"Addolciamo l’autismo". Storia di 6 ragazzi e della loro pasticceria
Arriva da Treviso questo racconto su una realtà fatta di forza e di futuro
Si chiamano Alberto, Riccardo, Camilla, Niccolò, Andrea e Daniele. Sono 6 ragazzi affetti da autismo che, finita la scuola alberghiera, da 4 anni sfornano dolci da forno a Treviso. A volere fortemente il progetto “Addolciamo l’autismo”, Stefania Ruggero mamma di Alberto, 22 anni, autistico e presidente Angsa di Treviso. Un progetto per dare un futuro lavorativo a ragazzi autistici, spesso negato per la loro “diversa” normalità.
“Stefania ci ha messo l’anima, il cuore ma soprattutto la tenacia– ci racconta Nicla una delle volontarie- per dare ad Alberto una vita il più vicino possibile alla normalità e tenerlo occupato. Perchè finita la scuola il destino di questi ragazzi è spesso restare a casa seduti su un divano. In questo modo si appiattiscono. La realtà della pasticceria, invece, li stimola nel fare e nell’avere relazioni tra loro e con noi volontari che li seguiamo”.
Una storia e un dolce
La storia di “Addolciamo l’autismo” inizia in una mensa di Mogliano Veneto, dove i ragazzi usavano i locali della cucina per imparare a fare dolci da forno. Dolci, che in poco tempo, arrivano come merenda, nella scuola primaria Ciardi, dove vanno le figlie di Nicla, Julia e Emma. È qui che Nicla, conosce il progetto. Da 4 anni, biscotti e taralli sono le merende degli alunni della scuola. Dai locali della mensa ad una pasticceria vera e propria, donata dal Rotary Club di Treviso e dall’Istituto Costante Gris, mentre i lavori di ristrutturazione sono stati fatti dagli Alpini di Mogliano. Il loro cavallo di battaglia sono i Bocconotti, biscotti di pasta frolla e ripieno di marmellata.
Una storia e tanti volti
"Sono semplici, solari - li racconta Nicla- hanno un grande cuore. Sono come dei bambini piccoli nel corpo di un adulto. Quando sono con loro ho la sensazione di ritrovare le mie figlie, quando erano molto piccole. Mi capita spesso di vedere Riccardo. All’inizio era come tutti, diffidente perchè non mi conosceva, poi mi ha abbracciato, quando siamo insieme mi chiede delle mie figlie. Avvicinarmi ad Alberto è stato più impegnativo. Non parla, però abbiamo fatto grandi passi avanti insieme.
Una storia nelle storie
Il bello delle storie è che dentro ce ne sono altre. Come quella di Nicla, volontaria per caso. “Sono in cassa integrazione, la mia vita quotidiana, dove lavoravo tutti i giorni, si è interrotta. Scoprendo questa realtà devo dire che sono più loro ad aiutarmi. Siamo come una famiglia. Quando entro nella pasticceria per 2 o 3 ore, è come passare in una vita parallela dove ti dimentichi del Covid, del lavoro sospeso, dei problemi. Ci sono solo i ragazzi con questa energia immensa. Quando stiamo insieme, non si parla di cose negative, ma solo di cose positive. I ragazzi vivono in una realtà tutta loro, dove tutto è positivo. È come nel film “La vita è bella” dove il papà fa vivere al figlio il campo di concentramento come se fosse un gioco”.
Una storia da raccontare
A volte le storie che non riusciamo a raccontare sono proprio le nostre. Se una storia non viene raccontata diventa un’altra cosa: una storia dimenticata. Quando una storia, invece, viene raccontata, non può essere dimenticata, diventa un’altra cosa: il ricordo di chi eravamo, la speranza di quello che possiamo diventare.
Silvia Rocchi
“Stefania ci ha messo l’anima, il cuore ma soprattutto la tenacia– ci racconta Nicla una delle volontarie- per dare ad Alberto una vita il più vicino possibile alla normalità e tenerlo occupato. Perchè finita la scuola il destino di questi ragazzi è spesso restare a casa seduti su un divano. In questo modo si appiattiscono. La realtà della pasticceria, invece, li stimola nel fare e nell’avere relazioni tra loro e con noi volontari che li seguiamo”.
Una storia e un dolce
La storia di “Addolciamo l’autismo” inizia in una mensa di Mogliano Veneto, dove i ragazzi usavano i locali della cucina per imparare a fare dolci da forno. Dolci, che in poco tempo, arrivano come merenda, nella scuola primaria Ciardi, dove vanno le figlie di Nicla, Julia e Emma. È qui che Nicla, conosce il progetto. Da 4 anni, biscotti e taralli sono le merende degli alunni della scuola. Dai locali della mensa ad una pasticceria vera e propria, donata dal Rotary Club di Treviso e dall’Istituto Costante Gris, mentre i lavori di ristrutturazione sono stati fatti dagli Alpini di Mogliano. Il loro cavallo di battaglia sono i Bocconotti, biscotti di pasta frolla e ripieno di marmellata.
Una storia e tanti volti
"Sono semplici, solari - li racconta Nicla- hanno un grande cuore. Sono come dei bambini piccoli nel corpo di un adulto. Quando sono con loro ho la sensazione di ritrovare le mie figlie, quando erano molto piccole. Mi capita spesso di vedere Riccardo. All’inizio era come tutti, diffidente perchè non mi conosceva, poi mi ha abbracciato, quando siamo insieme mi chiede delle mie figlie. Avvicinarmi ad Alberto è stato più impegnativo. Non parla, però abbiamo fatto grandi passi avanti insieme.
Una storia nelle storie
Il bello delle storie è che dentro ce ne sono altre. Come quella di Nicla, volontaria per caso. “Sono in cassa integrazione, la mia vita quotidiana, dove lavoravo tutti i giorni, si è interrotta. Scoprendo questa realtà devo dire che sono più loro ad aiutarmi. Siamo come una famiglia. Quando entro nella pasticceria per 2 o 3 ore, è come passare in una vita parallela dove ti dimentichi del Covid, del lavoro sospeso, dei problemi. Ci sono solo i ragazzi con questa energia immensa. Quando stiamo insieme, non si parla di cose negative, ma solo di cose positive. I ragazzi vivono in una realtà tutta loro, dove tutto è positivo. È come nel film “La vita è bella” dove il papà fa vivere al figlio il campo di concentramento come se fosse un gioco”.
Una storia da raccontare
A volte le storie che non riusciamo a raccontare sono proprio le nostre. Se una storia non viene raccontata diventa un’altra cosa: una storia dimenticata. Quando una storia, invece, viene raccontata, non può essere dimenticata, diventa un’altra cosa: il ricordo di chi eravamo, la speranza di quello che possiamo diventare.
Silvia Rocchi