50 anni fa moriva Primo Carnera, il "Gigante buono" della boxe
Le sue qualità, la sua forza, la sua vita sono rimaste per sempre impresse nel mondo della boxe, della storia e hanno fatto di lui un mito internazionale
"Ho il cuore tenero dal cuore nobile, sono sensibile tanto sensibile che se mi toccano mi metto a piangere, faccio uno strillo e chiamo papà". Quasi, quasi si stenta a credere che queste parole furono pronunciate da Primo Carnera, la leggenda italiana della boxe: 197 centimetri per 120 chili, una montagna di muscoli e forza che gli valsero l'appellativo di "Gigante buono".
Primo Carnera nacque a Sequals il 25 ottobre del 1906. Ancora adolescente emigrò in Francia presso gli zii, trovando un'occupazione come carpentiere. E proprio questi ultimi lo introdussero nel mondo del pugilato, organizzandogli un incontro con un principiante. Nel 1925, un circo fece tappa proprio dove lui risiedeva, vicino a Le Mans: il responsabile lo notò per il suo fisico imponente e lo ingaggiò. Un giorno il circo fece tappa ad Arcachon. Qui, tra la folla che assisteva alle lotte di Carnera, c'era anche Paul Journée. L'ex campione francese dei pesi massimi notò l'abilità dell'eccezionale lottatore: grazie alla sua caparbietà e agli insegnamenti, Carnera raggiunse presto buoni livelli. L'ex campione francese insistette per farlo vedere al manager Léon See, che rimase allibito per l'imponente stazza dell'atleta.
Il pugile italiano debuttò a Parigi, il 12 settembre 1928, vincendo al secondo round per knock-out contro Leon Sebilo. Dopo altri due match vinti prima del limite, Carnera rientrò in Italia per incontrare il brasiliano Epifanio Islas, a Milano.
Il 31 dicembre 1929, Carnera sbarcò negli Stati Uniti d'America. La sua immagine continuò a essere gestita dallo storico manager Léon See e poi da Bill Duffy. Il 10 febbraio 1933 a New York ci fu l'incontro tra Carnera ed Ernie Schaaf. Al 13º round, Schaaf fu messo al tappeto due volte e, la seconda volta, non si rialzò più. Trasportato privo di conoscenza all'ospedale, morì il 14 febbraio, ufficialmente, per emorragia cerebrale. Afflitto quindi dai rimorsi di coscienza, Carnera decise il ritiro dalla boxe.
Dopo due mesi riprese gli allenamenti per prepararsi a conquistare il titolo mondiale. Il 29 giugno 1933, Carnera sfidò Jack Sharkey al Madison Square Garden Bowl di New York, a Long Island, di fronte a 40.000 spettatori. Già nel primo round, Carnera atterrò l'avversario, che si rialzò immediatamente, evitando il conteggio. L'incontro proseguì abbastanza equilibrato per altre cinque riprese. Al sesto round Carnera atterrò una prima volta il Campione del Mondo, che si rialzò e fu contato dall'arbitro. Subito dopo il pugile italiano colpì in pieno volto Jack Sharkey con un montante destro, mandandolo KO e conquistando la cintura di Campione del mondo dei pesi massimi: il primo italiano ad ottenere il prestigioso titolo.
Gli altri due incontri, combattuti nel 1946 a quarant'anni, li perse ai punti. Carnera si ammalò di cirrosi epatica e decise di fare ritorno in Italia. Il "Gigante Buono" morì nel 34º anniversario dalla conquista del titolo mondiale dei pesi massimi, cioè il 29 giugno 1967. Le sue qualità, la sua forza, la sua vita sono rimaste per sempre impresse nel mondo della boxe, della storia e hanno fatto di lui un mito internazionale. Tra le tante onorificenze: "Medaglia d'oro al Valore Atletico", consegnata a New York nel 1933 e "Commendatore dell'Ordine della Corona di Malta" a Cascais il 9 giugno del 1957.
Carnera - grazie alla sua prestanza fisica - fu protagonista anche di diversi film. Tra questi: "L'idolo delle donne" di W.S. Van Dyke e Howard Hawks (1933); "Traversata nera" di Domenico Gambino (1939); "Vento di miloni", regia di Dino Falconi (1940) e "Senza cielo", di Alfredo Guarini (1940).
Primo Carnera nacque a Sequals il 25 ottobre del 1906. Ancora adolescente emigrò in Francia presso gli zii, trovando un'occupazione come carpentiere. E proprio questi ultimi lo introdussero nel mondo del pugilato, organizzandogli un incontro con un principiante. Nel 1925, un circo fece tappa proprio dove lui risiedeva, vicino a Le Mans: il responsabile lo notò per il suo fisico imponente e lo ingaggiò. Un giorno il circo fece tappa ad Arcachon. Qui, tra la folla che assisteva alle lotte di Carnera, c'era anche Paul Journée. L'ex campione francese dei pesi massimi notò l'abilità dell'eccezionale lottatore: grazie alla sua caparbietà e agli insegnamenti, Carnera raggiunse presto buoni livelli. L'ex campione francese insistette per farlo vedere al manager Léon See, che rimase allibito per l'imponente stazza dell'atleta.
Il pugile italiano debuttò a Parigi, il 12 settembre 1928, vincendo al secondo round per knock-out contro Leon Sebilo. Dopo altri due match vinti prima del limite, Carnera rientrò in Italia per incontrare il brasiliano Epifanio Islas, a Milano.
Il 31 dicembre 1929, Carnera sbarcò negli Stati Uniti d'America. La sua immagine continuò a essere gestita dallo storico manager Léon See e poi da Bill Duffy. Il 10 febbraio 1933 a New York ci fu l'incontro tra Carnera ed Ernie Schaaf. Al 13º round, Schaaf fu messo al tappeto due volte e, la seconda volta, non si rialzò più. Trasportato privo di conoscenza all'ospedale, morì il 14 febbraio, ufficialmente, per emorragia cerebrale. Afflitto quindi dai rimorsi di coscienza, Carnera decise il ritiro dalla boxe.
Dopo due mesi riprese gli allenamenti per prepararsi a conquistare il titolo mondiale. Il 29 giugno 1933, Carnera sfidò Jack Sharkey al Madison Square Garden Bowl di New York, a Long Island, di fronte a 40.000 spettatori. Già nel primo round, Carnera atterrò l'avversario, che si rialzò immediatamente, evitando il conteggio. L'incontro proseguì abbastanza equilibrato per altre cinque riprese. Al sesto round Carnera atterrò una prima volta il Campione del Mondo, che si rialzò e fu contato dall'arbitro. Subito dopo il pugile italiano colpì in pieno volto Jack Sharkey con un montante destro, mandandolo KO e conquistando la cintura di Campione del mondo dei pesi massimi: il primo italiano ad ottenere il prestigioso titolo.
Gli altri due incontri, combattuti nel 1946 a quarant'anni, li perse ai punti. Carnera si ammalò di cirrosi epatica e decise di fare ritorno in Italia. Il "Gigante Buono" morì nel 34º anniversario dalla conquista del titolo mondiale dei pesi massimi, cioè il 29 giugno 1967. Le sue qualità, la sua forza, la sua vita sono rimaste per sempre impresse nel mondo della boxe, della storia e hanno fatto di lui un mito internazionale. Tra le tante onorificenze: "Medaglia d'oro al Valore Atletico", consegnata a New York nel 1933 e "Commendatore dell'Ordine della Corona di Malta" a Cascais il 9 giugno del 1957.
Carnera - grazie alla sua prestanza fisica - fu protagonista anche di diversi film. Tra questi: "L'idolo delle donne" di W.S. Van Dyke e Howard Hawks (1933); "Traversata nera" di Domenico Gambino (1939); "Vento di miloni", regia di Dino Falconi (1940) e "Senza cielo", di Alfredo Guarini (1940).