Trentino: trovata morta Agitu Gudeta, paladina dei diritti umani
In Italia aveva subito minacce razziste da parte di un uomo condannato a nove mesi per lesioni a gennaio scorso, e ancora nel 2010 era fuggita con la sua famiglia da minacce di arresto anche dall'Etiopia per il suo impegno contro il fenomeno del landgrabbing
Una vita a difendersi dalle minacce in patria e in Italia. Si chiamava Agitu Gudeta, ed era una pastora etiope di 42 anni da tempo residente a Frassilongo, piccolo comune di 345 anime in provincia di Trento.
Lì Agitu era diventata simbolo di integrazione anche grazie alla sua azienda agricola basata sull'allevamento biologico di capre, ben 180 esemplari, la gente del posto l'aveva soprannominata 'Regina delle capre felici'.
Anche lei era felice fino alla tragedia di questo pomeriggio, quando un'amica l'ha trovata morta riversa a terra nella sua casa nella Valle dei Mocheni.
Secondo le prime informazioni si tratterebbe di omicidio, il suo corpo sarebbe stato colpito con un martello, poi ritrovato. I carabinieri e il magistrato attendono il parere del medico legale, che potrà chiarire le cause del decesso. L'attenzione degli inquirenti si concentra per ora su un giovane africano dipendente dell'azienda agricola, che avrebbe avuto dissidi con Agitu per motivi economici.
Nel 2018, Agitu aveva ricevuto minacce a sfondo razziale da parte di un 50enne suo vicino, poi condannato per stalking dal tribunale di Trento a 9 mesi, lo scorso mese di gennaio. L'accusa aveva chiesto invano l'aggravante finalizzata alla discriminazione razziale.
Nel 2010, era fuggita dall'Etiopia dopo aver ricevuto minacce anche lì, dal governo.
Solo due mesi fa grazie al suo lavoro aveva ricevuto la Bandiera verde di Legambiente. La cerimonia si era svolta a Trento, nel negozio di piazza Venezia che aveva aperto da poco. La motivazione del riconoscimento parlava di 'determinazione e passione nel portare avanti un’importante esempio di difesa del territorio, di imprenditoria sostenibile e di integrazione'.
Con tenacia e determinazione Agitu aveva recuperato terreni demaniali abbandonati da altri allevatori o coltivatori e ristrutturato un vecchio edificio cadente, ricavandone un caseificio, lavorando sempre duramente e con profondo rispetto del territorio, contribuendo alla sua cura e valorizzando anche le razze caprine autoctone. Le capre del suo allevamento, sono infatti di razza Mochena, una razza locale a rischio estinzione.
'Sono soddisfatta, questo riconoscimento importante è per me inaspettato ed è una gioia', aveva detto ricevendo il premio.
In quell’occasione, i vertici locali di Legambiente avevano ricordato la sua storia di imprenditrice arrivata in Trentino dopo essere fuggita con la famiglia per le minacce subite in patria, visto il suo impegno contro il fenomeno del landgrabbing, vale a dire l’accaparramento di terre da parte di multinazionali, a danno degli agricoltori locali.
Lì Agitu era diventata simbolo di integrazione anche grazie alla sua azienda agricola basata sull'allevamento biologico di capre, ben 180 esemplari, la gente del posto l'aveva soprannominata 'Regina delle capre felici'.
Anche lei era felice fino alla tragedia di questo pomeriggio, quando un'amica l'ha trovata morta riversa a terra nella sua casa nella Valle dei Mocheni.
Secondo le prime informazioni si tratterebbe di omicidio, il suo corpo sarebbe stato colpito con un martello, poi ritrovato. I carabinieri e il magistrato attendono il parere del medico legale, che potrà chiarire le cause del decesso. L'attenzione degli inquirenti si concentra per ora su un giovane africano dipendente dell'azienda agricola, che avrebbe avuto dissidi con Agitu per motivi economici.
Nel 2018, Agitu aveva ricevuto minacce a sfondo razziale da parte di un 50enne suo vicino, poi condannato per stalking dal tribunale di Trento a 9 mesi, lo scorso mese di gennaio. L'accusa aveva chiesto invano l'aggravante finalizzata alla discriminazione razziale.
Nel 2010, era fuggita dall'Etiopia dopo aver ricevuto minacce anche lì, dal governo.
Solo due mesi fa grazie al suo lavoro aveva ricevuto la Bandiera verde di Legambiente. La cerimonia si era svolta a Trento, nel negozio di piazza Venezia che aveva aperto da poco. La motivazione del riconoscimento parlava di 'determinazione e passione nel portare avanti un’importante esempio di difesa del territorio, di imprenditoria sostenibile e di integrazione'.
Con tenacia e determinazione Agitu aveva recuperato terreni demaniali abbandonati da altri allevatori o coltivatori e ristrutturato un vecchio edificio cadente, ricavandone un caseificio, lavorando sempre duramente e con profondo rispetto del territorio, contribuendo alla sua cura e valorizzando anche le razze caprine autoctone. Le capre del suo allevamento, sono infatti di razza Mochena, una razza locale a rischio estinzione.
'Sono soddisfatta, questo riconoscimento importante è per me inaspettato ed è una gioia', aveva detto ricevendo il premio.
In quell’occasione, i vertici locali di Legambiente avevano ricordato la sua storia di imprenditrice arrivata in Trentino dopo essere fuggita con la famiglia per le minacce subite in patria, visto il suo impegno contro il fenomeno del landgrabbing, vale a dire l’accaparramento di terre da parte di multinazionali, a danno degli agricoltori locali.