendo la possibilità di individuare i colpevoli e ipotizzando la possibile responsabilità dei mafiosi di Cinisi alleati dei corleonesi.
Nel giugno del 1996, in seguito alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Vito Palazzolo, che indica in Gaetano Badalamenti il mandante dell'omicidio, l'inchiesta viene formalmente riaperta. Nel novembre del 1997 viene emesso un ordine di cattura per Gaetano Badalamenti, incriminato come mandante del delitto. Nell'udienza del 26 gennaio 2000 la difesa di Vito Palazzolo chiede che si proceda con il rito abbreviato, mentre il processo contro Gaetano Badalamenti si svolgerà con il rito normale e in videoconferenza. Il 5 marzo 2001 la Corte d'assise ha riconosciuto Vito Palazzolo colpevole e lo ha condannato a trent'anni di reclusione. L'11 aprile 2002 anche Gaetano Badalamenti è stato riconosciuto colpevole e condannato all'ergastolo.
Nel 1977 fonda Radio Aut, radio libera autofinanziata,con cui denuncia i crimini e gli affari dei mafiosi di Cinisi e Terrasini, in primo luogo del capomafia Gaetano Badalamenti (chiamato "Tano Seduto" da Peppino), che aveva un ruolo di primo piano nei traffici internazionali di droga, attraverso il controllo dell'aeroporto di Punta Raisi. Il programma più seguito era "Onda pazza a Mafiopoli", trasmissione satirica in cui Peppino sbeffeggiava mafiosi e politici.
Nel 1978 si candida nella lista di Democrazia Proletaria alle elezioni provinciali, ma non fa in tempo a sapere l'esito delle votazioni perché, dopo vari avvertimenti che aveva ignorato, nel corso della campagna elettorale viene assassinato nella notte tra l'8 e il 9 maggio. Col il suo cadavere venne inscenato un suicido: fu disteso sui binari della ferrovia con sotto una carica di tritolo.
Stampa, forze dell'ordine e magistratura parlarono di un atto terroristico in cui l'attentatore sarebbe rimasto ucciso. Il delitto, avvenuto in piena notte, passò quasi inosservato perchè in quelle stesse ore venne ritrovato il corpo senza vita del presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro in via Caetani a Roma. La matrice mafiosa del delitto viene individuata grazie all'attività del fratello Giovanni e della madre Felicia Bartolotta, scomparsa nel 2004, che rompono pubblicamente con la parentela legata a Cosa Nostra. Ma anche grazie ai compagni di militanza e del Centro siciliano di documentazione di Palermo.
Nel maggio del 1984 l'Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo, emette una sentenza in cui si riconosce la matrice mafiosa del delitto, attribuito però ad ignoti. Il Centro Impastato pubblica nel 1986 la storia della vita della madre di Giuseppe Impastato, nel volume "La mafia in casa mia" e il dossier "Notissimi ignoti", indicando come mandante del delitto il boss Gaetano Badalamenti. Nel maggio del 1992 lo stesso tribunale decide l'archiviazione del caso Impastato, ribadendo la matrice mafiosa del delitto, ma escludendo la possibilità di individuare i colpevoli e ipotizzando la possibile responsabilità dei mafiosi di Cinisi alleati dei corleonesi.
Nel giugno del 1996, in seguito alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Vito Palazzolo, che indica in Gaetano Badalamenti il mandante dell'omicidio, l'inchiesta viene formalmente riaperta. Nel novembre del 1997 viene emesso un ordine di cattura per Gaetano Badalamenti, incriminato come mandante del delitto. Nell'udienza del 26 gennaio 2000 la difesa di Vito Palazzolo chiede che si proceda con il rito abbreviato, mentre il processo contro Gaetano Badalamenti si svolgerà con il rito normale e in videoconferenza. Il 5 marzo 2001 la Corte d'assise ha riconosciuto Vito Palazzolo colpevole e lo ha condannato a trent'anni di reclusione. L'11 aprile 2002 anche Gaetano Badalamenti è stato riconosciuto colpevole e condannato all'ergastolo.