Firenze, 25 anni fa la strage di via dei Georgofili
La notte tra il 25 e il 26 maggio del 1993 una bomba colpì il cuore di Firenze. Vittime della strage mafiosa furono Angela Fiume e Fabrizio Nencioni, le loro figlie Nadia e Caterina e lo studente di architettura Dario Capolicchio.
È da poco passata l'una del 27 maggio del 1993. Un Fiorino, carico di esplosivo ad alto potenziale è parcheggiato in via dei Georgofili, a pochi metri dagli Uffizi, nel pieno centro di Firenze. Una violenta deflagrazione distrugge la Torre dei Pulci, sede dell'Accademia dei Georgofili. Perdono la vita Fabrizio Nencioni, la moglie Angela e le loro due figlie, Nadia, 9 anni, e Caterina, nata da appena 50 giorni. Muore anche lo studente di architettura Dario Capolicchio. Altre 41 persone rimangono ferite. Ingentissimi i danni anche ad alcuni ambienti della Galleria degli Uffizi e del Corridoio Vasariano: il 25 per cento delle opere d'arte presenti viene danneggiato. I capolavori più importanti, protetti dai vetri di protezione che attutiscono l'urto, si salvano, ma alcuni dipinti vanno perduti per sempre. restano danneggiati anche Palazzo Vecchio, la chiesa di S. Stefano, Ponte Vecchio e le abitazioni circostanti, moltissime famiglie restano senza un tetto.
Il movente
A ordinare la strage, come altre bombe che esplosero nello stesso anno a Roma e Milano, fu Cosa Nostra, che voleva così condizionare il funzionamento degli istituti democratici e lo svolgimento della vita civile del paese e ottenere un allentamento del regime del 41 bis. A Firenze, come nel resto d'Italia, la risposta fu compatta e la condanna ferma e senza possibilità di appello; e venticinque anni dopo si tiene viva la memoria di quell'attentato e delle sue vittime innocenti con iniziative e convegni.
Il processo
Alle inchieste che ricostruirono ciò che accadde e il movente della strage lavorò un pool di magistrati fiorentini che era composto da Gabriele Chelazzi, Giuseppe Nicolosi e Alessandro Crini, sotto la guida dell'allora procuratore capo della Repubblica Pier Luigi Vigna, coadiuvato dal procuratore aggiunto Francesco Fleury. I responsabili materiali della strage vennero individuati velocemente. Resta ancora aperta la ricerca degli eventuali mandanti 'occulti', che Chelazzi aveva avviato e per cui l'associazione 'Tra i familiari delle vittime' chiede la riapertura delle indagini.
Il processo sulla strage dei Georgofili si aprì il 12 novembre 1996. La sentenza di primo grado arrivò il 6 giugno 1998, con 14 ergastoli e varie condanne. Nel 2000 fu la volta della sentenza stralcio relativa a Riina, Graviano e altri, con due ergastoli. Nel 2002 la Cassazione confermò 15 ergastoli. Tra i condannati Bernardo Provenzano (all'epoca latitante, fu arrestato nel 2006) e Matteo Messina Denaro (considerato, dopo l'arresto di Provenzano, il capo di Cosa nostra, latitante).
Nel 2009 nuovi elementi d'accusa hanno portato la procura della Repubblica di Firenze, guidata da Giuseppe Quattrocchi, a chiedere la riapertura della vecchia inchiesta, archiviata, sui mandanti 'occulti' delle stragi del 1993, con imputato Francesco Tagliavia accusato di essere uno dei responsabili degli attentati del 92/93. I pm Quattrocchi, Nicolosi e Crini hanno motivato la richiesta di riapertura dell'inchiesta con l'esigenza di nuove indagini che hanno preso spunto dalle rivelazioni dei collaboratori di giustizia, uno dei quali, Spatuzza, direttamente coinvolto nell'esecuzione dell'attentato di via dei Georgofili. Il 5 ottobre 2011 il boss mafioso Francesco Tagliavia è stato condannato all'ergastolo per tutte le stragi del '93 di Roma, Firenze e Milano. La sentenza è la prima che ha riconosciuto la piena attendibilità del pentito Gaspare Spatuzza, l'ex reggente del mandamento di Brancaccio.
Un nuovo processo si è aperto il 27 maggio 2013 per la cosiddetta 'trattativa Stato-mafia'. Il 20 aprile 2018 la Corte di Assise di Palermo ha condannato il boss mafioso Leoluca Bagarella a 28 anni di reclusione, il boss mafioso Antonino Cinà a 12 anni, l'ex senatore Marcello Dell'Utri e gli ex vertici del Ros Antonio Subranni e Mario Mori a 12 anni, l'ex colonnello Giuseppe De Donno a 8 anni. Assolto l'ex ministro Nicola Mancino, mentre è intervenuta la prescrizione per il pentito Giovanni Brusca.
Il ricordo
Per commemorare il 25mo anniversario della strage è stata allestita agli Uffizi una video installazione immersiva con immagini e suoni di quella notte drammatica accompagnata dall'esposizione del primo dipinto distrutto dalla bomba e poi restaurato, L'Adorazione dei pastori di Gherardo Delle Notti. L'iniziativa è stata organizzata dagli Amici degli Uffizi nella sala di San Pier Scheraggio. Sulla tela dell'Adorazione verranno inoltre proiettate le parti mancanti del dipinto, impossibili da recuperare dopo la deflagrazione: un inserto simbolico, realizzato con il fine di ricucire virtualmente le parti dell'opera andate perdute.
Il restauro de I giocatori di Carte
Sabato, nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, 'I giocatori di Carte' di Bartolomeo Manfredi - distrutto dell'esplosione della bomba ai Georgofili, il 27 maggio 1993 - tornerà alla città grazie alla campagna di raccolta fondi "Cultura contro terrore" promossa nel giugno 2017 dal Corriere Fiorentino, Gallerie degli Uffizi e Ubi Banca per il restauro del dipinto. Con la cifra raggiunta, 26.527.50 euro (il traguardo era 22.212 euro), grazie alla generosità di quanti hanno contribuito, è stato possibile restaurare anche la cornice e realizzare una pubblicazione, in collaborazione con l'editore Mandragora, per raccontare la storia di questa impresa. Il quadro, sarà poi esposto al pubblico nell'auditorium Vasari degli Uffizi, aperto eccezionalmente dopo il corteo che alle 1,04 di domenica notte muove da Palazzo Vecchio al luogo dell'attentato. Resterà in mostra per tutta la settimana seguente, mentre al termine dei lavori per il Corridoio Vasariano, tornerà nel luogo in cui si trovava la notte della bomba.
La tela di Manfredi che era appesa di fronte alla finestra sulla torre dei Georgofili, con l'esplosione della bomba fu strappata dai vetri distrutti dal tritolo. Subito dopo l'attentato fu messa in sicurezza e ricoperta con carta velina e così è rimasta per 24 anni. Ora, grazie alle nuove tecnologie disponibili e alla perizia della restauratrice Daniela Lippi, quasi ogni frammento tra quelli recuperati dopo l'attentato, ha ritrovato il suo posto. E ha ripreso forma la scena di vita quotidiana del 1600 che raffigura un gruppo di giovani uomini, seduti in un'antica locanda intorno a un tavolo di legno, mentre giocano a carte.
Il movente
A ordinare la strage, come altre bombe che esplosero nello stesso anno a Roma e Milano, fu Cosa Nostra, che voleva così condizionare il funzionamento degli istituti democratici e lo svolgimento della vita civile del paese e ottenere un allentamento del regime del 41 bis. A Firenze, come nel resto d'Italia, la risposta fu compatta e la condanna ferma e senza possibilità di appello; e venticinque anni dopo si tiene viva la memoria di quell'attentato e delle sue vittime innocenti con iniziative e convegni.
Il processo
Alle inchieste che ricostruirono ciò che accadde e il movente della strage lavorò un pool di magistrati fiorentini che era composto da Gabriele Chelazzi, Giuseppe Nicolosi e Alessandro Crini, sotto la guida dell'allora procuratore capo della Repubblica Pier Luigi Vigna, coadiuvato dal procuratore aggiunto Francesco Fleury. I responsabili materiali della strage vennero individuati velocemente. Resta ancora aperta la ricerca degli eventuali mandanti 'occulti', che Chelazzi aveva avviato e per cui l'associazione 'Tra i familiari delle vittime' chiede la riapertura delle indagini.
Il processo sulla strage dei Georgofili si aprì il 12 novembre 1996. La sentenza di primo grado arrivò il 6 giugno 1998, con 14 ergastoli e varie condanne. Nel 2000 fu la volta della sentenza stralcio relativa a Riina, Graviano e altri, con due ergastoli. Nel 2002 la Cassazione confermò 15 ergastoli. Tra i condannati Bernardo Provenzano (all'epoca latitante, fu arrestato nel 2006) e Matteo Messina Denaro (considerato, dopo l'arresto di Provenzano, il capo di Cosa nostra, latitante).
Nel 2009 nuovi elementi d'accusa hanno portato la procura della Repubblica di Firenze, guidata da Giuseppe Quattrocchi, a chiedere la riapertura della vecchia inchiesta, archiviata, sui mandanti 'occulti' delle stragi del 1993, con imputato Francesco Tagliavia accusato di essere uno dei responsabili degli attentati del 92/93. I pm Quattrocchi, Nicolosi e Crini hanno motivato la richiesta di riapertura dell'inchiesta con l'esigenza di nuove indagini che hanno preso spunto dalle rivelazioni dei collaboratori di giustizia, uno dei quali, Spatuzza, direttamente coinvolto nell'esecuzione dell'attentato di via dei Georgofili. Il 5 ottobre 2011 il boss mafioso Francesco Tagliavia è stato condannato all'ergastolo per tutte le stragi del '93 di Roma, Firenze e Milano. La sentenza è la prima che ha riconosciuto la piena attendibilità del pentito Gaspare Spatuzza, l'ex reggente del mandamento di Brancaccio.
Un nuovo processo si è aperto il 27 maggio 2013 per la cosiddetta 'trattativa Stato-mafia'. Il 20 aprile 2018 la Corte di Assise di Palermo ha condannato il boss mafioso Leoluca Bagarella a 28 anni di reclusione, il boss mafioso Antonino Cinà a 12 anni, l'ex senatore Marcello Dell'Utri e gli ex vertici del Ros Antonio Subranni e Mario Mori a 12 anni, l'ex colonnello Giuseppe De Donno a 8 anni. Assolto l'ex ministro Nicola Mancino, mentre è intervenuta la prescrizione per il pentito Giovanni Brusca.
Il ricordo
Per commemorare il 25mo anniversario della strage è stata allestita agli Uffizi una video installazione immersiva con immagini e suoni di quella notte drammatica accompagnata dall'esposizione del primo dipinto distrutto dalla bomba e poi restaurato, L'Adorazione dei pastori di Gherardo Delle Notti. L'iniziativa è stata organizzata dagli Amici degli Uffizi nella sala di San Pier Scheraggio. Sulla tela dell'Adorazione verranno inoltre proiettate le parti mancanti del dipinto, impossibili da recuperare dopo la deflagrazione: un inserto simbolico, realizzato con il fine di ricucire virtualmente le parti dell'opera andate perdute.
Il restauro de I giocatori di Carte
Sabato, nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, 'I giocatori di Carte' di Bartolomeo Manfredi - distrutto dell'esplosione della bomba ai Georgofili, il 27 maggio 1993 - tornerà alla città grazie alla campagna di raccolta fondi "Cultura contro terrore" promossa nel giugno 2017 dal Corriere Fiorentino, Gallerie degli Uffizi e Ubi Banca per il restauro del dipinto. Con la cifra raggiunta, 26.527.50 euro (il traguardo era 22.212 euro), grazie alla generosità di quanti hanno contribuito, è stato possibile restaurare anche la cornice e realizzare una pubblicazione, in collaborazione con l'editore Mandragora, per raccontare la storia di questa impresa. Il quadro, sarà poi esposto al pubblico nell'auditorium Vasari degli Uffizi, aperto eccezionalmente dopo il corteo che alle 1,04 di domenica notte muove da Palazzo Vecchio al luogo dell'attentato. Resterà in mostra per tutta la settimana seguente, mentre al termine dei lavori per il Corridoio Vasariano, tornerà nel luogo in cui si trovava la notte della bomba.
La tela di Manfredi che era appesa di fronte alla finestra sulla torre dei Georgofili, con l'esplosione della bomba fu strappata dai vetri distrutti dal tritolo. Subito dopo l'attentato fu messa in sicurezza e ricoperta con carta velina e così è rimasta per 24 anni. Ora, grazie alle nuove tecnologie disponibili e alla perizia della restauratrice Daniela Lippi, quasi ogni frammento tra quelli recuperati dopo l'attentato, ha ritrovato il suo posto. E ha ripreso forma la scena di vita quotidiana del 1600 che raffigura un gruppo di giovani uomini, seduti in un'antica locanda intorno a un tavolo di legno, mentre giocano a carte.