50 anni fa l'assassinio di Robert Kennedy
Dopo la morte del fratello John e quella di Martin Luther King, ucciso a Memphis appena due mesi prima, si chiude con il sangue nelle cucine dell'Hotel Ambassador di Los Angeles un decennio di speranze in America
Era la notte tra il 4 e il 5 giugno 1968: Robert Fitzgerald Kennedy, si apprestava a correre per le presidenziali e si trovava all'Ambassador Hotel di Los Angeles per festeggiare con i sostenitori la vittoria delle primarie del Partito Democratico in California. Poco dopo mezzanotte, dopo aver parlato alla folla riunita nel salone interno, il 42enne senatore si avviò alla conferenza stampa passando dalle cucine, doveva essere una scorciatoia per raggiungere la sala stampa.
Fu lì che, mentre stava salutando uno dei camerieri, Juan Romero, venne raggiunto da tre colpi d'arma da fuoco calibro 22, uno dei quali attraversò il cranio poco sopra l'orecchio destro. Juan Romero gli tenne il capo sollevato, mettendogli un rosario tra le mani mentre il senatore chiedeva: "Come stanno gli altri?". Le ultime parole di Robert Kennedy furono: "Non mi sollevate", rivolte ai primi soccoritori mentre cercavano di metterlo su una barella.
RFK resistette ancora in vita per quasi 26 ore all'Ospedale del Buon Samaritano di Los Angeles prima che ne fosse dichiarato il decesso. A dare la notizia fu il capo del suo ufficio stampa, Frank Mankiewicz, con addosso ancora lo stesso completo e la stessa spilletta elettorale che aveva al momento dell'agguato: "Il senatore Robert Francis Kennedy è morto alle 1.44 di mattina del 6 giugno 1968".
La versione ufficiale è che a ucciderlo sia stato quel colpo di pistola alla tempia. Il responsabile, Sirhan B. Sirhan, un giovane palestinese nato in Giordania, fu immediatamente bloccato e interrogato dichiarò che aveva compiuto quel delitto a causa dell'appoggio di Kennedy ad Israele. Anche su questo omicidio, come nel caso del fratello presidente ucciso a Dallas cinque anni prima, sono state proposte le più svariate teorie complottiste. Resta il fatto che Sirhan Sirhan fu condannato alla pena di morte, sentenza poi commutata in ergastolo.
Nato a Brookline, alle porte di Boston, il 20 novembre del 1925, Robert si era laureato ad Harvard nel 1948. Nel 1950 aveva sposato Ethel, figlia di un imprenditore di Chicago e dalla quale ebbe undici figli. Dopo una breve carriera come legale, dal 1959 si dedicò alla campagna presidenziale del fratello che dopo la vittoria nel 1960 lo scelse come Procuratore Generale. Dopo l'assassinio di JFK, Robert lasciò il governo per candidarsi al Senato nel 1964.
Qualche anno dopo deciderà di candidarsi alla presidenza con un programma più a sinistra del fratello in cui spiccava la questione dei diritti civili oltre che una posizione contraria alla Guerra nel Vietnam. Fin dall'inizio degli anni Sessanta Robert aveva manifestato simpatie per il movimento guidato da Martin Luther King. La notizia della morte del leader afroamericano lo raggiunse in piena campagna elettorale mentre stava per tenere un comizio a Indianapolis che decise di tenere ugualmente sebbene in molte città del Paese fossero scoppiate rivolte di piazza. Era il 4 aprile del 1968, RFK partecipò ai funerali del leader nero e due mesi dopo toccò a lui cadere sotto i colpi di pistola del suo assassino.