Accuse violenza sessuale, Spotify cancella le canzoni di R Kelly dalle playlist
#MuteRKelly (SIlenziaRKelly) è l'ultimo capitolo dell'ondata di "moralizzazione" targato #TimesUp e #MeToo e il più conosciuto servizio di streaming musicale si adegua, con un distinguo. R.Kelly reagisce accusando: Intanto promuovono delinquenti e artisti che inneggiano alla violenza.
"La sua musica sarà comunque disponibile sul servizio ma Spotify non la promuoverà attivamente. Non censuriamo il contenuto a causa del comportamento di un artista o di un creativo, ma vogliamo che le nostre decisioni editoriali, ciò che scegliamo di programmare, riflettano i nostri valori. Quando un artista fa qualcosa di particolarmente dannoso o odioso, questo può influenzare il modo in cui lavoriamo o sosteniamo quell'artista o quel compositore" con queste parole il colosso dello streaming musical ha spiegato a Billboard che ha portato alla luce la storia per prima, la cancellazione delle canzoni di R.Kelly dalle proprie playlist, sia quelle compilate editorialmente sia quelle aggregate in base ad algoritmi. La decisione è stata presa sulla base di un nuovo codice etico cui la società svedese intende conformarsi e intitolato: Contenuti d'odio e condotte odiose.
Dall'inizio di aprile R.Kelly, che ha alle spalle diverse accuse di violenza sessuale, è nel mirino del movimento d'opinione cresciuto intorno a #Metoo e #TimesUp e, nel bel mezzo di una campagna lanciata con l'hashtag #MuteRKelly (SilenziaRKelly) ha ricevuto nuove accuse da due donne. Le accuse sono state raccolte e rilanciate da BuzzFeed News. La prima donna ha riportato una storia del 1995 e ha accusato l'allora 28enne Kelly di aver iniziato una relazione con lei, all'epoca 17enne e di averla più volte costretta ad avere rapporti sessuali contro la sua volontà. La donna ha detto che R.Kelly era consapevole della sua minore età. La seconda accusa proviene da Michelle una madre di Chicago e risale a 10 anni fa. La figlia, che allora aveva 17 anni (età del consenso nello Stato dell'Illinois) avrebbe intrapreso una relazione con R.Kelly. "Il silenzio non è la risposta," dichiara ora Michelle ai media, "E mi sono detta, è arrivata l'ora di parlare."
Nel 2002, R. Kelly era stato accusato di pornografia minorile ma nel 2008 era stato prosciolto da tutt le accuse. Nel 2017 nuove ombre di abusi sessuali dopo che un'inchiesta aveva delineato un presunto "culto del sesso" in cui il cantante di Chicago avrebbe tenuto soggiogate delle donne come nel caso della denuncia di una ventenne di Dallas che ad Aprile ha dichiarato alla polizia di essere stata emotivamente manipolata da Kelly che l'avrebbe anche consapevolmente contagiata con una malattia sessualmente trasmissibile.
R.Kelly e il suo management hanno decisamente negato ogni addebito e in una dichiarazione rilasciata in risposta a BuzzFeed così commentano la scelta di Spotify: "Spotify ha il diritto di promuovere la musica che vuole ma in questo caso le sue azioni sono senza motivo. Si tratta di una decisione basata su accuse false e non provate. Vuol dire piegarsi ai capricci dei social-media e schierarsi in una disputa alla ricerca della notorietà in questioni che non hanno nulla a che fare con il servizio reso ai clienti. Nel frattempo però Spotify promuove molti altri artisti che sono delinquenti riconosciuti e altri che sono stati arrestati con accuse di violenza domestica e artisti i cui testi sono violenti e contro le donne. Il signor Kelly non rientra in alcuna di queste categorie, ed è un peccato e miope che Spotify non lo sappia riconoscere."