Anniversario di Tienanmen. Hong Kong non rinuncia a ricordare: fiori, candele e minuto di silenzio
La polizia vieta la tradizionale veglia, ma una folla di persone si è radunata comunque a Victoria Park per un sit in pacifico
La veglia di Hong Kong per l'anniversario del massacro di Piazza Tienanmen vietata dalla polizia alla fine c'è stata lo stesso. Non solo Victoria Park, ma anche chiese e centri commerciali sono stati illuminati dalla luce di migliaia di candele accese ovunque, e non solo online.
Rimosse le transenne dai campi da gioco del Victoria Park, dove ogni anno si tiene la veglia, una folla di persone, più di mille, ha preso parte a un sit in pacifico. La polizia non è intervenuta. Altre commemorazioni si sono tenute anche in altre parti della città, l'unico posto in territorio cinese dove sono ammessi gli eventi per ricordare le proteste pro-democrazia di Pechino represse nel sangue nel 1989.
Non sono mancati gli scontri con la polizia nel quartiere di Mongkok. Gli agenti in borghese hanno arrestato quattro persone e usato lo spray al peperoncino contro i manifestanti che stavano bloccando una strada. Nel quartiere di Sheung Wan, sull'isola di Hong Kong, invece, gli artificieri hanno distrutto un pacco sospetto con la scritta "attenzione".
Le forze dell'ordine hanno anche circondato la sede dell'ufficio di collegamento del governo cinese a Hong Kong, verso cui si stava dirigendo un gruppo di manifestanti.
Il 4 giugno è segnato quest'anno non solo dalla pandemia, ma anche dal passaggio al Parlamento locale della controversa legge sull'inno nazionale.
Approvata la legge sull'Inno cinese
Un fiore bianco e un cartello con la scritta: "Ricorda sempre il 4 giugno, i cuori della gente non moriranno mai". Nel Parlamento locale di Hong Kong si osserva un minuto di silenzio per il 31° anniversario della repressione di Tienanmen prima di discutere la legge sul rispetto dell'inno nazionale che criminalizza ogni atto di irriverenza verso la "Marcia dei volontari" con sanzioni pecuniarie e carcere, come ulteriore segnale di un cambiamento in corso.
"Tutte le persone e le organizzazioni" devono rispettare e onorare l'inno nazionale cinese e suonarlo o cantarlo "in occasioni appropriate", è scritto nel testo, poi approvato, dopo una seduta turbolenta.
Durante le operazioni di voto, nell'aula è entrata anche la polizia, dopo che due deputati dell'opposizione pro-democratica hanno gettato un liquido emanante cattivo odore, che si è poi rivelato essere bio-fertilizzante. Il gesto è stato rivendicato dai deputati pro-democratici Chu Hoi-dick e Ray Chan in segno di protesta contro la Cina per la strage del 1989. "Un assassino puzza per sempre. Quello che abbiamo fatto oggi serve per ricordare al mondo che non perdoneremo mai al Partito Comunista Cinese l'uccisione della sua gente, trentuno anni fa", ha dichiarato Chu.
Il provvedimento, approvato proprio nel giorno dell'anniversario di piazza Tineanmen, ha avuto 41 voti a favore e uno contrario, mentre il fronte democratico si è sottratto alla votazione scandendo cori e slogan di condanna.
La veglia negata
L'anno scorso la veglia per ricordare le proteste per la svolta democratica chiesta invano dagli studenti del 1989, represse nel sangue dalle truppe dell'Esercito di liberazione popolare, e le proteste successive contro la legge sulle estradizioni in Cina sembravano l'inizio di qualcosa di nuovo a Hong Kong.
Nel 2020, per la prima volta in 30 anni, Hong Kong ha vietato le cerimonie di ricordo. La motivazione ufficiale è il distanziamento sociale, con le rigide regole per contenere il Covid-19: "un pretesto per silenziare l'opposizione", secondo Joshua Wong, uno dei volti più noti del fronte democratico. La polizia ha fatto sapere che la violazione delle norme sul distanziamento fisico potrebbe comportare multe fino a 3.225 dollari e una condanna a sei mesi di carcere. Ma gli attivisti pro-democrazia e per i diritti umani avevano già messo in piedi un 'piano B'. La Hong Kong Alliance aveva chiesto alle decine di migliaia di abitanti dell'ex colonia britannica di accendere una candela ovunque fossero o unirsi all'evento organizzato online usando l'hashtag # 6431truth: 30 minuti per non dimenticare, che si concluderanno con 60 secondi di silenzio.
"In Cina, ogni anno ha solo 364 giorni; un giorno è dimenticato", ha scritto il presidente di Taiwan Tsai Ing-wen sulla sua pagina Facebook . Pechino non ha mai fornito un resoconto completo delle violenze del 1989. Il bilancio delle vittime fu di circa 300, la maggior parte dei quali soldati, ma i testimoni raccontano di migliaia di morti.
Rimosse le transenne dai campi da gioco del Victoria Park, dove ogni anno si tiene la veglia, una folla di persone, più di mille, ha preso parte a un sit in pacifico. La polizia non è intervenuta. Altre commemorazioni si sono tenute anche in altre parti della città, l'unico posto in territorio cinese dove sono ammessi gli eventi per ricordare le proteste pro-democrazia di Pechino represse nel sangue nel 1989.
Non sono mancati gli scontri con la polizia nel quartiere di Mongkok. Gli agenti in borghese hanno arrestato quattro persone e usato lo spray al peperoncino contro i manifestanti che stavano bloccando una strada. Nel quartiere di Sheung Wan, sull'isola di Hong Kong, invece, gli artificieri hanno distrutto un pacco sospetto con la scritta "attenzione".
Le forze dell'ordine hanno anche circondato la sede dell'ufficio di collegamento del governo cinese a Hong Kong, verso cui si stava dirigendo un gruppo di manifestanti.
Il 4 giugno è segnato quest'anno non solo dalla pandemia, ma anche dal passaggio al Parlamento locale della controversa legge sull'inno nazionale.
Approvata la legge sull'Inno cinese
Un fiore bianco e un cartello con la scritta: "Ricorda sempre il 4 giugno, i cuori della gente non moriranno mai". Nel Parlamento locale di Hong Kong si osserva un minuto di silenzio per il 31° anniversario della repressione di Tienanmen prima di discutere la legge sul rispetto dell'inno nazionale che criminalizza ogni atto di irriverenza verso la "Marcia dei volontari" con sanzioni pecuniarie e carcere, come ulteriore segnale di un cambiamento in corso.
"Tutte le persone e le organizzazioni" devono rispettare e onorare l'inno nazionale cinese e suonarlo o cantarlo "in occasioni appropriate", è scritto nel testo, poi approvato, dopo una seduta turbolenta.
Durante le operazioni di voto, nell'aula è entrata anche la polizia, dopo che due deputati dell'opposizione pro-democratica hanno gettato un liquido emanante cattivo odore, che si è poi rivelato essere bio-fertilizzante. Il gesto è stato rivendicato dai deputati pro-democratici Chu Hoi-dick e Ray Chan in segno di protesta contro la Cina per la strage del 1989. "Un assassino puzza per sempre. Quello che abbiamo fatto oggi serve per ricordare al mondo che non perdoneremo mai al Partito Comunista Cinese l'uccisione della sua gente, trentuno anni fa", ha dichiarato Chu.
Il provvedimento, approvato proprio nel giorno dell'anniversario di piazza Tineanmen, ha avuto 41 voti a favore e uno contrario, mentre il fronte democratico si è sottratto alla votazione scandendo cori e slogan di condanna.
La veglia negata
L'anno scorso la veglia per ricordare le proteste per la svolta democratica chiesta invano dagli studenti del 1989, represse nel sangue dalle truppe dell'Esercito di liberazione popolare, e le proteste successive contro la legge sulle estradizioni in Cina sembravano l'inizio di qualcosa di nuovo a Hong Kong.
Nel 2020, per la prima volta in 30 anni, Hong Kong ha vietato le cerimonie di ricordo. La motivazione ufficiale è il distanziamento sociale, con le rigide regole per contenere il Covid-19: "un pretesto per silenziare l'opposizione", secondo Joshua Wong, uno dei volti più noti del fronte democratico. La polizia ha fatto sapere che la violazione delle norme sul distanziamento fisico potrebbe comportare multe fino a 3.225 dollari e una condanna a sei mesi di carcere. Ma gli attivisti pro-democrazia e per i diritti umani avevano già messo in piedi un 'piano B'. La Hong Kong Alliance aveva chiesto alle decine di migliaia di abitanti dell'ex colonia britannica di accendere una candela ovunque fossero o unirsi all'evento organizzato online usando l'hashtag # 6431truth: 30 minuti per non dimenticare, che si concluderanno con 60 secondi di silenzio.
"In Cina, ogni anno ha solo 364 giorni; un giorno è dimenticato", ha scritto il presidente di Taiwan Tsai Ing-wen sulla sua pagina Facebook . Pechino non ha mai fornito un resoconto completo delle violenze del 1989. Il bilancio delle vittime fu di circa 300, la maggior parte dei quali soldati, ma i testimoni raccontano di migliaia di morti.