Addio a Bernardo Bertolucci, gigante del cinema italiano. Ecco i suoi film consacrati alla memoria
Ultimo tango a Parigi, Il tè nel deserto, Piccolo Buddha, Novecento e L'ultimo imperatore, premiato con l'Oscar, sono i capolavori del regista cinematografico morto a Roma dopo una lunga malattia. Bernardo Bertolucci aveva 77 anni, Nel 2007 gli fu conferito il Leone d'oro alla carriera alla 64/a Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia e nel 2011 la Palma d'oro onoraria al 64/o festival di Cannes.
Bernardo Bertolucci è il regista di alcuni capolavori del cinema come Ultimo tango a Parigi, Il tè nel deserto, Piccolo Buddha, Novecento e L'ultimo imperatore. Quest'ultimo film gli valse l'Oscar al miglior regista e alla migliore sceneggiatura non originale. Nato a Parma, primogenito del poeta Attilio, cresciuto al cinema da Pier Paolo Pasolini (ne fu aiuto regista tra il '60 e il '61), Bertolucci si guadagna la fama incontrastata di miglior autore di una nuova generazione di cineasti in cui l'ispirazione creativa va di pari passo con l'impegno civile. Una lunga carriera consacrata da diversi premi, ultimi il Leone d'oro alla carriera, ricevuto dal 2007 alla 64/a Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, e nel 2011 dalla Palma d'oro onoraria al 64/o festival di Cannes.
La lunga carriera di Bertolucci
Il padre lo incoraggiò a pubblicare la prima raccolta "In cerca del mistero" con cui vinse nel '62 il Premio Viareggio. Nello stesso anno Bernardo debuttava come regista con "La commare secca" da un racconto di Pasolini, conquistandosi due anni più tardi, con "Prima della rivoluzione", la fama incontrastata di miglior autore di una nuova generazione di cineasti. Dopo anni di sperimentazione tra il Living Theatre e Sergio Leone (per cui scrisse insieme con Dario Argento il soggetto di C'era una volta il west) acquisì statura internazionale nel 1970 con due capolavori: "Strategia del ragno" e "Il conformista" dal racconto dell'amico Alberto Moravia. Due anni dopo scandalizzava il mondo intero con "Ultimo tango a Parigi" (mandato al rogo in Italia nel '76 con sentenza definitiva).
E nello stesso 1976 saldava la sua anima poetica, molto legata alla terra natale, e quella internazionale, figlia degli umori americani e del cinema inteso come prodigio meraviglioso, firmando il fluviale Novecento diviso in due atti.
Dopo alcune regie minori in cui, vedi La luna del '79, dedica un atto d'amore al prediletto melodramma, si trasferisce a Londra, adottato da Hollywood cui regala la trilogia esotica:
I nove Oscar de L'ultimo imperatore
Il Tè nel deserto
La pace interiore del Piccolo Buddha.
Rientrato in Italia con rinnovato desiderio di coglierne l'inquietudine con l'occhio ormai distaccato del grande viaggiatore stava preparando un Novecento Atto III destinato a concludersi alle soglie del nuovo secolo. Cineasta sapiente, fedele ai collaboratori (dal montatore Kim Arcalli al fotografo Vittorio Storaro alla costumista Gabriella Pescucci), innamorato del bello e del lirico, Bertolucci ha piegato tutto il suo
cinema al gusto del melodramma e alla fisicità della vita in cui va ricercata una pace interiore che forse coincide con la meditazione buddista. L'ultimo film da lui diretto è Io e te del 2012, tratto dal romanzo di Nicolò Ammaniti.
La lunga carriera di Bertolucci
Il padre lo incoraggiò a pubblicare la prima raccolta "In cerca del mistero" con cui vinse nel '62 il Premio Viareggio. Nello stesso anno Bernardo debuttava come regista con "La commare secca" da un racconto di Pasolini, conquistandosi due anni più tardi, con "Prima della rivoluzione", la fama incontrastata di miglior autore di una nuova generazione di cineasti. Dopo anni di sperimentazione tra il Living Theatre e Sergio Leone (per cui scrisse insieme con Dario Argento il soggetto di C'era una volta il west) acquisì statura internazionale nel 1970 con due capolavori: "Strategia del ragno" e "Il conformista" dal racconto dell'amico Alberto Moravia. Due anni dopo scandalizzava il mondo intero con "Ultimo tango a Parigi" (mandato al rogo in Italia nel '76 con sentenza definitiva).
E nello stesso 1976 saldava la sua anima poetica, molto legata alla terra natale, e quella internazionale, figlia degli umori americani e del cinema inteso come prodigio meraviglioso, firmando il fluviale Novecento diviso in due atti.
Dopo alcune regie minori in cui, vedi La luna del '79, dedica un atto d'amore al prediletto melodramma, si trasferisce a Londra, adottato da Hollywood cui regala la trilogia esotica:
I nove Oscar de L'ultimo imperatore
Il Tè nel deserto
La pace interiore del Piccolo Buddha.
Rientrato in Italia con rinnovato desiderio di coglierne l'inquietudine con l'occhio ormai distaccato del grande viaggiatore stava preparando un Novecento Atto III destinato a concludersi alle soglie del nuovo secolo. Cineasta sapiente, fedele ai collaboratori (dal montatore Kim Arcalli al fotografo Vittorio Storaro alla costumista Gabriella Pescucci), innamorato del bello e del lirico, Bertolucci ha piegato tutto il suo
cinema al gusto del melodramma e alla fisicità della vita in cui va ricercata una pace interiore che forse coincide con la meditazione buddista. L'ultimo film da lui diretto è Io e te del 2012, tratto dal romanzo di Nicolò Ammaniti.