80 anni di Nylon: la storia della fibra che ha cambiato il mondo
"Resistente come l’acciaio e delicato come una tela di ragno"
Ottanta anni fa la DuPont brevetta una fibra, il poliammide 6/6, che rivoluzionerà l'industria tessile e con essa anche la storia del costume e del Ventesimo secolo in generale.
Dietro questo successo commerciale si nasconde però la tragedia di un uomo il cui genio era pari soltanto al suo male di vivere, il dottor Wallace Carothers. Il 28 aprile del 1937, solo due mesi dopo il deposito del brevetto del nylon che a partire dagli anni Quaranta farà la fortuna della DuPont, Wallace Carothers si infila in un motel di Philadelphia e la fa finita con una limonata corretta al cianuro. L'abile chimico sa bene che la bibita acida intensificherà e accelererà l'effetto del veleno.
E' la fine della fiaba che aveva portato un ragazzo di campagna dell'Iowa alla fama accademica di Harvard. Una fama che non era passata inosservata al gigante chimico di Wilmington fondato all'inizio dell'Ottocento da un intraprendente immigrato francese, Eleuthère Irénée du Pont, e prosperato grazie alla produzione di polvere da sparo durante la guerra di Secessione. La DuPont era riuscita a strappare Carothers all'Università ma a caro prezzo e non senza difficoltà. Il chimico aveva declinato la prima proposta di impiego con una lettera in cui confessava apertamente i suoi problemi di natura nervosa e aveva ceduto solo dopo un'offerta economica irrifiutabile: il doppio dello stipendio che prendeva in quel momento come professore.
Nel 1928 Carothers si ritrova così a guidare un gruppo di giovani scienziati nel laboratorio di ricerca di base della DuPont, battezzato "Purity Hall" a indicare come si trattasse in quel momento di ricerca pura, non finalizzata direttamente alla realizzazione di prodotti commerciali. Ma questa libertà di azione non dura molto, un cambio ai vertici e nella strategia della società impone a Carothers di portare risultati concreti entro il 1930 e questo risultato si chiama Neoprene, la prima gomma sintetica.
La pressione della Società diventa spasmodica e negli anni successivi la ricerca si intreccia con la depressione incipiente che porta Carothers a vivere sempre più recluso tra gli alambicchi. Lontano dal laboratorio i fantasmi dell'autodistruzione lo braccano e nel 1932 scrive a un amico: "La mia agitazione, la mia cupezza e la mia instabilità sono sempre peggio e il frequente ricorso al bere non porta alcun beneficio permanente." La vita di Carothers sembra precipitare fino al punto che, nell'estate del 1934 sparisce e viene ritrovato in un ospedale psichiatrico di Baltimora dove si era fatto ricoverare. Tornato alla DuPont si immerge di nuovo senza posa nella ricerca sui polimeri e dopo aver sperimentato centinaia di combianzioni chimiche, finalmente nel febbraio del 1935, scopre la "formula magica".
Alcuni dei super-polimeri su cui sta lavorando diventano viscosi alle alte temperature e immergendo un bastoncino dentro questo materiale si riesce a trarne dei filamenti molto resistenti. E' il 28 febbraio del 1935 quando Gerard Berchet, sotto la direzione di Wallace Carothers, riesce a estrarre una piccola matassa di circa quindici grammi da un polimero composto di esametilendiammina e acido adipico, è il poliammide 6/6. Un tessuto "resistente come l’acciaio e delicato come una tela di ragno" come declamerà qualche anno più tardi uno slogan di successo.
Potrebbe essere l'alba di un futuro radioso e invece la vita di Carothers si avvita a spirale. Mentre alla DuPont si perfeziona il prodotto in vista del lancio commerciale, il chimico viene spedito in Germania a fare passeggiate nella Foresta Nera nella speranza di scacciare i demoni che lo perseguitano. In quel periodo ha una relazione con la segretaria venticinquenne dell'ufficio brevetti della società, Helen Sweetman. Quando al suo ritorno annunciano il fidanzamento, la differenza di età suscita scandalo e nel 1936 quando i due si sposano il matrimonio viene duramente osteggiato dai genitori. Il colpo finale per Carothers è la morte dell'amata sorella Isobel, uccisa nel gennaio del 1937 dalla polmonite. E non basta a trattenere Carothers dai suoi propositi suicidi l'annuncio che presto sarà padre.
La tragica fine del suo inventore corrisponde all'inzio della fortuna commerciale del Nylon. Prima però di rivoluzionare la moda femminile a cominciare dall'intimo e dalle calze - solo negli Stati Uniti 800mila paia di calze andarono a ruba nel primo giorno di vendita - il Nylon ebbe un ruolo decisivo nel corso della Seconda Guerra Mondiale. Fu infatti usato per sostituire la seta cinese nella fabbricazione dei paracadute.
Finita la guerra il Nylon accompagnerà la ricostruzione e la ripresa economica al di là e al di qua dell'Atlantico entrando a far parte della vita quotidiana delle persone in una miriade di prodotti non solo di abbigliamento - dalle confezioni per alimenti alle cinture di sicurezza - e dell'immaginario collettivo grazie al Grande Schermo che in tante pellicole esalta le doti seduttive della calza di nylon e del collant.
In questa galleria fotografica che ripercorre la storia del nylon, le donne sono protagoniste: in fabbrica come operaie impiegate nella produzione di massa, nei negozi come consumatrici di un prodotto che in un primo tempo ha successo proprio perché "pratico e comodo", e al cinema dove la calza diventa protagonista di tante scene "calde": dall'indimenticabile scena dello spogliarello di Sophia Loren in "Ieri, oggi e domani" di De Sica all'immagine icona di Anne Bancroft ne "Il Laureato". Dalla Marylin in pullover e collant di "Facciamo l'amore" alla Jane Fonda in collant e tuta spaziale di "Barbarella" passando per la battuta definitiva di Woody Allen che della sua parte in "Casino Royale", parodia del genere 007 del 1967, ebbe a dire: "Ho sognato di essere il collant di Ursula Andress."