Angela Merkel: 15 anni da cancelliera e una popolarità intatta
Durante il suo governo si è trovata ad affrontare prove come la crisi dell'euro e quella dei migranti, ma la pandemia è stata la "prova più dura"
Quindici anni da cancelliera: è l'anniversario che ricorre oggi, 22 novembre, per Angela Merkel: la donna che tiene testa ai "machi" della Terra, e che con grande pacatezza ha portato la Germania ad essere un nuovo gigante politico sulla scena internazionale.
Rilanciata dalla gestione dell'emergenza pandemica, la Bundeskanzlerin gode ancora oggi di un'enorme indiscussa popolarità nel suo paese, che si riflette anche sugli alti consensi per il suo partito, dato al momento al 36% insieme alla Csu bavarese.
Il prossimo settembre, però, la cancelliera non si ripresenterà alle elezioni federali, e la sorte dei conservatori, al momento privi di un leader, e alle prese con una partita che si risolverà a gennaio - fra l'avvocato finanziario Friedrich Merz, il governatore della Vestfalia Armin Laschet il deputato Norbert Roettgen - è tutta da vedere.
Proprio nel suo quarto esecutivo, la cancelliera che ha vissuto diverse importanti emergenze, divenendo la leader specializzata nel management delle crisi, si è trovata di fronte alla prova più difficile: la pandemia esplosa col coronavirus a marzo scorso.
Limitare le libertà dei concittadini, attraverso misure restrittive dei due semi-lockdown - nella Germania che non ha mai vissuto un vero confinamento - ha spiegato più volte Merkel, è stata "la prova più dura" da quando è entrata in politica. Una prova che finora la locomotiva d'Europa ha superato gestendo molto bene l'emergenza: il sistema sanitario non è mai andato fuori controllo, e il numero delle vittime relativamente ad altri paesi è rimasto molto basso. Poderosi aiuti economici hanno poi permesso un arretramento del Pil contenuto e nei mesi scorsi c'erano già incoraggianti segnali di ripresa.
Erede di Helmut Kohl, scelta in quota "Ossi" dopo la riunificazione, Merkel sarà però certamente anche ricordata per la gestione della crisi dell'euro - quando Berlino con il suo ministro delle finanze Wolfgang Schaeuble dettò l'austerity a mezza Europa - e la crisi dei migranti, affrontata aprendo le porte del paese ai profughi siriani (in Germania arrivarono un milione di rifugiati in un anno) con un gesto che mise a rischio il suo governo.
Rilanciata dalla gestione dell'emergenza pandemica, la Bundeskanzlerin gode ancora oggi di un'enorme indiscussa popolarità nel suo paese, che si riflette anche sugli alti consensi per il suo partito, dato al momento al 36% insieme alla Csu bavarese.
Il prossimo settembre, però, la cancelliera non si ripresenterà alle elezioni federali, e la sorte dei conservatori, al momento privi di un leader, e alle prese con una partita che si risolverà a gennaio - fra l'avvocato finanziario Friedrich Merz, il governatore della Vestfalia Armin Laschet il deputato Norbert Roettgen - è tutta da vedere.
Proprio nel suo quarto esecutivo, la cancelliera che ha vissuto diverse importanti emergenze, divenendo la leader specializzata nel management delle crisi, si è trovata di fronte alla prova più difficile: la pandemia esplosa col coronavirus a marzo scorso.
Limitare le libertà dei concittadini, attraverso misure restrittive dei due semi-lockdown - nella Germania che non ha mai vissuto un vero confinamento - ha spiegato più volte Merkel, è stata "la prova più dura" da quando è entrata in politica. Una prova che finora la locomotiva d'Europa ha superato gestendo molto bene l'emergenza: il sistema sanitario non è mai andato fuori controllo, e il numero delle vittime relativamente ad altri paesi è rimasto molto basso. Poderosi aiuti economici hanno poi permesso un arretramento del Pil contenuto e nei mesi scorsi c'erano già incoraggianti segnali di ripresa.
Erede di Helmut Kohl, scelta in quota "Ossi" dopo la riunificazione, Merkel sarà però certamente anche ricordata per la gestione della crisi dell'euro - quando Berlino con il suo ministro delle finanze Wolfgang Schaeuble dettò l'austerity a mezza Europa - e la crisi dei migranti, affrontata aprendo le porte del paese ai profughi siriani (in Germania arrivarono un milione di rifugiati in un anno) con un gesto che mise a rischio il suo governo.